Politica

M5S, Di Battista contro la fornitura degli armamenti ai Curdi

ROMA, 16 AGOSTO 2014 - Dopo la decisione del Consiglio dei Ministri degli Esteri dell'Unione Europea di dare il via libera alla fornitura degli armamenti ai curdi contro l'Isis, arriva la reazione del Movimento 5 Stelle, affidata ad un post pubblicato sul blog di Grillo a firma Alessandro Di Battista, deputato 'portavoce' alla Camera.

La posizione ufficiale del Governo è, per bocca del Ministro Mogherini, quella di 'decidere in un passaggio parlamentare' il ruolo dell'Italia, ma sembra molto probabile che l'Italia assuma una posizione (sull'onda della politica estera italiana degli ultimi anni, sempre filo-americana) di allineamento alle decisioni dei partner internazionali. Vale a dire che, così come Parigi e Berlino hanno già annunciato la loro fornitura di armamenti, anche il nostro Paese aiuterà militarmente i curdi a reagire contro le milizie dell'Isis.

Chi si annuncia contro tale decisione è Di Battista, che cerca una lettura più ampia di ciò che sta scuotendo il Medio Oriente oggi come, purtroppo, anche ieri.
Il giovane deputato grillino cerca di focalizzare il punto di vista particolarmente su un'analisi delle cause di tanta instabilità e violenza, oltre che su come limitarne e risolverne gli effetti.
Non le manda a dire agli Stati Uniti, mettendone in discussione la leadership in campo geopolitico', che 'non ne hanno azzeccata una in Medio Oriente'. Di Battista rimprovera alla potenza nordamericana le scelte sbagliate di una guerra contro il terrorismo che ha avuto come risultato il moltiplicarsi del fenomeno stesso, ma soprattutto l'uso della guerra mascherata come arma per portare pace e stabilità, ma in realtà mezzo che 'con il pretesto di distruggere le cellule del terrore hanno progettato oleodotti, costruito a Baghdad la più grande ambasciata USA ed esportato, oltre alla democrazia, 25000 contractors in Iraq, uomini e donne armati di 24 ore che lavorano in tutti i campi, dalle armi al petrolio passando per la vendita delle ambulanze: la guerra è davvero una meraviglia per le tasche di qualcuno''. [MORE]

Cerca di spostare l'asticella anche più indietro nel tempo, analizzando il perchè di Paesi mediorentali politicamente instabili, riportandola a Sevres, nel 1921, quando Francia e Gran Bretagna si spartirono i possedimenti dell'ormai decaduto Impero Ottomano: ''i confini vennero segnalati utilizzando matite, righelli e, probabilmente, sotto l'influsso di qualche coppa di champagne. Altrimenti come si potrebbe spiegare l'invenzione folle del Regno dell'Iraq, uno stato abitato, oltre che da decine di minoranze, da tre popolazioni profondamente diverse fra loro, curdi, sciiti e sunniti?''.

Non nasconde tutto il suo scetticismo su come le potenze occidentali, in nome di pace e democrazia, abbiano poi influito e deciso la politica interna dei Paesi mediorentali, spinti dalla voglia d'esser presenti e in prima fila negli accordi economici coi capi politici di Stati come l'Iraq, il Guatemala o il Congo RCD che 'hanno avuto il solo torto di possedere delle risorse'.
Ricordando come la CIA favorì un colpo di Stato nel 1963, sempre in Iraq, in chiave anti-sovietica, contro l'allora premier iracheno Quasim, colpevole di aver approvato una norma che proibiva l'assegnazione di concessioni petrolifere alle multinazioni straniere, e come gli Stati Uniti fornirono a Saddam Hussein le armi chimiche per il conflitto contro il vicino Iran, armi usate poi per sterminare sciiti e oppositori politici, Di Battista si chiede il perchè l'Occidente possa compiere atti simili di ingerenza, spesso armando chi certe brutali violenze poi le compie veramente.

Ma il Di Battista in piena non si ferma ad una disamina degli eventi degli ultimi 90 anni di 'neocolonialismo' occidentale. Affermando ''se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche non violente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana'', non difende il terrorismo. Cerca di proporre una strada nuova, diversa da quella delle bombe a fin di bene, che vuole sia anche di presa di coscienza da parte dei più ricchi e civilizzati Paesi Occidentali, rei di prefiggersi l'obiettivo paradossale di portare la pace con la guerra e poi, con la guerra e l'industria bellica, guadagnarci. Chiede all'Italia di promuovere una moratoria internazionale sulla vendita di armi, ''se vuoi la pace la smetti di lucrare sugli armamenti''. E pone un dubbio circa l'eventualità di armare i curdi contro l'Isis: ''Chi ci dice che una volta vinta la guerra i curdi non utilizzeranno quelle armi sui civili sunniti? In fondo non è gia successo con Saddam?''

Per risolvere le profonde spaccature mediorentali Di Battista vuole un'Italia coraggiosa per ''spingere affinchè l'UE promuova una conferenza di pace mondiale sul Medio Oriente alla quale partecipino i paesi dell'ALBA, della Lega Araba, l'Iran e la Russia''. In questo modo il nostro Paese dovrebbe portare all'attenzione un problema che il deputato grillino considera radice delle violenze, quello del confine degli Stati:''L'obiettivo politico (parlo dell'obiettivo politico non delle assurde violenze commesse) dell'ISIS, ovvero la messa in discussione di alcuni stati-nazione imposti dall'occidente dopo la Prima guerra mondiale ha una sua logica'' sostiene Di Battista.
Continua chiedendo la presa di coscienza ''e, assieme a tutti gli attori coinvolti, trovare nuove e coraggiose soluzioni'', consapevole che bisogna, senza giustificarne in alcun modo le gesta, capire che 'il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore, altrimenti non si farà altro che far crescere il fenomeno'.

'Occorre legare indissolubilmente il terrorismo all'ingiustizia sociale. Il fatto che in Africa nera la prima causa di morte per i bambini sotto i 5 anni sia la diarrea ha qualcosa a che fare con l'insicurezza mondiale o con il terrorismo mondiale? Il fatto che Gaza sia un lager ha a che fare con la scelta della lotta armata da parte di Hamas?', conclude Di Battista, sottolineando come il terrorismo cova, e poi cresce, laddove si percepisce, in maniera forte, il sentimento d'esser schiavo, diverso o, peggio ancora, sfruttato, rispetto a tutti gli altri.