Fantasticherie del cuore
L’ipocrisia dell’uomo che trova in Cristo fonte di scandalo
C’è sottotraccia in questa società, attratta dall’apparenza e dalla materialità senza confini, un sottile pensiero che si propone di regolare le cose del mondo. Albergano comunque all’esterno concetti subdoli che non negano a parole la valenza di alcuni importanti eventi come non ricusano la presenza storica di certi personaggi, ma dall’alto del loro conformismo più bieco mantengono in profondità la loro bocciatura e magari il motivo del loro scandalo.
Un trucco quotidiano, una doppiezza morale alquanto sudicia, una barriera costruita per fare emergere da una parte ciò che si recita, dall’altra la vera idea su cui alla fine si impiantano le fondamenta della società in cui si vive. L’esempio principale di tutto questo è facile trovarlo nell’ipocrisia religiosa che ruota attorno a svariati ambienti e che sta conquistando l’uomo con estrema facilità.
L’individuo che ha Dio nel cuore e lo manifesta nella moderazione evangelica, senza atti radicali o estremi, attuando nel lavoro e nel comportamento quotidiano gli indirizzi necessari della sapienza cristiana, riceve più volte una bassa attenzione o uno scarso risultato. Tutto questo succede persino quando si riporta con adeguatezza la figura di Cristo, allentando di fatto le basi su cui l’uomo costruisce la sua quotidianità.
Dove infatti i vari corpi sociali non si muovono per la redenzione del mondo, lì tutto quello che cresce, si costruisce, si abbellisce, si istituzionalizza in modo eclatante, si pone come centralità per l’essere umano rischia nel tempo di perdere ogni suo effetto, affliggendo la comunità nel suo insieme. In questa fitta rete di incoerenze sociali e personali anche il nostro Paese rischia di rientrare a pieno titolo, nonostante la sede Vaticana e la presenza di una maggioranza cattolica certificata.
Trovare lo scandalo in Cristo facilita non a caso la politica, ignorando la ragionevolezza evangelica ad esempio nei suoi provvedimenti legislativi. Dico questo al di là dei riferimenti di questi giorni sulla legge che dovrà occuparsi di fine vita, ma riferendomi alla debole presenza in sede istituzionale di una solida cultura cristiana di fondo. Tutto questo non per indirizzare le tante norme verso un orizzonte unico e scontato, bensì per liberarle da ogni retro pensiero o pesante condizionamento di cui soffre spesso la società odierna.
Ma chi allora oggi, anche in una realtà credente, ha l’ardire di trovare scandalo in Cristo? Leggo da una nota teologica: “Trova motivo di scandalo in Cristo solo l’ipocrita. Chi è l’ipocrita? È chi indossa la religione solo come maschera ma per nascondere e occultare il putridume spirituale che colma il suo cuore, la sua anima, il suo spirito, il suo corpo. Più si è pieni di putridume spirituale e più si è ipocriti. Più si è ipocriti e più ci si scandalizza di Gesù”.
Espressioni come sempre senza giri di parole, ma chiare, pesanti, dirette, non ambigue, ascese interamente dal pozzo della sapienza evangelica. Bisognerebbe almeno arrossire di fronte a tale verità, ma la tendenza crescente a confondersi con gli scribi e farisei di un tempo respinge ogni opportuna coerente condotta cristiana.
Di riflesso si lascia via libera ad una nuova stagione di camuffamenti che si traduce in diverse occasioni in contegni irrispettosi verso la Parola, più di quanto lo stesso Gesù denunciava pubblicamente rispetto alla casta religiosa del Tempio in Gerusalemme. La questione sollevata è purtroppo materia viva della quotidianità e si mostra facilmente anche nei contesti più comuni.
Basta farsi un segno di croce quando si è a tavola con parenti e amici per notare quante espressioni di meraviglia seguono la faccia di ognuno. Non è ancora motivo di scandalo, ma a tutte le prerogative per esserlo. Si provi in un dibattito tra diverse persone, su un qualsiasi problema socio-politico, quanto sia difficile tirar dentro il crocifisso o il vangelo anche se fatto con estrema moderazione e con evidente cognizione di causa.
S’innalza subito un muro che deriva dallo scandalo riscontrato tutte le volte che si tende a normalizzare la Parola nel quotidiano confronto tra la gente. E come se non si sopportasse la saggezza di opinioni, pronti magari a far mettere in discussione vecchi pensieri o posizioni che alterano la verità. Si sa che tutto ciò che è oggettivo irrompe spesso come una tempesta nel soggettivo, non per inondare la mente altrui ma per concorrere alla sua pulizia interiore. Bisogna pregare e lavorare per consentire a chiunque di accorgersi che Cristo non possa mai essere motivo di scandalo.
La cosa non è facile per come spiega il teologo, ma non per questo impossibile. “Le tenebre non sopportano la luce. Ma oggi siamo ben oltre lo scandalo. Siamo giunti a commettere lo stesso peccato di Satana. Il cuore di molti è pieno di odio contro Cristo Gesù e vuole che scompaia della nostra terra. Di Lui non deve rimanere neanche il ricordo. Lo si vuole sradicare da ogni mente e da ogni cuore. Semplicemente non deve né regnare nei cuori, né governarli, né in qualche modo influenzarli. La terra è degli uomini ed essi vogliono vivere come sembra loro meglio. Cristo deve sparire. Non c’è posto per lui”.
È questo il grande tallone di Achille della collettività del terzo millennio. Nei suoi parametri terreni vincente, ma in quelli del cielo alla lunga perdente. È da augurarsi che il tempo sappia penetrare nei cuori sterilizzati che abbondano sulle strade del mondo e che oggi faticano a “palpitare”, anche se continuano a battere ed a scandalizzarsi incoerentemente della Verità che si è fatta riconoscere e amare.
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