Cronaca

"Lettera aperta": Beppe Servegnini si rivolge ai giovani che oggi scenderanno in piazza

ROMA, 24 NOVEMBRE 2012- Tra ricordi un po’ sbiaditi da foto polaroid, rimandi ad una storia lontana qurant’anni ma mai come oggi recente e qualche consiglio da “vecchio saggio”, Beppe Severgnini si rivolge ai giovani che oggi scenderanno in piazza. Usa l’editoriale del “Corriere della Sera” per invitare alla non violenza. Spiegando le sue ragioni.[MORE]

“Sia chiaro” apre lapidario il pezzo Severgnini. “Se usciremo da questo pantano, sarà per merito dei nostri ragazzi. La generazione dei nostri genitori ha ricostruito l’Italia. La nostra- i numerosi, loquaci, egocentrici figli del boom- l’ha arredata in modo da starci comoda. Ma la fattura, adesso, è in mano ai nostri figli e nipoti, sotto forma di debito pubblico e non solo”. Un quadro che attraversa con poche righe circa sessant’anni di storia italiana. Dalla fine della guerra, al miracolo economico, dalle agitazioni degli anni Sessanta e al buio dei Settanta, arriva fino ad oggi, alla manifestazione dei giovani arrabbiati, delusi, incattiviti da una quotidianità sociale, politica ed economica che li degrada e li sfrutta. “Non ha colpe” questa generazione ed “ha ragione a protestare. Un ragazzo di vent’anni non ha avuto né il tempo né il modo di combinare i disastri che vediamo. Ma non deve protestare in modo violento, e quindi sbagliato. Sbagliato tre volte. Perché pericoloso. Perché inutile. Perché controproducente.”

Severgnini cerca di spiegare perché la violenza non è la risposta. Battendo soprattutto sul tasto del controproducente. “ I coccodrilli italiani, acquattati dentro la solita melma, non aspettano altro. Una scusa, un’occasione per dire che non serve cambiare. Un pretesto per ripetere che le carenze nazionale sono le inevitabili imperfezioni di una società vitale”. E’ poi è pericoloso perché “ci siamo già passati, negli anni Settanta. S’è cominciato a tollerare le minacce in assemblea e a giustificare caschi e spranghe in corteo; si è finiti ad asciugare il sangue per strada” ricorda, cercando di sensibilizzare quanti vedono in un atteggiamento aggressivo la giusta risposta all’inerzia sociale. “Aiutare vuol dire non tollerare la violenza, mai” scrive ancora Severgnini “ Ma semplificare l’ingresso nel mondo del lavoro, aumentare le risorse all’istruzione e alla ricerca, coinvolgere una nuova generazione in ogni decisione. Mai sprecare una buona crisi. In momenti come questi bisogna investire; non quando tutto va bene.”

Il finale è quantomeno fonte di riflessione. “Ivano Fossati ha cantato “la fortuna di vivere adesso questo tempo sbandato”. Un’affermazione poetica e paradossale, ma corretta. Non sono infatti le difficoltà ad affondare le generazioni. Sono invece i vizi, l’arroganza, la sufficienza, la falsità”. Ne terrà conto chi oggi scenderà in piazza?

Federica Sterza
 

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