Cronaca

L'eredità dei missili di Comiso? L'ecoMUOStro

NISCEMI (CALTANISSETTA), 2 GIUGNO 2012 - Trent'anni fa, mentre Stati Uniti ed Unione Sovietica si contendevano il mondo diviso del Muro di Berlino, l'Europa conobbe un terzo “giocatore”, che per un decennio si oppose alla politica del riarmo sovietico-statunitensi sotto la bandiera del “Senza missili dall'Atlantico agli Urali” e che vide, per l'Italia, il momento più importante durante la pacifica battaglia contro i missili della base americana di Comiso. Quel movimento vedeva tra i propri leader Pio La Torre e Pippo Fava. Proprio quest'ultimo, all'epoca, titolò un proprio articolo «ti lascio in eredità i missili di Comiso». «Discutiamone per un istante poiché si tratta della nostra vita e soprattutto di quella dei nostri figli», scriveva il giornalista, che verrà poi ucciso dalla mafia l'anno dopo, «La guerra nucleare è come un assassinio mafioso: non si dichiara, ma si esegue, cioè si scatena senza preavviso e nel momento più imprevedibile». Oggi, forse, lo titolerebbe in un altro modo: «ti lascio in eredità l'ecoMUOStro di Niscemi».

Si chiama Muos, acronimo di Mobile User Objective System, è una stazione di telecomunicazioni satellitari formata da tre antenne di 18,4 metri di diametro (due funzionanti perennemente ed una di riserva, stando ai dati forniti dalle autorità militari) e due torri radio alte 149 metri che la Marina militare degli Stati Uniti ha intenzione di terminare entro il 2015, con una colata di cemento prevista in 2059 metri quadri. Luogo scelto per il posizionamento la riserva naturale “Sughereta” di Niscemi, Caltanissetta, Sicilia sud-orientale, dove è già presente – in contrada Ulmo – una base americana. O sarebbe meglio dire “Portaerei Sicilia sud-orientale”. Il suo scopo è, anche, quello di decuplicare la trasmissione delle informazioni. «Significa che basta anche una tempesta solare, che ha degli effetti enormi sulle telecomunicazioni» - diceva Antonio Mazzeo nel suo intervento nell'ambito del convegno nazionale Scuola e Ambiente tenutosi al liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Niscemi - «arrivano dei byte errati ad un computer, vengono letti in modo errato e possiamo scatenare una guerra nucleare».[MORE]
Come trent'anni fa, con i 112 missili Cruise a testata nucleare e la creazione della base militare di Comiso, nel ragusano, segnale eloquente ed inquietante che la guerra globale stava – e sta – spostandosi nel mare nostro.

Il luogo prescelto, dicevamo, è la riserva naturale di Niscemi, che fa parte della rete di Natura 2000 come sito di interesse comunitario ed inserita nel maggio 2008 nel Piano territoriale paesaggistico approvato dalla Provincia, che la definiva sotto «livello di tutela 3», limitando la possibilità di intervenire solo per la «rinaturalizzazione» e la «sostituzione delle specie vegetali alloctone con specie autoctone […] in un'ottica integrata di consolidamento delle funzioni ecologiche e protettive».
L'esatto opposto di quello che è stato fatto l'1 giugno 2011, quando l'Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Sicilia autorizza l'avvio dei lavori, in barba a quanto deciso solo tre anni prima.

L'antico feudo Ulmo di Niscemi – dove verranno installate le antenne – ospita già dal 1991 la “Naval Radio Transmitter Facility N8”, già così una delle più grandi stazioni di telecomunicazione della Marina degli Stati Uniti nel Mediterraneo utilizzata per le trasmissioni ad alta e bassa frequenza (rispettivamente HF ed LF) dei comandi americani e delle forze militari a stelle e strisce operanti nel quadrante geo-militare compreso tra il Mar Mediterraneo, l'Asia sud-occidentale, l'Oceano Indiano e l'Atlantico che già vede il funzionamento a pieno regime di 41 antenne per le comunicazioni in alta e bassa frequenza (di cui in funzione 27 secondo quanto dicono gli americani), diverse però da quelle previste dal progetto Muos. La base di Niscemi - 144 ettari di riserva quotidianamente attraversata da auto, camion pesanti, ruspe e betoniere - essendo l'unica nel bacino mediterraneo a rispondere a determinate caratteristiche, viene utilizzata dal 2006, dopo la chiusura della base di Keflavic (Islanda) per le comunicazioni con i sottomarini nucleari statunitensi, le comunicazioni tra i diversi centri di supporto tattico e le operazioni aeroterrestri della base navale di Sigonella.
«Stiamo realizzando il Muos» - afferma l'ammiraglio Victor See Jr., responsabile del settore ricerca, sviluppo ed acquisizione spaziale della marina americana - «a partire dalle infrastrutture terrestri associate per poi connetterlo ai terminal e ai siti periferici JTRS (Joint Tactical Radio System) del servizio Uhf (Ultra High Frequency, ndr). Le comunicazioni ad altissima frequenza sono uno dei principali obiettivi di interconnessione con gli utenti mobili – esercito, marina ed aeronautica militare – nei teatri periferici di guerra». «Quando il sistema sarà pienamente operativo» – continua l'ammiraglio in un articolo di Antonio Mazzeo (professore di scuola media, giornalista “obiettore” e peace researcher dal cui preziosissimo lavoro di inchiesta traggo la maggior parte delle informazioni presenti in questo articolo) - «ci sarà una coppia di sistemi satellitari che garantiranno il trasferimento di informazioni dalle unità di guerra operanti a terra o in mare verso lo spazio e da lì ai terminali terrestri. Il sistema Muos utilizzerà anche tecnologia di tipo commerciale».

Il progetto prevede la creazione di un sistema integrato, il Muos Ground System, con il posizionamento di antenne anche a Norfolk (Virginia) a Wahiawa nelle Hawaii e Geraldton in Australia.
In pratica a Niscemi si sta costruendo una serie di “mega-antennoni” per la telefonia mobile delle forze militari statunitensi mediante l'uso dei satelliti.

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(foto:corriereinformazione.it)
Andrea Intonti