Lunedì 28 novembre giornata di studio sulla Transavanguardia Italiana
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MILANO, 25 NOVEMBRE 2011- Nell’ambito del ciclo di manifestazioni dedicate al movimento della Transavanguardia, l’Accademia di Brera e la Commissione Cultura organizzano lunedì 28 novembre alle ore 12:00 nel Salone Napoleonico dell’Accademia una giornata di studio. Per l’occasione interverranno: Prof. Massimo Cacciari, Prof. Achille Bonito Oliva, Prof. Marco Meneguzzo, Prof.ssa Laura Cherubini e Prof. Giacinto Di Pietrantonio.[MORE]
La giornata di studio proseguirà alle ore 18:30 nella Sala delle Colonne di Palazzo Reale a Milano. Nell’occasione sarà anche inaugurata a Brera la mostra Cinque Pezzi Facili.
La partecipazione alla giornata di studio è gratuita.
L’evento fa parte del ciclo giornate di studio e di approfondimento, che si terranno entro la fine del 2011 e saranno presiedute, da uno dei filosofi del comitato scientifico della mostra La Transavanguardia Italiana. Vi prenderanno parte critici d’arte, curatori e direttori di museo e contestualmente le istituzioni che le ospiteranno, esporranno opere della Transavanguardia presenti nelle loro collezioni. In dettaglio: Franco Rella al MART di Rovereto, con Elisabetta Barisoni, Andrea Bruciati, Martina Cavallarin e Giorgio Verzotti; Gianni Vattimo al Castello di Rivoli-Museo d’arte contemporanea, con Andrea Bellini, Danilo Eccher, Francesco Poli e Beatrice Merz; Giacomo Marramao alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e la Fondazione MAXXI, con Massimiliano Fuksas, Andrea Cortellessa e Stefano Chiodi; Bruno Moroncini al MADRE di Napoli, con Angelo Trimarco, Eugenio Viola e Stefania Zuliani.
Sino al 4 marzo 2012 si terrà a Palazzo Reale a Milano la mostra La Transavanguardia Italiana a cura di Achille Bonito Oliva con i protagonisti del movimento: Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino. L’evento è promosso dall’Assessorato alla Cultura di Regione Lombardia e dall'Assessorato Cultura, Expo, Moda, Design del Comune di Milano, ideato da Regione Lombardia - Cultura insieme a Spirale d’Idee e fa parte di un più ampio progetto che si inserisce nelle celebrazioni dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia.
Il comitato scientifico della mostra è composto da: Achille Bonito Oliva, Massimo Cacciari, Giacomo Marramao, Bruno Moroncini, Franco Rella, Gianni Vattimo. Di ciascuno dei cinque protagonisti della Transavanguardia raccoglie 15 opere, selezionate dal curatore, in collaborazione con gli artisti, tra le più significative, inedite o particolari della ricerca compiuta.
La mostra ruota attorno ad alcune tematiche comuni, che attraversano le diverse poetiche dei cinque artisti in mostra: il ritorno alla manualità della pittura, il narcisismo dell’artista, il doppio e l’altro, la violenza, la natura, l’incertezza della ricerca, l’inconscio, l’immagine tra disegno e astrazione, tra bi e tridimensionalità. Raccoglie in tutto 66 opere: 44 provenienti da musei, fondazioni, gallerie e collezioni private italiane, e 22 da musei e collezioni europee e dalle maggiori gallerie che hanno lavorato e promosso la Transavanguardia nel mondo.
Il catalogo dell’esposizione, pubblicato da Skira Editore, Milano, comprende, oltre al saggio del curatore, Achille Bonito Oliva, e a scritti di Stefano Chiodi e Fredric Jameson, i testi dei cinque filosofi che compongono il comitato scientifico della mostra, e dei sei direttori di museo che ospitano le giornate di studio e le mostre-omaggio. Arricchiscono infine il catalogo le schede storico-critiche delle opere esposte a Palazzo Reale, un’antologia selezionata della critica sulla Transavanguardia e sui singoli artisti, le biografie dei protagonisti della Transavanguardia.
GLI ARTISTI
Sandro Chia (Firenze, 1946) pratica una manualità assistita dall’idea e sostenuta da una perizia tecnica capace di utilizzare diverse “maniere”, al fine di formulare l’immagine cercata. I suoi personaggi sognanti e melanconici, spesso sospesi tra cielo e terra, abitano una pittura corposa e d’impatto cromatico, a volte mitigata nella sua calda esuberanza dal distacco dell’ironia. In cerca di un’interazione tra figurazione e parola, l’artista affida spesso al titolo il piacere di un motto di spirito inatteso, oppure ricorre a una didascalia o una poesia dipinte direttamente nel corpo dell’opera.
Francesco Clemente (Napoli, 1952) opera sulla citazione di culture lontane, come quella indiana, e sullo slittamento di significato di immagini preesistenti e simboli noti, che egli sottopone a un processo di variazioni e trasformazioni continue, al fine di schiuderli a un senso il più possibile aperto. Il corpo sensibile dell’artista è sempre evocato nella sua pittura, spesso tesa a esplorare l’impulso erotico e le sue relazioni con la creatività. Come fosse imbevuta di una disciplina orientale, questa sembra prodursi in Clemente senza sforzo, aliena da drammi e impacci intellettuali.
Enzo Cucchi (Morro d'Alba, Ancona, 1949) si muove in una giungla di segni febbrili, mescolando la storia dell’arte con il microcosmo di culture popolari solo apparentemente minori. Attratta dalla collisione tra elementi diversi, la sua pittura accoglie estensioni di ceramica e materiali extra-artistici, che la forzano a compromettersi con lo spazio del reale. Confronto, che l’artista attua attraverso la pratica della scultura e in installazioni composte dalla libera dislocazione di materiali usati come supporto dell’immagine, disegnata, dipinta o modellata.
Nicola De Maria (Foglianise, Benevento, 1954) abbraccia sin dall’inizio una pittura tesa a sconfinare dalla cornice del quadro e a invadere lo spazio ambientale, senza per questo incorrere nella presunzione delle Avanguardie d’inizio Novecento di cambiare il mondo attraverso l’arte. Astrazione segnica e geometrica e zone compatte di colore saturo scandiscono il suo linguaggio pittorico, capace di sondare e tradurre in immagine stati mentali e situazioni psicologiche. Il risultato è un’architettura lirica e polifonica, che ha in sé i movimenti invisibili della frase musicale: melodica o sincopata, allegra o tonante.
Mimmo Paladino (Paduli, Benevento, 1948) recupera moduli linguistici arcaici e immagini della tradizione mediterranea, dando vita a un’iconografia insieme fantastica e solenne. Assidua pratica del disegno e sperimentazione tecnica sostengono la sua ricerca poliedrica, segnata da un serrato dialogo tra bi e tridimensionalità. Questo si compie con l’introduzione nelle tele di forme modellate e oggetti di recupero, che presto vivono autonomamente nello spazio, da soli o all’interno di installazioni basate sull’accostamento di elementi plastici figurativi e scansioni astratte.