Cultura e Spettacolo
Liber@Estate, Mimmo Gangemi ha presentato “Marzo per gli agnelli”
Catanzaro, 20 Luglio - Il cielo è azzurro, le vasche di Cassiodoro alle spalle, il mare calmo abbraccia la Rotonda, questo è lo scenario incantevole con il quale Copanello accoglie il terzo appuntamento della prestigiosa rassegna Liber@Estate 2019. L’autorevole ospite è Mimmo Gangemi, uno dei massimi esponenti di quella letteratura italiana con ambientazione in Calabria che tanto successo sta ottenendo in Italia e all’estero. Presenta il suo ultimo libro “Marzo per gli agnelli”, che in un detto popolare molto usato in Aspromonte significa che per qualsiasi azione bisogna attendere il tempo più appropriato.
“Protagonista di questo libro è la terra di Calabria, ma il vero protagonista in assoluto è il destino dell’uomo. È un affaccio sulla nostra terra, in cui una parte è la malavita, la vecchia e la nuova ‘ndrangheta, ma la parte preponderante è la bellezza descrittiva delle immagini. Ha il pregio di unire la poesia e la magia narrativa nella descrizione della natura che, come ha detto Dino Vitale, presidente dell’associazione Gutenberg, è una natura che canta, e, al contempo, la capacità dell’autore di tratteggiare così bene i tratti fisiognomici delle persone che noi già conosciamo, dopo aver letto qualche rigo, i personaggi perché li visualizziamo. Questa è una dote che hanno solo i grandi narratori.”, così la giornalista e scrittrice Daniela Rabia ha introdotto l’opera prima di stimolare con le sue domande originali e profonde, insieme all’avvocato Sandro Scoppa, che ha fornito un’acuta riflessione sul testo, le risposte dell’autore calabrese.
“Io aggiungerei che protagonista del romanzo è anche la sofferenza nel dolore. L’istinto narrativo mi ha condotto ad immaginare una tragedia famigliare pesante ed intrecciarla con un evento delittuoso. L’elemento ‘ndrangheta, che è importante nel libro, è una casualità dovuta ai luoghi. Se fossi stato romano l’avrei intrecciata con la Banda della Magliana”, questa la chiave di lettura fornita dall’autore che ha poi dedicato un pensiero a due grandi della letteratura italiana scomparsi in questi giorni: «Sono stato sempre felicemente colpito dall’ironia, dal modo di scrivere, dalla maniera in cui intratteneva quando andava in televisione di De Crescenzo, chiaramente ho sempre avuto una grande stima di Camilleri e dei suoi scritti».
Alla domanda su come è nata la sua ispirazione a scrivere ha risposto: «Ho cominciato a scrivere per disintossicarmi dal troppo mestiere di ingegnere, oggi talvolta progetto per disintossicarmi dal troppo scrivere. Ho iniziato per caso e mi sono subito accorto che c’erano tante cose che spingevano per uscire, che pretendevano di diventare inchiostro sulla carta. Il libro che mi ha molto condizionato è “Cent’anni di solitudine”, lo amo talmente da averlo letto almeno cinque volte, lo considero il libro più bello scritto negli ultimi cento anni».
Ha concluso poi sostenendo che “lo stato della narrativa calabrese è florido in questo momento. Dopo decenni di silenzio, ad un certo punto emerge Carmine Abate, colui che ha aperto un ponte nuovo, successivamente siamo emersi io, Gioacchino Criaco, Domenico Dara, Santo Gioffrè, i Lou Palanca, Olimpio Talarico e tanti altri. Un improvviso rifiorire di calabresi che scrivono di narrativa. Secondo me è il degrado di una terra che consente lo sviluppo delle sensibilità che poi producono opere letterarie. La nostra risposta come contrasto alla situazione di degrado che sembra non avere fine della nostra terra”.
Il numeroso pubblico presente sta premiando una rassegna che accoglierà nei prossimi appuntamenti Ercole Giap Parini il 27 Luglio, Nicola Fiorita il 2 Agosto, Domenico Dara il 6, Francesco Pungitore,Gioacchino Criaco, e Olimpio Talarico.
La vendita dei libri è stata curata da Maria Grazia Posca ed Eleonora Fossella della libreria “Non ci resta che leggere” di Soverato.
Ufficio stampa Liber@Estate