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Ligabue, Cronache (parziali e faziose) dal Campovolo 2.0
REGGIO EMILIA, 17 LUGLIO - Ad un fan non si dovrebbe mai chiedere di fornire il resoconto di quanto ha visto e vissuto durante un concerto, tantomeno un concerto-evento come quello che si è tenuto ieri sera al Campovolo di Reggio Emilia. La sua visione sarà certamente parziale, sicuramente faziosa e fortemente influenzata dalla partecipazione emotiva con la quale ha vissuto l'evento. Si impone, dunque, una doverosa premessa per il lettore: la cronaca degli eventi del Campovolo 2.0 riflette la visione di una fan, peraltro una di quelle “di vecchia data”.[MORE]
Ah, sono i peggiori! Così sentimentalmente legati all'artista e alla sua musica da non riuscire ad averne una visione lucida e da perdonargli persino quel tocco di megalomania che, lo si deve ammettere, ha permesso che un semplice concerto potesse diventare un vero e proprio evento, con tanto di Liga Village, Liga Street, palco da 90 metri, schermi giganti e quant'altro.
Quello per cui si era lì, indipendentemente dalla cornice suggestiva che ha reso possibile l'Evento era, ovviamente, il concerto. Le motivazioni che hanno spinto più di 110 mila spettatori ad assistervi variano, per forza di cose, da persona a persona. «Certo! - potrebbe controbattere il lettore – succede così per ogni concerto». Giusto. Tuttavia, il lettore mi permetterà di procedere ad una sommaria e un po' forzata schematizzazione, che consentirà di suddividere il pubblico presente a Reggio Emilia in due macro-gruppi, che chiameremo, sempre schematizzando e consapevoli delle singole anime e personalità di ognuno, “nuovi fan” e “fan di vecchia data”.
I primi si differenziano dai secondi essenzialmente per l'età. Probabilmente non erano ancora nati quando i “fan di vecchia data” già consumavano i primi album dell'artista, quelli che, molto genericamente, vanno dalla pubblicazione di “Ligabue” (1990) a quella di “Miss Mondo” (1999). Generalmente – non è sempre così, ovviamente – i “fan di lunga data” storcono il naso davanti ai nuovi album. È un vecchio vizio dei sostenitori, quello di desiderare che l'artista mantenga sempre il sound che ha caratterizzato quei dischi che ce l'hanno fatto amare, salvo poi lamentarsi perché «non si rinnova mai». Si sa, i fan sono strani, talvolta più degli stessi artisti.
Per contro, i nuovi fan conoscono spesso a memoria gli ultimi album, parola per parola e nota per nota, ma, purtroppo per loro, quasi ignorano i primi dischi, perdendosi delle vere e proprie chicche che i fan di lunga data venerano come cimeli. Va bene, non è sempre così, ci sono nuovi fan che conoscono e amano i vecchi album e fan di vecchia data che continuano a imparare a memoria tutti i nuovi testi. Ma, come ho detto precedentemente, sto schematizzando.
La divisione tra le due schiere non è così campata in aria come potrebbe sembrare. Ve lo dimostro. Lo stesso Ligabue, durante il concerto, ha evidenziato la discrepanza tra i due gruppi di fan. E lo ha fatto durante quello che la scrivente considera il momento più significativo e paradigmatico dell'intero concerto. Sto parlando – e i fan di lunga data lo avranno già capito, altrimenti non sarebbero fan di lunga data - dell'esecuzione del brano I duri hanno due cuori. Presentando il brano, accompagnato sul palco dai ClanDestino, storica band che ha inciso con Ligabue l'album che lo contiene, “Sopravvissuti e Sopravviventi” (1993), l'artista ha precisato che si tratta di una canzone, per quanto scelta dai fan tramite un'apposita votazione su Facebook, che divide il pubblico in due: quelli che la amano «ai limiti dell'abuso» e quelli che non la conoscono. Ve l'avevo detto che la schematizzazione non era così campata in aria.
L'unione tra le due schiere di fan è stata resa possibile grazie alla scelta dell'artista di portare sul palco tutte e tre le band che lo hanno accompagnato durante la sua carriera, i ClanDestino, La Banda e la formazione attuale, oltre alle apprezzatissime partecipazioni di Mauro Pagani e Corrado Rustici.
In circa tre ore di concerto sono stati eseguiti 31 brani che hanno accontentato praticamente tutto il pubblico, i “vecchi” e i “nuovi”. Non li elencheremo tutti, ovviamente. Basti sapere che, accanto a brani recenti come Un colpo all'anima, Ci sei sempre stata o Il meglio deve ancora venire, Ligabue ha proposto due inediti, scritti molti anni fa ma mai entrati – fino a questo momento, almeno – in nessun album, M'abituerò e Sotto bombardamento. Per i fan di vecchia data, alcune chicche tra cui la già citata I duri hanno due cuori, Figlio d'un cane o Anime in plexiglass. Infine, non sono mancati, apprezzati da tutti, i classici Certe notti, Vivo, morto o X, I ragazzi sono in giro, Piccola stella senza cielo, Viva, Balliamo sul mondo e Urlando contro il cielo.
Lo so, avrei dovuto parlare delle caratteristiche del palco, delle luci, dei 13 album presenti in classifica nelle scorse settimane, della decisione di Ligabue di prendersi un breve periodo di pausa dopo Campovolo, degli assoli di Mel Previte, dei ragazzi presenti al concerto dalla mattina, di quelli accampatisi dal giorno prima e persino di quelli che hanno bivaccato al Campovolo per 10 giorni prima del concerto (sì, è successo anche questo). Non l'ho fatto e me ne scuso con i lettori. D'altra parte, ho aperto questo articolo dichiarando che non si dovrebbe mai chiedere ai fan di scrivere il resoconto di quanto hanno visto e vissuto al concerto. Le nostre cronache non possono che essere parziali e faziose.
[In allegato all'articolo alcune fotografie scattate durante il concerto e un montaggio video di alcuni momenti della serata che la visione parziale e faziosa di una “fan di vecchia data” considera significativi]
Serena Casu