Politica
Wanda Ferro, candidata alla presidenza della Regione Calabria
CATANZARO, 17 OTTOBRE 2014 – Di seguito una lettera aperta ai cittadini calabresi che Wanda Ferro, candidata alla presidenza della Regione Calabria, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook:
“Carissimi cittadini e cittadine di Calabria – scrive Wanda Ferro - ho deciso di rivolgermi a voi ancor prima di presentarvi programmi e intenzioni della coalizione che sostiene la mia candidatura, espressione di un’idea di politica quale servizio per la comunità e perciò non confinabile nei limiti delle forze che pure la propongono e la sostengono, vive e radicate nel territorio, ma aperta e ben più ampia, inclusiva di energie ed intelligenze con le quali abbiamo in comune affinità culturali, legami valoriali, prospettive di crescita e sviluppo.
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Il confronto sulla Calabria che desideriamo partirà molto presto, perché non ci mancano né le idee e neppure la voglia di fare: le tesi programmatiche che a breve sottoporremo alla vostra attenzione saranno di lungo respiro, in grado di superare le pur gravi difficoltà contingenti per abbracciare un orizzonte ampio, al quale tendere attraverso il lavoro di una squadra di esperti che, subito dopo il voto, dovrà mettersi all’opera per predisporre leggi e pianificare interventi da tradurre in concretezza, a partire già dal 24 novembre.
Tuttavia, ritengo doveroso che ancora prima di soffermarsi sugli intendimenti futuri io mi presenti non tanto per parlarvi della mia storia personale o della mia esperienza politica ed amministrativa, ma per rivolgermi alle vostre coscienze alle quali offrire una riflessione che mi auguro possa essere condivisa o, comunque, diventare oggetto di confronto.
Per la prima volta in Calabria, da quando le Regioni esistono, una donna è candidata alla Presidenza della Regione. Un segno di svolta che però da solo, me ne rendo conto, non basta a garantire la genuinità e la bontà del cambiamento che serve e che vorrei realizzare, passo dopo passo, insieme con voi: non è sufficiente essere donne per essere anche bravi amministratori o politici in grado di guardare all’avvenire. Eppure è proprio dalla forza delle donne, dalla loro sensibilità, dal loro cuore di madri, che bisognerà ripartire per tornare a guardare al futuro con occhi diversi, in una terra che, in molte parti dei suoi territori, “stenta” il presente, soffocato com’è da un oceano di diseguaglianze tra chi ha troppo e chi poco o niente. Ciò non mi sta più bene, non può star bene a nessuno che abbia davvero a cuore la Calabria e non solo.
È necessario un sussulto che faccia ritornare da un lato alla sobrietà, alla misura, all'essenzialità, e dall’altro alla verità, alla moralità, alla capacità di giudizio. È questo l’obiettivo da cogliere per dar vita alla Calabria che sogniamo, quella che sulle gambe dei suoi giovani talenti, delle sue imprese d’eccellenza, dei suoi uomini e donne di buona volontà, cammina ogni giorno, spesso nel deserto dell’indifferenza interna ed esterna o nei miasmi del malaffare ‘ndranghetista.
Questa Calabria c’è, vive e lotta ogni giorno per rinascere dalla crisi degli ultimi anni, che non è stata solo debolezza economica o finanziaria, ma forse soprattutto mancanza di un patrimonio di valori e ideali nei quali credere e riconoscersi e costruire un’identità di popolo.
Un nuovo equilibrio è destinato a imporsi a partire dalla consapevolezza – ineludibile, specie per chi come me, da cattolica, è impegnata nel servizio in politica - di dover tagliare il peggiore dei meccanismi: procurarsi il consenso elettorale attraverso la gestione della cosa pubblica sotto il segno del potere per il potere, troppo spesso trascurando l’etica e la razionalità.
Non è, non può, non deve essere il tempo dei portatori dei voti, dei colonnelli e dei cacicchi malauguratamente bravi a spostare consensi giocando sulla disperazione. La Calabria ha bisogno di una stagione nuova, di una fase di rilancio etico ed amministrativo, di una classe dirigente capace di guardare oltre l’oggi, di amministratori capaci di scaldare i cuori, infiammare la speranza, generare sogni. Vogliamo puntare sul lavoro, al quale dedicheremo tutta l’attenzione possibile, per liberare dalla schiavitù del bisogno il maggior numero possibile di famiglie. Taglieremo le ali alla burocrazia, perché smetta d’essere un mostro terrificante per imprese e professionisti. Promuoveremo un censimento per capire, all’interno dei nuclei familiari, per capire quante siano in ciascuna di esse le fonti di reddito e lanciare un piano di sostegno a favore di quelli che, al contrario, ne hanno meno o nessuno.
Molto c’è da fare, insomma, per invertire la rotta, ma non voglio restare a guardare e permettere che altri lo facciano. Certo una svolta immediata è difficile, ma non impossibile. Ecco perché sollecitarla diventa impellente oltre che doveroso. Per riuscirvi, tutti e ciascuno siamo chiamati a riconsiderare gli stili della nostra esistenza, il primo vero cambiamento riguarda la valutazione che noi diamo della realtà e, in concreto, il peso che riconosciamo a questa virtù nella scala dei valori.
«Perché un pensiero cambi il mondo», scriveva Albert Camus, «bisogna che cambi prima la vita di colui che lo esprime. Che si cambi in esempio». È questa la sola strada praticabile per ritrovare una prospettiva di fiducia e di speranza: sobrietà e solidarietà affinché le giovani generazioni imparino a camminare verso l’avvenire tenute per mano dai loro padri e dalle loro madri”.
Fo