Parola e Fede
Lo scandalo
Cos'è lo "scandalo" oggi? E quali sono quelli commessi da un genitore verso i figli? A questa domanda ha dato risposta il sacerdote Francesco Brancaccio.
R. Oggi il termine “scandalo” sembra fuori moda. Nel nostro immaginario, chi potrebbe pronunciare questa parola? Magari un’anziana signora che, sotto un improbabile cappellino, osserva dei giovani e deplora i loro comportamenti “non appropriati”. Oppure il conduttore di una trasmissione di gossip, giusto per enfatizzare il suo scoop. In ogni caso, lo “scandalo” sembra un concetto “fuori del mondo”, lontano dai nostri criteri di valutazione quotidiani.[MORE]
E allora dobbiamo subito chiarirci. Quando Gesù nel Vangelo usa questo termine, il messaggio che ci comunica è invece molto concreto, attuale e vicino a noi. Cerchiamo di capire senza pregiudizi.
Nel linguaggio biblico, “scandalo” significa letteralmente “ostacolo”, “inciampo”. Indica un comportamento, manifestato pubblicamente, che nelle intenzioni o nei fatti induce al male coloro che sono deboli o piccoli nella fede. È un male che non rimane nascosto in se stesso, ma immediatamente, con la forza dell’esempio negativo, trascina ad altro male coloro che sono indifesi.
Nel secondo libro dei Maccabei (cap. 6) troviamo il caso del saggio vecchio Eleàzaro. Gli viene imposto di mangiare carne suina, come segno di rifiuto della sua fede. Ma egli piuttosto preferisce il martirio. Allora gli viene suggerito di fingere: si salverebbe, senza compiere di fatto un gesto contrario alla sua fede. Ma Eleàzaro rifiuta ancora: i giovani – capisce – si confonderebbero e, seguendo il suo esempio, abbandonerebbero anche loro la fede. Piuttosto che dare “scandalo”, piuttosto che ostacolare la fede dei giovani, Eleàzaro va alla morte.
Davanti al male che induce i piccoli al peccato, Gesù si pronuncia in questi termini eloquenti e perentori: "È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!”(Lc 17,1-3).
Massimo e Graziella, giustamente voi vi preoccupate dello scandalo che proprio i genitori possono dare ai figli. E in effetti gli esempi che hanno più influenza verso i figli, sia in bene che in male, sono proprio quelli recepiti in famiglia. È molto più incisivo nella crescita di un figlio un esempio di male, magari non eclatante, visto in famiglia, che un’azione efferata vista compiere da un estraneo. Per esempio procura scandalo esporre i figli a comportamenti o mentalità di adulterio, bestemmia, vendetta, ira, ingiustizia, frode, mancanza di rispetto verso le categorie deboli, attaccamento smodato alle cose della terra. Certo non si può fare un elenco di tutti gli scandali di cui i più piccoli possono diventare vittime. Ma occorre comprendere il principio: noi adulti siamo responsabili non solo di vivere in noi stessi il bene che riusciamo a comprendere, ma di ciò che i più piccoli percepiscono dei nostri comportamenti. In questo senso l’apparenza è certamente importante, essenziale. Gli altri non vedono l’intenzione che abbiamo nel cuore, quando compiamo un’azione o esprimiamo un’idea: semplicemente vedono o sentono ciò che manifestiamo all’esterno. È in questa esteriorità visibile, che si cela la forza in bene o in male del nostro esempio. Prima di agire o parlare, pensiamo alle conseguenze che la nostra opera può avere sugli altri, sui piccoli, sui coloro che sono più deboli nella fede.
Però, all’opposto dello scandalo, c’è la buona testimonianza: quella che viene da una mentalità di amore, fede, pace, giustizia, rispetto del proprio dovere, misericordia, preghiera, gioia, santa relazione con il Signore e con il prossimo.
Manifestare virtù, con semplicità e normalità, è l’insegnamento più formativo e incisivo che un genitore possa trasmettere ai figli. La forza ci viene dallo Spirito Santo, se viviamo nella grazia, nella conversione al Vangelo.
Don Francesco Brancaccio
Docente di Teologia fondamentale presso l'Istituto Teologico di Cosenza
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