Politica
L'insostenibile leggerezza dell'essere... politici
ROMA, 14 NOVEMBRE 2011 - Il Governo Berlusconi che, oramai è detto e ridetto, è durato 17 anni, più di qualsiasi altro governo dal momento dell’Unità del nostro Paese, superiore per durata anche a quello Craxi del 1983, è finito, è giunto al termine, o come il gruppo di manifestanti a Roma ha voluto sottolineare offrendo qualche giorno fa macedonia ai passanti, è giunto alla frutta. [MORE]
Ci hanno tartassato con notizie sullo Spread, che probabilmente diverrà il ritornello di qualche nuova canzone, ripetuto che il debito pubblico del paese è allarmante, hanno cercato di farci convincere che l’Italia sia sull’orlo del baratro e che Berlusconi ne fosse responsabile. “Berlusconi dimettiti” è stato il ritornello che ha scandito gli ultimi atti del governo Berlusconi, e io personalmente speravo che dietro quelle parole vi fosse anche un implicito impegno a risolvere la situazione del nostro Paese, poi leggo che quegli stessi politici che in ogni modo hanno creato in tutti noi italiani allarmismi, più o meno giustificati, certo non sta a me dirlo, ne tantomeno ho le competenze per poterlo fare, individuano, quando Berlusconi si sta recando al Quirinale per rassegnare le dimissioni, quale priorità del Paese l’immediato ripristino della fermata dell’autobus di via del Plebiscito, soppressa nel 2009 su ordine della Prefettura per motivi di sicurezza, dato che la fermata in questione si trova davanti a Palazzo Grazioli, residenza romana del premier.
Alle 21 e 57 di sabato 12, dopo solo qualche minuto dalle dimissioni dell’ormai ex premier Berlusconi, su Twitter compare il commento di Bersani, segretario Pd: “E adesso rimettete la fermata dell’autobus in via del Plebiscito”.
La battuta impazza sul web, tanto da portare ad una discussione sugli eventuali diritti d’autore, Stefano Menichini, direttore del quotidiano Europa replica a Bersani twittando “Questa però l’aveva già detta qualcuno. Io per esempio!”. In tanti intervengono sul web, molti approvano, ma altrettanti attaccano il segretario democratico con un sarcastico: “Finalmente le priorità per il bene del paese”, o un certo non meno ironico “Bersani inaugura il nuovo corso della politica”, a continuare gli attacchi circa la presunta insensibilità politica di Bersani che in un momento come questo “Solo di questi problemi si può occupare»; si legge ancora sul web “Scrivi questi assurdi tweet: ti pagano almeno?”, o “Bersani, voi invece rimettetevi a fare quel che vi viene chiesto...”, sino ad arrivare a chiedergli se lui lo prende l'autobus, e ancora “Ma oltre a 'ste uscite senza arte né parte, ora un programma di risanamento lo presenterete?”.
E se già due giorni fa, il consigliere romano Dario Nanni disse “Ho predisposto immediatamente una mozione nella quale si chiede di ripristinare la fermata dell’autobus in via del Plebiscito”, ieri, Paolo Masini, anch’esso consigliere democratico, sulla stessa scia ha reso noto a tutti noi cittadini italiani, che certo crediamo che il ripristino della fermata di via Plebiscito sia il modo migliore per risollevare il nostro Paese dalla crisi, che “Sono venuti meno i motivi che hanno determinato la decisione presa da Atac su indicazione dell'amministrazione capitolina. Il documento sarà consegnato immediatamente agli uffici dell'assemblea capitolina per giungere lunedì stesso ad una rapida discussione della proposta”.
Certo le numerosissime richieste favorevoli al ripristino della fermata presenti sul web sono prova del fatto che il malcontento dei passeggeri romani dal 2009, data in cui come ho già detto la fermata è stata soppressa, ad oggi, ancora non è sopita, ma al contrario spesso palesemente manifestata con petizioni, raccolte di firme e proteste pubbliche, ma da qui a ritenere urgente la richiesta di ripristino, ce ne passa.
O forse quei politici ritengono che la crisi sia improvvisamente passata, che non vi sia più il rischio che l’Italia finisca come la Grecia e che lo spread non sia più una minaccia per la nostra economia?
“La nave va” affermò euforicamente Craxi sul finire degli anni 80, probabilmente diverrà il nuovo slogan del nostro Governo, qualunque esso sia.
Sara Marci