Cronaca

Liberato Alessandro Sandrini, ostaggio italiano in Siria dal 2016

BRESCIA, 23 MAGGIO – Alessandro Sandrini è tornato a Brescia, dopo due anni ed otto mesi di sequestro in Siria seguiti al rapimento avvenuto nel 2016 ad Adana, in Turchia. Ad attenderlo alla stazione ferroviaria del capoluogo lombardo c’erano i suoi genitori ed alcuni cronisti, che hanno raccolto i suoi ringraziamenti a tutti coloro che lo hanno aiutato a tornare a casa.

Le circostanze del rapimento e della detenzione forzata del 34enne restano ancora poco chiare. Del resto, del suo sequestro si apprese soltanto un anno dopo la misteriosa scomparsa, avvenuta tra il 2016 e il 2017; Sandrini ricomparve il 19 luglio del 2018 in un video, che ricordava parecchio i classici filmati girati dalle cellule dell’Isis, nel quale appariva inginocchiato davanti a due uomini armati e mascherati e vestito con una tuta arancione (molto simile a quelle indossate dai vari ostaggi uccisi negli anni dagli jihadisti) e pronunciava le seguenti parole: “Vi prego, aiutatemi! Sono stanco. Mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi rapidi. Non vedo futuro, non so più cosa pensare”. La Procura di Roma aveva immediatamente aperto un fascicolo per sequestro di persona con finalità di terrorismo, mentre il governo ha avviato negoziati politici con la Siria per cercare individuare il luogo della detenzione ed i responsabili.

Nel frattempo, però, il nome di Alessandro Sandrini era comparso due volte in Tribunale a Brescia, tra gli imputati di un processo per rapina ed un altro per ricettazione: il 34enne è stato in particolare accusato di aver tentato di vendere ad alcuni cittadini cinesi dei tablet rubati da un fast food a Desenzano del Garda nel 2016, nonché indagato per un altro paio di furti messi a segno con un complice nel Bresciano. Durante la sua detenzione in medio oriente, dunque, su Sandrini pendeva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per rapina.

In Siria, nel frattempo, piuttosto che il governo nazionale, ad attivarsi per la sua liberazione sarebbe stato soprattutto il “governo di salvezza”, istituzione riconducibile alle milizie della galassia qaidista che contestano il regime ufficiale di Damasco proponendosi come unica vera espressione popolare. I miliziani avrebbero infatti condotto sotto traccia complessi negoziati con una banda di criminali autonomi stanziata nella zona di Idlib, area sotto il controllo del “governo di salvezza”, riuscendo infine ad identificare il luogo della detenzione e liberare l’ostaggio. La conferma dei fatti è arrivata in prima battuta da una conferenza stampa tenuta dal gruppo fondamentalista, in cui i miliziani hanno rivendicato di aver contattato spontaneamente il governo italiano per concordare il rimpatrio di Sandrini. Successivamente, sono state diffuse online anche alcune fotografie che ritraevano il 34enne bresciano libero e tranquillamente seduto accanto ad uno dei portavoce del gruppo di contestazione siriano. Secondo “Repubblica”, nei negoziati per la liberazione anche il governo turco potrebbe aver avuto un ruolo di primo piano e comunque è possibile che sia stato pagato un riscatto ai rapitori.

Ad ogni modo, dopo essere stato preso in consegna da alcuni Carabinieri di stanza in Siria, Sandrini è stato riaccompagnato nel suo luogo di residenza nel Bresciano. La custodia cautelare in carcere è stata nel frattempo tramutata in arresti domiciliari – pendendo ancora sul suo capo le accuse di rapina e ricettazione – ma quantomeno per il 34enne l’incubo del sequestro in medio oriente è ormai alle spalle.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: infobae.com