Politica

Lo studente Alessio Rocca al premier "Dateci i nostri soldi per le borse di studio" (Video)

MILANO 6 NOVEMBRE - Signor Presidente del Consiglio, Signore Ministre, Signor Presidente della Regione, Signor Sindaco, Magnifico Rettore, Pregiatissimi Presidi, Professori, Direttori e Dirigenti, Personale Tecnico Amministrativo, Aziende e Società presenti, Gentilissimi Colleghi Rappresentanti e Colleghi Studenti, Autorità Tutte.

È per me un grande onore parlare oggi ad una platea così composta a nome della popolazione studentesca del Politecnico di Milano. Di questo ringrazio il Magnifico Rettore. Se mi trovo qui oggi è non solo grazie alla lista di rappresentanza di cui faccio parte, che mi ha concesso di mettermi in gioco permettendomi di candidarmi come rappresentante degli studenti al Senato Accademico, ma soprattutto grazie al Consiglio degli Studenti che mi onoro di rappresentare e che ha deciso di affidarmi questo prestigioso incarico che spero di svolgere nel modo più adeguato.

Innanzitutto una riflessione: Il periodo storico che stiamo vivendo è molto complesso, la digitalizzazione sta causando una metamorfosi della società in un arco di tempo più breve rispetto a tutti i cambiamenti di cui abbiamo memoria. Stanno scomparendo molte professioni, molte altre non sono ancora nate: tra qualche decennio l’intero sistema economico dovrà subire delle modifiche sostanziali e dobbiamo iniziare a pensarci adesso. Alcuni scienziati sono convinti che tra meno di 20 anni i nostri cervelli potranno connettersi ad internet e molti futurologici stanno iniziando a parlare di ingegnerizzazione del clima. C’è anche chi considera simili affermazioni folli, io penso il contrario. Chi vede questa come follia non ha del tutto compreso la direzione che sta prendendo l'evoluzione del terzo millennio.

Perché pongo l'attenzione su tutto questo? Perché lo dico oggi?

Perché l'università è il luogo in cui ci formiamo e noi dovremo essere all'altezza di fronteggiare con piene capacità le conseguenze di questa evoluzione. Sono tanti i problemi che potrebbero nascere e sono innumerevoli i traguardi che potremo conquistare, ma dobbiamo e dovremo essere preparati perché siamo e saremo protagonisti. C'è solo un modo per essere all'altezza: studiare e conoscere. Ai miei colleghi dico leggiamo, - come già disse qualcuno prima di noi - cerchiamo di essere curiosi di scoprire e affamati di sapere. L'università deve formarci non solo come tecnici e come professionisti ma anche e soprattutto come persone, cittadini di oggi e di domani. Il percorso universitario dunque non può e non deve esaurirsi con la classica lezione frontale del docente. Le opportunità offerte dal nostro ateneo sono le più disparate e, cogliendole, noi potremo respirare un’aria differente colma di stimoli che normalmente non avremmo potuto ricevere. Mi riferisco per esempio all’associazionismo studentesco, grandissima dimensione eterogenea dove il confronto quotidiano con colleghi e personalità che provengono da corsi di laurea diversi e realtà distanti tra loro consente di acquisire soft skill, di fare team building crescendo ma soprattutto accrescendo la nostra personalità. 

Mi riferisco nella stessa misura alla rappresentanza studentesca, mi riferisco alle attività sportive che devono essere parte integrante della vita universitaria, alla musica e a tutte le attività extra-curriculari che ci consentono di interagire con tematiche e argomenti che altrimenti non avremmo incontrato.

Tutto ciò risulta possibile se l’università lo permette, ma può permetterlo se le viene a sua volta concesso ampio margine di azione, anche e soprattutto economico.

Signor Presidente del Consiglio, mi rivolgo ora direttamente a lei. La "politica", arte dell'amministrazione, deve avere ben chiaro che l'università e la ricerca sono il fulcro attorno al quale ruota il miglioramento della società stessa. E questo non si evince in alcun modo se osserviamo le politiche nazionali: il Fondo per il Finanziamento Ordinario delle università negli ultimi dieci ha visto molti tagli e mai un incremento costante.

