Cultura e Spettacolo

L’inno di Mameli discusso all’Uniter nel 150° anniversario della nascita dello Stato Italiano

LAMEZIA TERME (CZ) 4 FEB - In occasione del 150° anniversario  della nascita dello Stato Italiano con Roma capitale, che ricorre quest’anno il 20 settembre 2020, l’Uniter di Lamezia Terme , presieduta da Costanza Falvo D’Urso, ha organizzato un incontro “La Melica di Ma-meli: tradizione e traduzione risorgimentale” al fine di celebrare l’importante evento storico. Dopo una rapida introduzione del presidente onorario Italo Leone  sull’importanza del Risorgimento e  dell’Unità d’Italia e dopo la proiezione di un   cortometraggio sulle fasi più salienti del  Risorgimento,  lo studioso lametino Francesco Polopoli ha  affrontato con dovizie di particolari l’importante tematica  decodificando  l’Inno di Mameli  in tutti i suoi aspetti scritto  nel 1847 in un linguaggio arcaico con molti richiami al nostro passato.

L’Inno nazionale della Repubblica Italiana, composto dal giovane genovese patriota e poeta Goffredo Mameli, morto a 22 anni a Roma mentre combatteva per la difesa della Repubblica Romana, e musicato dal maestro genovese Michele Novaro, è il Canto degli Italiani, conosciuto come Fratelli d’Italia e adottato in via provvisoria dal Consiglio dei Ministri il 2 ottobre1946 ma diventato ufficialmente l’inno nazionale, solo nel 2017, dopo 71 anni, approvato all’unanimità dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera. Da quel momento l’Inno di Mameli è diventato  simbolo dell’Italia che si ribellava agli austriaci e simbolo dell’orgoglio italiano.  «L’Inno d’Italia -  ha spiegato  Polopoli  contrastando il tentativo di chi voleva cambiarlo - ha il pregio di appartenere al filone della  produzione minore di Omero ed è  ricco di contenuti a carattere religioso. Sul solco di questa tradizione, profanare il nostro Inno è intollerabile, proprio perché il testo mameliano si qualifica come una sorta di preghiera laica.

 È  l’altare della Patria poetizzato, sostanzialmente».  Polopoli ha ricordato anche che è passato sotto silenzio la donna che aveva affiancato Mameli nella composizione dell’Inno e  di cui si tace  il  nome tramandata ai posteri come Milite Ignota del nostro Risorgimento italiano.  Questo aspetto fa riflettere sul lungo percorso  di  parità di genere non ancora del tutto compiuto  dalle donne e perfino ingeneroso con la tradizione di non pochi nomi.  «Eppure il mondo classico - ha proseguito  Polopoli - ci ha regalato esempi di eroismo femminile: le Amazzoni, la dea Atena con la sua egida e il gorgoneion, Atalanta, Clelia, per fare alcuni esempi.Anche il Medioevo,chiamato oscurantismo, annovera la prodezza di Dina e Clarenza nella storia messinese,  mentre in quella francese la forza indomita di Giovanna D’Arco». Procedendo nell’analisi del testo, lo studioso Polopoli ne ha ripercorso  la  panoramica storica distribuita in brevi ed intensi quadretti evidenziandone il profondo significato   individuabile nell’esortazione, rivolta ai Fratelli d’Italia,  a liberarsi  dall’oppressore straniero rimanendo uniti e compatti, disposti anche a  morire per la patria.

Nel corso dell’incontro è intervenuto Salvatore De Biase, già dipendente dell’ Asp di Catanzaro - Direzione amministrativa, il quale  ha drammatizzato il periodo postunitario presentando temi e situazioni ancora  radicati nel sentimento popolare. Attraverso la lettura di una sua poesia in vernacolo “ Partu”, Salvatore De  Biase  ha messo in luce il tema dell’emigrazione  calabrese insieme ai sentimenti di chi lascia la propria terra evocata in tutti i sui aspetti paesaggistici, sociali ed economici e ha sostenuto, pur non tradendo  l’Unità d’Italia,  che il Sud  non ha tratto alcun bene  dalla  unificazione d’Italia    rimanendo ancora insoluti tantissimi problemi sotto ogni punto di vista.  

Foto: De Biase e Polopoli

Foto: Polopoli

Lina Latelli Nucifero