Lodo Mondadori, Fininvest all'attacco con esposto sulla sentenza d'Appello
Cronaca Lombardia

Lodo Mondadori, Fininvest all'attacco con esposto sulla sentenza d'Appello

martedì 4 ottobre, 2011

MILANO, 04 OTTOBRE 2011 - In un comunicato del Gruppo Fininvest diffuso oggi si legge, "E' stato presentato oggi al Ministro della Giustizia e al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione un esposto del presidente della Fininvest, Marina Berlusconi, che documenta un fatto gravissimo relativo alla sentenza con cui il 9 luglio scorso la Corte d'Appello di Milano ha condannato la Fininvest a pagare 564 milioni di euro alla Cir per la vicenda Lodo Mondadori". [MORE]

 

Secondo l'esposto, nella sentenza d'appello, "una pronuncia della Cassazione determinante ai fini del verdetto venga riportata con il 'taglio' di un passaggio decisivo e la mancata citazione di altri passaggi, altrettanto decisivi. Il risultato e' che si fa dire alla Cassazione l'esatto contrario di quanto invece la Cassazione stessa chiaramente afferma nella sua sentenza".

 

Continua la nota del Gruppo, "Solo in questo modo viene superato un limite giuridico altrimenti insuperabile. In sostanza si crea letteralmente un 'precedente' che non esiste, perche' quello esistente e' un precedente di segno contrario che avrebbe comportato una decisione opposta, favorevole a Fininvest. Nella sentenza di luglio la Corte milanese, ritenendo che il verdetto della Corte d'Appello di Roma del 1991 - che aveva annullato il Lodo dando ragione a Fininvest - fosse frutto di corruzione, ha stabilito che poteva e doveva rifare la causa del 1991 e rideciderla, e ha dato ragione a Cir".

Da quanto si legge nell'esposto, "Il codice di procedura civile dispone esplicitamente, invece, che per ottenere l'annullamento e l'eventuale sostituzione di un verdetto gia' passato in giudicato bisogna proporre azione di revocazione. Azione che Cir non aveva proposto. Nella sentenza di luglio la Corte d'Appello di Milano ha pero' dichiarato di volersi attenere al principio affermato dalla Cassazione penale in una sua decisione secondo cui, in caso di corruzione del giudice, la sentenza e' inesistente e qualsiasi giudice civile puo' e deve rifare la causa e rideciderla".

Il punto cardine su cui i legali di Fininvest si sono focalizzati è che " chiunque leggendo nella sua versione integrale e originale il 'precedente' citato dalla Corte di Milano, constata senza possibile ombra di dubbio - che la Cassazione ha invece affermato esattamente l'opposto, e cioe' che non esiste altra via - diversa dalla revocazione - per rimettere in discussione quanto deciso dalla Corte d'Appello di Roma. Cio' che e' sconcertante e' che la Corte milanese non solo ha omesso di citare i numerosi passi nei quali, inequivocabilmente, la Cassazione afferma il contrario di quanto le si fa dire, ma ha anche trascritto un ampio stralcio della decisione della Corte Suprema sostituendo, con puntini di sospensione, un inciso nel quale ci si riferiva in modo esplicito, ancora una volta, alla revocazione".

A tal proposito, Marina Berlusconi ha dichiarato, "Non saremmo mai arrivati a pensare che una condanna a pagare 564 milioni di euro potesse fondarsi addirittura sul'taglio' materiale di una frase e su altre incredibili omissioni nel riportare una sentenza della Cassazione. E' stato creato, insomma, un precedente decisivo 'su misura' per condannare la Fininvest. E' un fatto la cui gravita' e' fuori discussione. Di fronte a un'enormita' del genere, la presentazione dell'esposto, in cui si sottopone quanto e' successo alla valutazione delle autorita' competenti, e' un atto dovuto. Questo naturalmente al di la' del ricorso per Cassazione, che seguira' la sua strada".

Conclude la presidente di Fininvest, "Abbiamo sempre saputo di essere dalla parte del giusto, di aver operato nella piu' assoluta correttezza e di averlo documentato in modo inconfutabile. Nonostante cio', abbiamo subito, per decisione prima del Tribunale e poi della Corte d'Appello di Milano, un esproprio di dimensioni spropositate a favore del gruppo De Benedetti. Si tratta di una vicenda su cui non possiamo tacere, che abbiamo il dovere di rendere nota e davanti alla quale non si puo' non rimanere che profondamente sconcertati".
 

Rosy Merola


Autore
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