Libia, giornalisti italiani liberati grazie a ragazzi lealisti
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TRIPOLI, 25 AGOSTO 2011 - Sono finite rapidamente le vicissitudini che hanno portato prima al rapimento e dopo alla liberazione dei quattro giornalisti italiani sequestrati ieri mattina in Libia.
Arrivano rapidamente anche le prime dichiarazioni, con le quali si comincia a delineare lo scenario di svolgimento della vicenda.[MORE]
“Ci hanno salvato due libici, due ragazzi a cui dobbiamo tutto” afferma Domenico Quirico de La Stampa: i due giovani avrebbero fatto irruzione nel luogo in cui erano reclusi i giornalisti, una casa privata a Tripoli. A definire meglio la situazione arriva il breve resoconto di Giuseppe Sarcina, del Corriere della Sera. “Siamo stati liberati da lealisti, c'erano due gruppi differenti” ha dichiarato, precisando poi: “non erano soldati regolari, ma neanche civili. Erano miliziani”.
Stanno tutti bene, quindi, e appaiono molto sollevati.
Il pensiero di tutti va dopo all'autista rimasto vittima degli eventi. “Hanno picchiato e ucciso il nostro autista davanti a noi” ha raccontato Claudio Monici dell'Avvenire a SkyTg24. È lo stesso Monici a ricordare il conducente, con parole commosse: “Era un amico: non un amico da tanti anni, un uomo buono. Parlava un misto di italiano e inglese. Lavoravamo spalla a spalla: lui era spalla a spalla con me quando gli hanno sparato. L'ho visto pregare per la sua vita”.
Intanto non si ferma il vortice della guerra: a Tripoli, davanti all'albergo Corinthia in cui, fra l'altro, soggiornano i quattro giornalisti, sono in corso intense sparatorie.
Gli insorti hanno inoltre annunciato di voler raggiungere, in una marcia simbolica, il carcere di Abu Salim, in cui nel 1996 furono uccisi 1300 oppositori al regime.
Marta Lamalfa