Delitto dell'Olgiata,  condannato a 16 anni l'ex domestico
Cronaca Lazio

Delitto dell'Olgiata, condannato a 16 anni l'ex domestico

lunedì 14 novembre, 2011

 ROMA, 14 NOVEMBRE 2011- Dopo 20 anni dalla morte della contessa Alberica Filo della Torre, il filippino reo confesso è stato condannato a 16 anni di carcere per il suo omicidio. La sentenza, con rito abbreviato, ha messo fine alla storia di un delitto, che dal 1991, andava avanti, assicurando così alla giustizia l’unico colpevole: Manuel Winston Reves. [MORE]

La richiesta del pm, Francesca Loy, era stata l’ergastolo, per questo motivo forse la famiglia della vittima: il marito Pietro Mattei e i figli Manfredi e Domitilla, non ha lasciato dichiarazioni alla fine dell’udienza. L’avvocato portavoce dei Mattei, Giuseppe Marazzita:<< C’è amarezza per la clemenza dimostrata dal giudice - ha dichiarato - la mitezza della sentenza ha destato stupore - e fa notare ancora - la sproporzione tra i 20 anni di sofferenza subiti dalla famiglia Mattei e i 16 anni inflitti all’imputato>>. Nonostante ciò, l’avvocato ha anche espresso soddisfazione per la fine di una tragedia come questa. La riduzione dall’ergastolo a 16 anni è dovuta alla formula del rito abbreviato che prevede la diminuzione fino a un terzo della pena per omicidio. Per l’accusa invece di furto non c’è stato niente da fare, perché il reato è finito in prescrizione, però dalle intercettazioni delle telefonate tra Manuel Winston e un suo connazionale, mai trascritte, e che hanno avuto valore probatorio solo in questo processo, emergeva la preoccupazione dell’imputato di come far scomparire la refurtiva. La confessione dell’ex domestico fornisce il movente dell’omicidio: all’epoca aveva 21 anni, era da poco tempo in Italia, era stato licenziato dalla nobildonna perché beveva troppo e chiedeva anticipi sullo stipendio senza mai restituirli. La mattina del 10 luglio era entrato di nascosto nella stanza della contessa per un chiarimento, ma in preda a un raptus la strangolò e la colpì con uno zoccolo. 20 anni fa fu scagionato grazie alle analisi del Dna, ma il 29 marzo del 2011 è stato fermato nuovamente, dopo due giorni ha confessato il delitto, e un’analisi più approfondita delle tracce rinvenute sul lenzuolo che copriva la vittima, ne hanno confermato la colpevolezza.

Giulia Cancedda

(fonte foto: gexplorer.net)


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