Interviste
Luis Bacalov e Pier Paolo Pasolini a Matera mezzo secolo dopo
Matera- 31 Luglio 2014- Una terrazza. Quella di Palazzo Lanfranchi, con l’affaccio sui Sassi e la Murgia materana. Un’orchestra. Quella della Magna Grecia, di archi e pianoforte.
Un direttore d’eccezione. Il premio Oscar, Luis Bacalov, pianista, compositore, direttore d'orchestra, arrangiatore, nato in argentina e naturalizzato italiano.
Ottantuno anni portati egregiamente in un elegante abito di lino bianco. Passione negli occhi e destrezza delle mani che corrono veloci sui tasti del pianoforte, soprattutto quando regala alla platea l’emozione delle atmosfere tanghere del famosissimo “Libertango” di Astor Piazzolla.
Fin dalle prime note, liberate nel vento della serata poco estiva di fine luglio, è subito magia.
Luis Bacalov famoso per le sue colonne cinematografiche, torna a Matera per suonare al pianoforte, con l’Orchestra della Magna Grecia della quale è direttore principale da otto anni, le musiche che compose cinquanta anni fa per la colonna sonora del film “Il Vangelo secondo Matteo” diretto magistralmente nel 1964 da Pier Paolo Pasolini che ne girò alcune scene proprio nei Sassi di Matera. Un concerto inserito nel cartellone estivo di caratura internazionale del XV Festiva Duni. Tra i brani proposti, le musiche che compose nel 1967 per la colonna sonora del film “A ciascuno il suo”, pellicola diretta da Elio Petri ispirandosi all’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia. Ed è malinconia, ricordo, ossequio durante l’esecuzione della colonna sonora che gli valse l’oscar de, Il Postino, di Massimo Troisi. Poi, tre brani composti per il Vangelo di Pasolini, di cui due scritti per la scena degli indemoniati. Ed è naturalmente standing ovation.[MORE]
Maestro come nasce l’incontro con Pasolini.
Pasolini era molto profondo nelle scelte. Nell’ampio repertorio della musica non aveva trovato niente che lo soddisfacesse fino in fondo. E così mi commissionò delle musiche adatte. Durante tutte le riprese del film, ci incontrammo più volte, proprio per capire bene come voleva che fossero le musiche. L’intero corpus delle musiche del Vangelo furono scelte da Pasolini, Elsa Morante e Laura Betti. Due donne, che insieme a Moravia, Sandro Penna, Italo Calvino, Renato Guttuso, Giuseppe Ungaretti, facevano parte della sua stessa cerchia di intellettuali romani. Loro in particolare, erano due amiche e collaboratrici di cui aveva una grande stima.
Quando ha scritto le musiche del Vangelo Secondo Matteo da cosa ha tratto ispirazione dalla città o dalla pellicola?
Dalla città sicuramente, ma anche dalla pellicola. Quando Pasolini girava il film sono venuto quattro volte a parlare con lui a Matera per capire bene quello che voleva. Allora era una città molto diversa, perché c’era più povertà, ma ugualmente affascinante e surreale. Pasolini in quel periodo era abbastanza preoccupato, un po’ ombroso direi anche, perché capiva la responsabilità che aveva. C’erano state tante polemiche con la Chiesa e quindi il suo non era solo un film come tanti da girare ma una pellicola che assumeva diversi significati. Oggi il film è stato totalmente “riabilitato” addirittura dalla Chiesa che lo considera il più bel film mai fatto sulla vita di Gesù.
Che tipo di rapporto aveva instaurato con Pasolini?
A dire il vero il mio rapporto fu molto professionale perché lui, ripeto, in quel periodo non aveva spazio mentale se non per il film. Proprio per questo motivo non abbiamo mai pranzato o cenato insieme. Insomma non si è mai instaurato un rapporto di amicizia come invece mi è capitato spesso con altri registi di instaurare un’amicizia, anche per tutta la vita. Uno a caso, Massimo Troisi, che era riservato ma molto molto cordiale. Con Pasolini invece no. Mi dispiace naturalmente di questo ma per onestà intellettuale devo dire che quello che non c’è stato sul piano umano c’è invece stato, invece, sul piano professionale. Lui infatti, non si è mai intromesso nel mio lavoro. Mi dettava la linea e poi mi lasciava libero di esprimermi.
Prima brillante arrangiatore delle musiche di Claudio Villa, Rita Pavone, Nico Fidenco, Sergio Endrigo. Poi la musica da film con i più grandi registi italiani. Fellini, Damiano Damiani, Ettore Scola, Massimo Troisi. Due generi profondamente diversi.
Gli accademici si inventano le categorie. La grande musica, la musica meno grande, la musica popolare ecc..Queste sono supponenze ed arroganze di chi non si nutre quotidianamente della musica. Per me la musica popolare quando è musica di qualità è musica a tutti gli effetti. Certo non si può comparare ad un’aria di Bach o di Beethoven, ma nella storia della musica anche le musiche così dette, minori, hanno un posto importantissimo e come tali devono essere rispettate. Insomma dobbiamo stare attenti alla qualità perché c’è anche della musica popolare che è una grande schifezza ma c’è anche della grande schifezza nella musica colta. Le cose vanno riviste sulla base di una demistificazione dell’accademia.
Anna Giammetta