Lombardia, tribunale di Milano: "Vietare il velo non è discriminazione"
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MILANO, 3 MAGGIO - Vietare il velo alle donne musulmane nei luoghi pubblici, così come ordina una delibera del 10 dicembre del 2015 della Regione Lombardia, non è una discriminazione. Lo affermato il Tribunale di Milano, secondo cui "comporta un sacrificio da parte di chi aderisce a una religione e fa parte di una etnia", ma al contempo "è oggettivamente giustificato da una finalità legittima, ragionevole e proporzionata rispetto al valore della pubblica sicurezza, concretamente minacciata dall’impossibilità di identificare (senza attendere procedure che richiedono la collaborazione di tutte le persone che entrano a volto scoperto) le numerose persone che fanno ingresso nei luoghi pubblici individuati". [MORE]
Come riporta il Corriere della Sera, il giudice Martina Flamini, che in passato ha condannato la Lega per aver chiamato "clandestini" i richiedenti asilo, premette che "a prescindere dall'interpretazione del Corano la scelta di indossarlo rientra nell'ambito della manifestazione del credo religioso", perciò comporta uno svantaggio per le donne che vogliono professare la loro religione.
La sentenza del tribunale di Milano è in linea con la Corte di Strasburgo, quando nel 2005 legittimò la rimozione del turbante per permettere i controlli in aeroporto nel caso "Phull contro Francia".
Giuseppe Sanzi
(fonte immagine ilpost.it)