Cronaca
Lettera aperta: Pronto soccorso ospedale Annunziata."Non tutte le storie hanno un lieto fine"
COSENZA 7 FEBBRAIO - Non tutte le storie hanno un lieto fine, questa è una di quelle. Ma ciò non toglie che si possano trovare aspetti positivi, cose belle anche in questo caso, basta cercarle, basta avere gli occhi per vedere e le orecchie per sentire. Nel buio più profondo la luce da più forza e sicurezza. In questo caso la luce è stata molto intensa. E queste parole vogliono dimostrare tutta la gratitudine per chi quella luce ha avuto modo di accenderla e tenerla viva per diversi giorni senza se e senza ma.
Ogni occasione è buona per parlare male di questa Regione che spesso sa essere matrigna, sa togliere più che dare, ti rende schiavo di un meccanismo perverso che ti porta quasi ad annientarti. I problemi sono sempre tanti, innumerevoli, tutti conosciuti abbondantemente. Ignoranza, corruzione, burocrazia, nepotismo, indifferenza. A tutti è capitato qualcosa perché fossimo portati a maledire il giorno in cui siamo rimasti e non abbiamo accettato quella proposta di lavoro all'estero o non siamo partiti in maniera autonoma per un qualunque posto di questo mondo. Ma questo giorno non è oggi, questi problemi non sono in questa storia.
Uno dei protagonisti, principali, di questa storia, è il famoso zio d’America, che tutti aspettano anelando chissà quali ricchezze, senza però pensare ai sacrifici fatti per arrivare a quelle ricchezze. La storia contempla un femore rotto, un ricovero in ospedale, un trasferimento in una clinica del comprensorio ed un secondo ricovero in pronto soccorso. Il secondo ricovero dovuto ad un infarto intestinale. “infarto intestinale”, ammetto la mia ignoranza, nemmeno immaginavo il concetto. Una volta colmata questa ignoranza, capisci che è una pietra tombale sulla storia. Non solo metaforicamente. È in questo momento però che vedi accanto a te, non più “solo” camici bianchi, ma vedi persone con te, che con te soffrono e che con te piangono. Capisci che la tanto bistrattata sanità regionale non è poi messa così male, perché se è vero che ci sono tantissimi problemi, ma quei camici bianchi, quelle persone, i problemi te li vogliono risolvere. Li vogliono risolvere non perché vengano pagati o perché qualcuno li ha “buttati” lì. Li vogliono risolvere perché lì ci sono andati loro, e ci sono andati per scelta. Perché certe cose si scelgono e si scelgono perché vanno fatte e bisogna farle, perché le si vuole fare e l’unico vero utile, l’unico vero tornaconto sarà quella persona che potrà andare via con le proprie gambe. Conta questo. nothing else
A questo punto i protagonisti aumentano. Sono gli OSS, in particolare le due biondine, sempre sorridenti, sempre con una parola gentile per tutti, per una parola amica, l’OSS dai capelli corvini che con fare militare riesce a mettere in riga chi non ha nessuna intenzione di lasciarli lavorare serenamente; ci sono gli infermieri che imperterriti, contro tutto e tutti fanno il loro dovere e si lasciano imprecazioni ed urla alle spalle; ci sono i medici che chiamano, urlano, corrono… piangono. Perché loro le vite le vogliono salvare. Loro sono contenti quando riescono ad aiutare. Loro sono nostri amici, non sono lì perché ci devono contrastare o ostacolare. Vogliono solo che il nostro congiunto o noi stessi, guariamo il prima possibile. Anche per poterci togliere dai piedi, perché noi “utenti” spesso, troppo spesso, non siamo “pazienti”.
Grazie a tutti Voi, sono certo zio Francesco Vi avrebbe ringraziato uno per uno e sono altrettanto certo del baciamano che avrebbe fatto a tutte, con stile, con classe. Sono certo che da lassù Vi avrà ringraziato per tutto quello che avete fatto, a dispetto di tutto. Da parte mia, senza voler far torto a nessuno vorrei dire un grazie particolare alle dott.sse VIGGIANI e MILETO ed al dott. MITARITONNO.
Grazie a tutti per la vostra competenza e per la vostra umanità. Grazie a tutti perché fate quello che fate in qualunque condizione
Ing Massimiliano Berardelli