Cronaca
Lodo Mondadori, ricorso in Cassazione di Fininvest
MILANO, 02 NOVEMBRE 2011 - Come era prevedibile, la Fininvest ha ricorso in Cassazione contro la sentenza con cui la Corte d'Appello di Milano, lo scorso 9 luglio, ha condannato la societa' a pagare alla Cir 564 milioni di euro in relazione alla vicenda Lodo Mondadori. Per questo, il Gruppo guidato da Marina Berlusconi ha richiesto la notifica a Cir del suddetto ricorso. [MORE]
Le motivazioni raccolte nelle 226 pagine del ricorso, come si legge in un comunicato della Fininvest, "sono articolate in quindici motivi, che mettono in luce tutte le forzature, le sviste, i travisamenti, le illogicita' che hanno reso possibile una simile pronuncia. Compresa naturalmente la circostanza gia' oggetto dell'esposto presentato dal presidente di Fininvest Marina Berlusconi al Ministro della Giustizia e al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, e cioe' il modo - letteralmente l'invenzione, attraverso tagli e omissioni, di un precedente inesistente - escogitato dalla Corte milanese per attribuirsi il potere di decidere una causa che il codice di procedura civile le imponeva di non decidere".
Come si legge nel ricorso, per Fininvest la prima motivazione riguada il fatto che "La Corte di Appello di Milano non aveva il potere di rifare il giudizio svoltosi davanti alla Corte d'Appello di Roma nel 1990-91 perche' il giudizio poteva essere rifatto solo dalla Corte di Roma a seguito di revocazione richiesta da Cir entro 30 giorni dal passaggio in giudicato della sentenza Metta".
Il Gruppo di Marina Berlusconi continua contestando la trattazione del problema della collegialita' fatta dalla Corte, "Poiche' il giudice corrotto e' risultato essere uno solo (Metta) dei tre che componevano il collegio (c'erano anche Valente, presidente, e Paolini, consigliere, mai imputati di corruzione) occorre spiegare come e perche' la corruzione di un giudice e' stata determinante posto che la sentenza e' stata decisa dal Collegio dei tre giudici".
Fininvest ritorna sul fatto che con l'accordo del 1991 "le parti avevano definito qualsiasi contenzioso presente e futuro senza avere piu' nulla a pretendere l'una dall'altra" e che "la transazione venne sottoscritta da Cir nella consapevolezza che la sentenza del gennaio 1991 potesse essere frutto di corruzione".
Il Gruppo contesta anche "l'accoglimento della Corte di una domanda di risarcimento per fatto illecito quando al massimo avrebbe potuto accogliere azioni che "avrebbero provocato una condanna a cifre enormemente inferiori", la condanna subita per il risarcimento di un danno non patrimoniale e il calcolo dell'abnorme danno liquidato a carico della societa': la Corte si inventa perfino un danno equitativo per l'ipotesi, definita irrealistica dalla stessa Cir, di una transazione conclusa con Cir vittoriosa nel giudizio romano".
Per Marina Berlusconi,"Il ricorso messo a punto dai nostri legali evidenzia come la Corte d'Appello di Milano abbia confezionato, per condannarci, un vero e proprio diritto su misura al fine di superare ostacoli giuridici altrimenti insuperabili". Continua il presidente di Fininvest, "Dopo due sentenze della magistratura milanese che, in primo e secondo grado, hanno mortificato i principi del diritto e la realta' dei fatti, non possiamo non confidare che in Cassazione venga finalmente riconosciuta l'assoluta correttezza del nostro operato cosi' come la totale infondatezza di quello che e' e resta un esproprio scandaloso ai nostri danni".
E l'odissea continua.
Rosy Merola