Politica
Lo scandalo di Bisignano: la Regione paga il fitto per un'associazione di liuti
"Lo scandalo della sede di Bisignano: i favori ad un'associazione privata e l'affitto inutile pagato dalla Regione Calabria"
CATANZARO 10 FEB Lo confessiamo: per una volta il sindacato CSA-Cisal aveva sbagliato. Era stato troppo ottimista. Nelle settimane scorse avevamo denunciato l’incredibile spreco pubblico per una sede della Regione nel comune di Bisignano, destinata ad appena due dipendenti, per cui si pagano oltre 62 mila e 600 euro all’anno. Ebbene, i metri quadri non erano circa 100 come detto, bensì 1080. E se lo spreco rimane tutto, la storia di questo immobile è molto più complicata di quanto immaginato.
E forse grazie alle informazioni appena acquisite si capisce la “strana” resistenza a non fare quello che in un paese normale si sarebbe fatto subito: lasciare il locale evitando lo sperpero di soldi pubblici. È utile ripercorrere tutta la storia perché non c’è mai un limite al peggio e non c’è un limite quando entrano in gioco i “poteri forti”.
LA STORIA: DALLA QUASI CHIUSURA ALL’ASSOCIAZIONE DEI LIUTI - Facciamo alcuni passi indietro. L’assessore al “Bilancio e al Personale” scrive al sindaco di Bisignano una missiva, era il 27 giugno 2018, “ricordandosi” del tanto sbandierato progetto “Fitti zero”, sostenendo che se il Comune avesse inteso mantenere l’ufficio doveva “valutare l’ipotesi di farsi carico dei costi di gestione e logistica”. Il sindaco di Bisignano risponde in data 9 luglio 2018. Il primo cittadino sostiene che l’ufficio regionale in questione “ospita all’interno – citiamo testualmente – la Scuola Liuteria Regionale, la quale è prossima alla riapertura, grazie ad un progetto promosso dalla stessa Regione”. Per i non addetti ai lavori il liuto è uno strumento musicale. Prima bella scoperta: la musica in ufficio regionale. A distanza di qualche mese di distanza, dimenticandosi il particolare che avrebbe dovuto essere il comune di Bisignano ad accollarsi le spese al posto della Regione in caso di mantenimento della struttura, spunta l’Associazione Liutaria Bisignanese (A.L.B.), che appunto si occuperebbe della valorizzazione, progettazione, costruzione e restauro di strumenti musicali a pizzico (non solo il liuto, quindi, ma anche chitarre e mandolini) e a corde (violini e contrabassi). Il presidente dell’associazione invia alla Regione, il 17 dicembre 2018, una missiva con la richiesta di autorizzazione all'utilizzo di un ufficio al piano superiore dell’immobile di Bisignano (pagato dalla Regione) ed una stanza al piano inferiore per farci la sede istituzionale. La nota dell'associazione è stata inviata all’allora direttore generale del dipartimento “Sviluppo Economico, Lavoro, Formazione e Politiche Sociali”, Fortunato Varone.
IL DIPARTIMENTO LAVORO PRENDE IL POSTO DEL SETTORE ECONOMATO E CONCEDE L’AUTORIZZAZIONE. LA REGIONE CONTINUA A PAGARE - La risposta del dg arriva il 25 febbraio 2019. Varone “concede l’autorizzazione all’uso dei locali quale sede istituzionale dell’Associazione”. Nel giro di circa un mese arriva anche la consegna dei locali e delle chiavi degli uffici. Il verbale, controfirmato da un dipendente regionale e da un rappresentante dell’A.L.B., è del 9 aprile 2019. Dopo questa immersione nel passato recente è doverosa una puntualizzazione. Cosa c’entra il dipartimento “Sviluppo Economico, Lavoro, Formazione e Politiche Sociali” con la concessione di utilizzo di un bene immobile? Detta altrimenti, il direttore generale poteva legittimamente concedere quell’autorizzazione? In verità – sottolinea il sindacato CSA-Cisal –, l’unico settore “competente in materia” ad occuparsi della faccenda era l’Economato del dipartimento “Personale”. Tanto è vero, e qui andiamo ad un passato meno recente, che il contratto con questo settore della Regione (conduttore che paga l’affitto) risulta stipulato con un arcivescovo, in qualità di legale rappresentante dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano (proprietaria dell’immobile) nel lontano 1993. Adesso, l’immobile è diventato in parte sede di un’associazione per i liuti. Il tutto a carico della Regione Calabria per oltre 62 mila euro all’anno. Tutto ciò è avvenuto senza una manifestazione d’interesse ma con una semplice richiesta informale di un’associazione che grava sulle casse pubbliche. Ma le regole sono sospese? Non è che dietro la scusa della presenza di due soli dipendenti regionali per oltre mille metri quadri si è voluto nascondere un interesse (poco pubblico) di natura privata?
CHI AVEVA DENUNCIATO E I RECENTI SVILUPPI - C’è chi ha detto no a questa spirale ai confini della legalità. L’allora dirigente del settore “Economato”, in tempi non sospetti, l’11 luglio 2019 aveva messo per iscritto l’opportunità di chiudere la sede “al fine di evitare l’ingiustificata e sproporzionata liquidazione di somme non dovute che sarebbe, certamente, anche causa di danno erariale”. Dopo l’ultima nota del sindacato CSA-Cisal il nuovo direttore generale del dipartimento “Lavoro, Formazione, e Politiche Sociali”, con una nota interna del 20 gennaio ha preso atto della necessità “circa l’eventuale chiusura della sede di Bisignano”. La comunicazione era rivolta al settore “Economato” con cui è stato concordato un sopralluogo per il giorno 29 gennaio. A seguito della visita sul posto, l’attuale dirigente del settore “Economato”, forse scossa dalle risultanze, scrive il giorno seguente: “Al riguardo, preso atto di quanto constato in loco, ovvero della presenza quotidiana all’interno del predetto immobile di personale riconducibile ad un’associazione non meglio identificata, si chiede di acquisire copia della documentazione giustificativa/autorizzativa di detto personale (estraneo all’Amministrazione regionale) per il quale, sin da subito, si declina ogni responsabilità per eventuali danni che potrebbero loro derivare all’interno della struttura”. Ci pare più che sufficiente per prendere atto della gravità della situazione. È una vergogna quanto accaduto con la sede di Bisignano dove soldi pubblici sono stati “regalati” a determinati soggetti con la connivenza di dirigenti generali che attualmente ricoprono incarichi di vertice. Quando finirà questa barbarie? Quando finirà questa gestione della cosa pubblica come se fosse cosa privata? Chiediamo ufficialmente – chiosa il sindacato CSA-Cisal – di mettere fine a questa situazione che sembra configurare un potenziale danno erariale. Non è possibile che nel 2020 accadano ancora queste cose. Si chiuda immediatamente questa pagina che ha tutti i contorni dello scandalo risolvendo il contratto. La nuova Giunta dovrà vigilare affinché questa “privatizzazione” dei beni pubblici non avvenga in altre circostanze. Questa che abbiamo raccontato non è che la punta dell’iceberg, c’è ancora dell’altro da rivelare.