Societa'
Liberta' di parola contraria: le motivazioni sull'assoluzione di Erri De Luca
TORINO, 19 GENNAIO 2016 - La sentenza del diciannove ottobre fu occasione di sorriso per molti. Per Erri De Luca, naturalmente, che si vedeva scollare di dosso l'infausta accusa d'istigazione a delinquere. Per i suoi avvocati che, districandosi nel labirinto del diritto, ove percepire il limite fra giustizia ed morale non è roba per romantici (o per razionali, la formamentis del giurista è tanto varia), riuscirono a trovar le parole buone per dimostrare che no, non si mette a tacere un'opinione. E, poi, per tutti coloro che c'hanno sperato: nella libertà di stampa, nella libertà di parola. Nella libertà d'esser liberi.
La parola contraria. Ha dato questo titolo, Erri De Luca, alle sessantadue pagine in cui tenta non di giustificarsi ma di regalare il valore d'una parola libera al lettore. “Accolgo di buon grano una condanna penale, non una riduzione di significato”. La sentenza emessa dal giudice il 19 ottobre è, per Erri, liberatoria. Intorno allo scrittore, lo spazio per accogliere messaggi di stima è dovuto aumentare a dismisura, proporzionalmente a quanto, con un forzato collegamento linguistico, si vedeva stringere, intorno ad esso, un capo d'accusa pesante, soprattutto per un maestro della parola. Sul retro del libro, la testimonianza che la parola contraria era parola di tanti: “Sul banco degli imputati mi piazzano da solo, ma solo lì potranno. Nell'aula e fuori, isolata è l'accusa”.
[MORE]Oggi conosciamo anche le motivazioni della sentenza che ha scagionato De Luca, in un processo che mai fu capace, comunque, d'ammanettare un pensiero. Impossibile. Benchè ci provino in molti, il pensiero che diviene parola contraria scappa via e fugge ancora. E si trasmette ai più, col suo spirito libero.
“Resto convinto che il Tav sia un’opera inutile e continuo a pensare che sia giusto sabotarla“, la frase incriminata. Insieme a tante altre uscite dell'intellettuale, a sostegno delle tesi contro l'alta velocità in Val di Susa. Ma, secondo la giudice Iadeluca, “deve esserci il requisito dell’idoneità della condotta a turbare l’ordine pubblico, elemento che costituisce il vero e proprio punto di confine tra la libertà di manifestazione di pensiero e l’esigenza di tutela dell’ordine pubblico”. Restituita, quindi, la dignità al termine sabotare, non necessariamente indicativo di ricorso ad atti penalmente illeciti, ma figurante un dissenso. Dissenso, per molti, sacrosanto. Erri De Luca “non ha suscitato consensi e non ha nemmeno provocato “attualmente e concretamente il pericolo di adesione a un programma illecito”, visto che in seguito alla pubblicazione delle interviste all’intellettuale napoletano non vennero messe in atto azioni contro la Tav in un intervallo temporale ristretto”
Nessuna istigazione a delinquere, dunque: “l’elemento della concretezza del pericolo è la linea di demarcazione tra libertà di pensiero e istigazione”.
Parole libere e mai dome, ognuna libera e dignitosa quando racconta ciò che le altre tacciono.
Salvatore Remorgida