Salute
L'inquinamento sarà la prima causa di morte nel 2050. L'allarme dell'Ocse
ROMA, 26 MARZO 2012 - Se non verrà attuato al più presto un cambio di rotta nelle politiche ambientali dei governi, nel 2050 la prima causa di morte potrebbe essere l'inquinamento dovuto alle emissioni di gas serra. A lanciare l'allarme è l'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che riunisce 34 paesi democratici a economia di mercato, all'interno del report Previsioni ambientali al 2050. Le conseguenze dell'inazione. Nonostante la recessione dovuta alla crisi economica, secondo l'organizzazione entro il 2050 il valore dell'economia mondiale potrebbe quadruplicare, con il conseguente innalzamento del tenore di vita della popolazione e quindi con una crescente domanda di energia, cibo e risorse naturali. Un incremento della domanda energetica che, se verrà soddisfatta principalmente con fonti fossili, causerebbe un aumento del 50% delle emissioni di gas serra a livello globale.
Il rapporto stima, infatti, una crescita generale della richiesta energetica dell'80% rispetto ad oggi, concentrata prevalentemente nei Paesi ad economia emergente. Se per il Nord America e l'Europa l'incremento sembra essere relativamente contenuto (rispettivamente +15% e + 28%), una forte richiesta di energia verrà dai paesi emergenti. Per il Messico, ad esempio, si stima un incremento della richiesta energetica pari al 112%.[MORE]
Se non verranno attuati cambiamenti nelle politiche di salvaguardia ambientale, ciò provocherà un forte aumento dell'inquinamento dell'aria, che diventerà la prima causa di morte nel mondo, superando le morti per l'acqua sporca e per la mancanza di servizi igienico-sanitari. L'inquinamento dell'aria, infatti, provocherà un innalzamento del numero di morti premature dovute a problemi respiratori generati dall'esposizione alle sostanze inquinanti e, a causa della maggiore anzianità della popolazione, questo incremento di mortalità si avrà, oltre che in India, principalmente nei paesi dell'area Ocse.
A questi scenari vanno ad aggiungersi anche le previsioni sull'aumento della richiesta mondiale di acqua e sulla parallela distruzione del patrimonio naturale e della biodiversità. Entro il 2050, secondo il rapporto, la domanda di acqua potrebbe aumentare fino al 55% a causa dell'incremento della richiesta non solo per l'uso domestico, ma soprattutto da parte di industrie e centrali termiche, mettendo a serio rischio l'utilizzo dell'acqua per scopi agricoli. Oltre a questo, l'Ocse stima anche una riduzione del patrimonio naturale con la diminuzione di circa il 13% delle risorse boschive e forestali e con la perdita di circa il 10% della biodiversità, in particolar modo in Asia, Europa e Sud Africa.
Per scongiurare questi rischi, l'Ocse ritiene necessario attuare politiche governative a tutela dell'ambiente attraverso la messa in atto di misure come l'aumento delle tasse ambientali, la valorizzazione del patrimonio naturale, l'incoraggiamento delle tecnologie verdi e l'attuazione di interventi che rendano più costosa la produzione di sostanze inquinanti. Secondo l'organizzazione, queste politiche non dovranno essere messe in atto ciascuna per conto suo e in modo svincolato dalle altre sfide globali. Angel Guerria, segretario generale dell'Ocse, ha dichiarato infatti che è necessario un “modo nuovo di pensare”, affinché questi scenari possano essere affrontati «nel contesto di altre sfide globali, come il cibo, la sicurezza energetica e la diminuzione della povertà».
(immagine da Eticamente.net)
(in allegato il grafico dell'Ocse relativo all'aumento delle morti per inquinamento nel mondo)
Serena Casu