Politica

Letta: «In Europa ayatollah del rigore, così si muore. Italia conti in ordine, adesso la crescita»

ROMA, 22 NOVEMBRE 2013 - Stasera il presidente del Consiglio, Enrico Letta, sarà presente a Berlino al “Fuehrungstreffen Wirtschaft 2013”, importante meeting di economia organizzato dal quotidiano di Monaco Sueddeutsche Zeitung. Qui, in vista del semestre italiano di presidenza Ue, illustrerà la posizione che l’Italia intende assumere per superare la crisi economica che assedia gran parte dell’Europa.[MORE]

In tal senso il premier Letta sembra avere le idee abbastanza chiare: stop al rigore ad oltranza imposto dalla Germania e perseguire al più presto la strada della crescita. Questi alcuni dei punti salienti che lo stesso presidente del Consiglio ha esposto stamattina durante l’intervento all’assemblea di Federcasse, la Federazione italiana delle Banche di Credito Cooperativo-Casse Rurali ed Artigiane.

All’inizio del suo intervento il premier si è soffermato tuttavia sull’imprescindibile valore dei titoli di stato: «Finché non arriveremo almeno a un tasso al 3% sui bond decennali, fino a che questo non diventa punto di riferimento del sistema, continueremo a vivere una situazione di vulnerabilità».

Ma lo stesso Letta ha sottolineato come l’azione del suo governo si è mossa in maniera precisa per far fronte al risanamento dei conti, ponendo molta attenzione «sulla stabilità e sui tassi di interesse». Il tutto non senza difficoltà, considerate le forti pressioni provenienti sia dal fronte europeo, sia da quello nazionale: «Sul fronte europeo – spiega difatti il premier – per alcuni ayatollah del rigore questo non è mai abbastanza, ma di troppo rigore l’Europa finirà per morire e le nostre imprese finiranno per morire. Sul fronte interno troppi pensano che si possa fare deficit e debito. Noi siamo in mezzo. Stiamo battagliando su due fronti. Servono spalle solide per reggere i due fronti opposti. Ma noi abbiamo bisogno di alleati sia dentro che fuori in Europa».

È tra “l’incudine ed il martello” che, dunque, questo governo si è fatto strada facendo in modo che «per la prima volta – afferma sempre il presidente del Consiglio – l’Italia dopo molto tempo nel prossimo anno avrà sia debito che deficit in discesa». Insomma «la stagione di solo rigore ce la siamo lasciata alle spalle ma quella della crescita deve basarsi sulla solidità dei conti».

Forte di queste ragioni «oggi andrò a Berlino – ha precisato Letta – e spiegherò che l’Italia ha le carte in regola perché a livello europeo la nostra voce sia ascoltata. Siamo convinti di poter dire con forza che c’è bisogno di una politica Ue per la crescita perché abbiamo i conti in ordine, l’Italia ha fatto un percorso che ci consente e ci obbliga a spingere sulla strada della crescita».

Le battute finali del suo discorso Enrico Letta le riserva alla discussa legge di Stabilità e alla funzione della Banca centrale europea: «Le polemiche e le critiche si questi giorni sulla legge di Stabilità sono legate al fatto che tutti vorrebbero più soldi e più spesa ma questo significherebbe sforare il bilancio, ecco perché abbiamo messo in campo la spending review».

Sulla Bce, invece, afferma: «Grazie alla guida autorevole di un italiano, Mario Draghi, ha saputo affrontare la crisi, ha calmato la crisi e ci ha consentito di avere gli strumenti per affrontare una situazione ancora difficile, ma non possiamo – ha precisato il premier – chiedergli di svolgere un ruolo non suo. Non si può chiedere alla Bce di occuparsi di crescita e investimenti. Nell’Ue – ha concluso il premier – c’è un altro organismo a cui non si è data sufficiente importanza che è la Bei (Banca europea per gli investimenti) e che può favorire le imprese con la possibilità di lavorare insieme alle tre grosse casse deposito e prestito, italiana, francese e tedesca che possono essere strumenti di garanzia per le Pmi. Se non riusciamo a fare questa battaglia a livello europeo possiamo fare piccole battaglie nazionali, ma è tutto più difficile ».

(Immagine da agi.it)

Giovanni Maria Elia