Cronaca
Lucio Magri si è arreso alla vita. E' morto in Svizzera con il suicidio assistito
ROMA, 29 NOVEMBRE 2011 – Ha scelto di togliersi la vita. Non è riuscito a vincere la sua lotta contro la depressione che già altre due volte lo avevano indotto a cercare di arrendersi alla vita, ma, scrive Repubblica "non convinto fino in fondo, era sempre tornato”. Ma questa volta Lucio Magri non tornerà. [MORE]
La vita del 79enne fondatore de Il Manifesto e protagonista della sinistra eretica si è conclusa in Svizzera dove si era recato per poter essere sottoposto al suicidio assistito, pratica non consentita in Italia. E’ proprio il quotidiano da lui fondato insieme a La Repubblica ad averne dato notizia, quest’ultimo lo ricorda in due pagine, spiegando anche il perché di un tale gesto. Un gesto che Magri ha forse ritenuto l’unica soluzione possibile per poter superare quel male di vivere che si era impossessato di lui dopo il fallimento politico del suo sogno di sinistra, e soprattutto dopo la morte della moglie Mara, a cui era legatissimo, e sottrattagli da un tumore.
Una morte annunciata in una telefonata partita proprio dalla Svizzera, alle 16 del pomeriggio. L’ultima telefonata per Magri, "sereno, lucido, determinato" nel portare a termine la sua decisione.
Dalle pagine de La Repubblica si legge che “S'era raccomandato con i suoi amici più cari, quelli d'una vita, i compagni del Manifesto. Non voglio funerali, per carita', tutte quelle inutili commemorazioni. Necrologi manco a parlarne", una morte fuori dagli schemi, così come la sua vita.
Si legge ne Il Manifesto “Una depressione vera, incurabile. Un lento scivolare nel buio provocato da un intreccio di ragioni, pubbliche e private. Sul fallimento politico – conclamato, evidentissimo – s’era innestato il dolore privato per la perdita di una moglie molto amata, Mara, che era il suo filtro con il mondo. «Lucio non sapeva usare il bancomat né il cellulare», racconta una giovane amica. Mara che oggi sorride dalle tante fotografie sugli scaffali, vestita color ciclamino nel giorno delle nozze. Un vuoto che Magri riempie in questi anni con le ricerche per il suo ultimo libro, una possibile storia del Pci che certo non a caso titola Il sarto di Ulm, il sarto di Brecht che si sfracella a terra perché non sa volare. Ucciso da un’ambizione troppo grande, così almeno appare ai suoi contemporanei. Anche Magri voleva volare, voleva cambiare il mondo, e il mondo degli ultimi anni gli appariva un’insopportabile smentita della sua utopia, il segno intollerabile di un fallimento, la constatazione amarissima della separazione tra sé e la realtà".
Una morte pianificata nei minimi dettagli, le pompe funebri andranno a prelevarlo in Svizzera, per riportarlo a Recanati dove - si legge - sarà seppellito vicino alla sua Mara, l'amata moglie che tanto gli mancava.
Sara Marci