Estero
Lynzee Ford e il caso che ha commosso gli Stati Uniti
KILGORE (TEXAS), 25 OTTOBRE 2014 – Questa non è una di quelle notizie che fanno scalpore: tra l’emergenza Ebola, le minacce dell’Isis e tutti gli altri fatti allarmanti di cui sentiamo parlare in continuazione, la storia della diciassettenne Lynzee Ford non è una di quelle che finisce sui telegiornali.
Lynzee è una normale ragazza americana che va al liceo, gioca a softball e coordina le squadre di pallavolo e di basket femminili. Questo, almeno fino a che, nel Gennaio scorso, non le viene diagnosticata una forma di leucemia non curabile. Per tentare, almeno, di ritardare una fine inevitabile, la ragazza si è sottoposta a diverse cure per circa nove mesi, affrontando estenuanti cicli di chemio che l’hanno tenuta lontana dagli amici e dalle esperienze di un’adolescente comune. Qualche settimana fa, tuttavia, i medici hanno comunicato a Lynzee che le sarebbero rimasti al massimo altri quattro mesi di vita. Cosa si può fare quando si comprende che non si vivrà abbastanza a lungo da andare all’università? O quando ci si rende conto che, per motivi che vanno al di là della nostra comprensione, sempre ammesso che ce ne siano davvero, si vedrà la propria figlia morire? O che la nostra migliore amica, quella che è stata la nostra compagna di banco per tutti gli anni del liceo, non festeggerà con noi la fine della scuola? [MORE]
La risposta di Lynzee, di sua madre e dei suoi compagni è stata quella di organizzare una cerimonia di diploma anticipata per permetterle di non dover rinunciare a questo importante traguardo. «Il diploma è un rito di passaggio, come il ballo di fine anno, il primo appuntamento o imparare a andare in bicicletta. Non voglio che si perda niente», ha spiegato Valerie Warren, la madre di Lynzee. A partecipare non sono stati solo i genitori e gli amici, ma anche il preside della scuola, il corpo insegnanti e tutta la comunità della cittadina di Kilgore, che si è riunita per celebrare il coraggio e la dedizione di colei che è ormai considerata un modello di resistenza e speranza: «Grazie a te, io sono diventata l’allievo e tu l’insegnante», ha affermato una delle professoresse di Lynzee durante il discorso di consegna del diploma. «Lynzee è la diciassettenne più coraggiosa che abbia mai conosciuto. Ora non siamo solo una comunità, ma una famiglia», ha aggiunto il sergente della polizia di Kilgore.
Ma questa, sfortunatamente, non è una di quelle storie a lieto fine da cui qualche grande compagnia cinematografica trarrà un bel film da vedere sdraiati sul divano. Questa è una storia amara, che termina con la morte di Lynzee, avvenuta ieri, dopo appena cinque giorni dalla cerimonia. E allora, ci si potrebbe chiedere, che senso ha parlarne? Probabilmente non c’è una risposta giusta, ma l’immagine di Lynzee, con la nuca calva sotto al tocco rosso, che si avvicina sicura al palco e ritira il diploma per cui ha faticato più di chiunque altro nella sua scuola, sapendo che non arriverà alla prossima estate, è la spinta che serve a noi tutti per smettere di cercare scuse ogni volta che abbiamo troppa paura di uscire dal nostro piccolo guscio.
(foto www.thegrio.com)
Sara Svolacchia