Qualche settimana fa associazioni e studenti da tutto il Paese hanno scritto insieme una petizione, già presentata al MIUR, per portare direttamente alla sua attenzione, Signor Presidente del Consiglio, le principali esigenze di cui abbiamo bisogno. Ne cito una in particolare: 150 sono i milioni di euro che servono al Fondo integrativo Statale per garantire una borsa di studio a tutti gli studenti idonei, esclusi per mancanza di fondi. Si, esiste questa strana categoria dello studente idoneo non beneficiario, al quale lo stato risponde: “sì, so che non ce la fai a studiare per mancanza di risorse familiari, ma io non ti posso aiutare”. Mi domando allora cosa vuol dire Diritto allo Studio Universitario. Lascio a lei una riflessione, Signor Presidente del Consiglio.

Nonostante la scarsità delle risorse, i nostri risultati nel  panorama internazionale sono buoni e la qualità della ricerca è alta. A cosa potremmo arrivare se fossero stanziati finanziamenti adeguati? Se il sistema avesse più risorse, noi potremmo eccellere.

Un esempio di grande qualità, tra i tanti all’interno del nostro ateneo, è l’associazione Skyword Experimental Rocketry. Si tratta di un gruppo di studenti che progettano e realizzano razzi-sonda sperimentali grazie al contributo del Politecnico di Milano. E’questa l’energia che abbiamo bisogno di incoraggiare.

Questo è anche solo uno dei tanti esempi per i quali risulta doveroso creare delle opportunità per il prosieguo della carriera. Opportunità che adesso non ci sono e lo dimostra la fuga dei cervelli, un problema concreto. In una società globalizzata in cui l’internazionalizzazione è un concetto chiave, è naturale che molti laureati o ricercatori scelgano alternative diverse in altri Paesi, ma il movimento non può essere solo verso una direzione, verso l'estero. Noi dobbiamo necessariamente essere in grado di attrarre e questo si può fare solo creando alternative concrete e opportunità di crescita e sviluppo.

Dunque, Signor Presidente del Consiglio, l'intreccio tra istruzione, università e ricerca è di vitale importanza per il progresso socio – economico - culturale del nostro Paese, il mio auspicio più grande è che lo possiate avere bene in mente. Se la stessa energia utilizzata per generare critiche partitiche si utilizzasse per produrre maggiori politiche a favore dell'università e della ricerca, l'Italia sarebbe un Paese migliore.

Voglio inoltre aggiungere che l’amministrazione della cosa pubblica deve avere una visione a lungo termine, non può e non deve fermarsi a delineare l’oggi, deve pensare a come costruire il domani. Penso per esempio a come potrà essere il Politecnico di Milano. Guardando al futuro vedo un campus ecologico e sostenibile al cento per cento dove una sinergica armonia lega gli elementi architettonici artificiali, la tecnologia e il verde, dove gli edifici sono costruiti in modo da garantire produzione di energia rinnovabile. Si è fatto e si sta facendo tanto, si può fare di più. Ho portato questi esempi semplicemente per riferirmi a quella visione progettuale che dobbiamo avere se vogliamo davvero puntare a costruire un ateneo, una città, un Paese sempre più smart e Green.

Mi avvio verso la conclusione ponendo l’accento sui diritti. Nel nostro Paese è necessaria una svolta etica che è possibile raggiungere solo con politiche a favore dei diritti e delle pari opportunità. Bisogna parlare di diritti, delle discriminazioni che non sono ancora del tutto sconfitte e della bellezza della diversità. Non possiamo negare l’evidenza: i problemi esistono, ci siamo ritrovati ad osservare il Parlamento della Repubblica istituire una commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza e razzismo e una grande fetta di parlamentari si è astenuta dal voto. Questo è gravissimo. Dobbiamo stare attenti a ciò che sta accadendo e bisogna parlarne. Lo dico qui, in questo Ateneo che negli anni più bui della storia dell'intero continente è diventato centro operativo per la resistenza grazie al Magnifico Rettore Gino Cassinis che si rifiutò categoricamente di prestare giuramento alla Repubblica sociale italiana. Questa è la storia del nostro ateneo, ed io ne vado fiero.

Concludo pronunciando i nostri sette valori, noi qui al Politecnico abbiamo sette valori, fondamentali per tutta la grande comunità del Politecnico di Milano e su cui noi ci basiamo. RESPONSABILITÀ, RISPETTO,PROFESSIONALITÀ, INTEGRITÀ, FIDUCIA, EQUITA’ E TRASPARENZA.

Questo è il Politecnico di Milano.

Grazie per l'attenzione e Buon Anno Accademico a tutti.