L'Ente Parco Nazionale dell'Aspromonte promuove un percorso turistico religioso
Cultura e Spettacolo Lazio Roma

L'Ente Parco Nazionale dell'Aspromonte promuove un percorso turistico religioso

lunedì 24 maggio, 2010

Una Calabria di pace quella bizantina, di scambi, promotrice di incontri di civiltà e transizioni, una Calabria che pone un ponte tra la civiltà d’Oriente e quella di Occidente, area all’interno della quale circa 1500 monasteri, intorno all’anno 1000, si diffusero nel regno di Napoli.
In Calabria se ne contano almeno 400, e segnano una pagina di storia religiosa fra le più significative. L’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte promuove quindi un percorso turistico-religioso che recupera la copiosa produzione intellettuale lasciata dai monaci che vi abitarono, esaltando la natura incontaminata che li ospitava.[MORE]

Grazie all’interesse della Regione Calabria e delle associazioni presenti sul territorio, Leo Autelitano, presidente dell’Ente aspromontano, ha attirato l’attenzione sul recupero dei territori, dei quali i sindaci coinvolti si stanno interessando in maniera più che attiva.
Il percorso vuole essere un omaggio alla grandezza della Calabria Bizantina e dei santi italo-greci che la resero nota.

L’itinerario religioso ‘Il cammino della fede’, presentato il 23 maggio a Bova, in Calabria, si sviluppa lungo il crinale dell’Aspromonte, per snodarsi poi a ridosso delle Serre Vibonesi, sul versante Jonico della provincia di Reggio Calabria, fino alla Certosa di Serra S. Bruno.

Si tratta di un cammino tematico che si propone l’obiettivo di attraversare i siti sui quali insistevano gli antichi monasteri bizantini, per riscoprire la storia dei monaci più conosciuti e ancora oggi venerati come santi.

Sul tratto iniziale del tragitto che partendo da Bova si congiunge al paese di Africo Vecchio, incontriamo un monaco cenobita, con forte inclinazione alla preghiera in solitudine e alla contemplazione, Leo Rosaniti, nativo di Bova e vissuto per un lungo periodo ad Africo Vecchio, proprio presso il convento dell’Annunziata.

Leo, vissuto attorno all’anno 1000, è San Leo, patrono oggi dell’Arcidiocesi Reggio-Bova, città quest’ultima nella quale nel 1600 è stato edificato il santuario dove si conserva parte delle reliquie, portate in processione nelle giornate dal 5 all’8 maggio.

Anche ad Africo si svolge la medesima celebrazione che porta la restante parte delle spoglie per il paese. Esiste in realtà una sorta di contesa storica fra le due comunità circa l’appartenenza del Santo che portò, pare per sottrazione furtiva, a una divisione delle stesse reliquie.

Sono diversi i miracoli che gli si attribuiscono, uno è la trasformazione della pece in pane per sfamare la popolazione. L’attività di lavoro del Santo, che ne rese celebre la vita, la ritroviamo nove secoli dopo, con la stessa passione e attaccamento, nella missione di U. Zanotti Bianco che soggiornò a lungo proprio ad Africo Vecchio.

Attraversando la parte alta dell’Aspromonte, sotto il promontorio del Montalto, raggiungiamo Polsi, dove sorge il santuario dedicato alla Madonna, luogo sul quale è stato edificato, in epoca bizantina, un monastero in ricordo dell’apparizione della Vergine ad un pastorello che aveva trovato il proprio vitello chinato di fronte a una croce.
Risalendo da Polsi, continuando lungo il crinale, si attraversano luoghi che rievocano momenti più recenti di fede, come il caso della beata Rosella Staltari, una ragazza umile, proveniente da Anonimina, definitasi serva del Signore e quindi dedita tutta a Dio, che morì all’età di soli ventitré anni.

Presso Gerace si visitano poi i luoghi dell’eremitaggio più antico, dei monaci nelle grotte, come quella di ‘San Jeunìo’; si ha poi il santuario della Madonna di Prestarona, sito sul quale insisteva un antico edificio sacro lungo il crinale che da Gerace porta al santuario di S. Nicodemo, fondatore del monastero del quale restarono solo le fondamenta sulle quali fu edificata una chiesa. Insistendo su un punto focale dell’Aspromonte, il monastero era sito lungo la dorsale che dal paese di Mammola sullo Jonio conduce a Cinquefrondi sul Tirreno.
Nel tempo, il luogo frequentato da briganti, indusse i monaci ad abbandonare quel posto, per stabilirsi presso l’abitato di Mammola, ove edificarono un santuario, cioè l’odierna abbazia di S. Biagio.

Da Mammola, uscendo dal territorio del parco Nazionale dell’Aspromonte, si attraversa l’area di Caulonia, dove sorge il santuario di S. Ilarione, per risalire sul Monte Stella, antico insediamento monastico, frequentato oggi per ritiri spirituali.

Da Monte Stella, prima di arrivare a Bivongi, attraversando l’antica Stilo, si può visitare la Cattolica, un gioiello dell’arte bizantina, intitolata a Tommaso Campanella, monaco e filosofo, nato nel casale di Stignano, appartenente a Stilo.

Presso Bivongi, il sito più conservato della storia del monachesimo bizantino, nella provincia di Reggio Calabria, è il monastero di S. Giovanni Therestis, fondato dall’omonimo monaco, detto il mietitore, per via del miracolo col quale salvò il grano dalla tempesta. Il monastero fu recuperato da un’operosa attività dei monaci del monte Athos, e lì vive un religioso ortodosso appartenente alla chiesa rumena.

Da Bivongi, lungo la strada dei monaci, si sale fino a Serra San Bruno, attraversando la residenza di re Ferdinando II di Borbone, una struttura di alto valore storico, nel centro della foresta.
Si arriva poi a Serra San Bruno, meta finale del percorso, dove si trova la Certosa, luogo sacro abitato da monaci dediti all’isolamento e alla preghiera.
Lungo il tragitto è possibile osservare gli spettacolari scorci panoramici che riportano alla mente gli scenari libici, così come quelli più propriamente ellenici, mentre si pensa anche a paesaggi esclusivamente nord-africani.

È possibile scoprire i sapori naturali di questa terra fermandosi a mangiare nelle osterie e presso le cantine che permettono di degustare piatti tipici della tradizione unendoli al nettare degli dei, tratto dai vitigni più pregiati.

Si parla poi di San Nilo, fondatore del monastero di Grottaferrata dove attualmente si ha la raccolta più consistente di testimonianze sul monachesimo; San Bartolomeo di Rossano, il monaco accreditato a Costantinopoli dove si recava spesso; San Fantino, Sant’Elia il Giovane, combattente sul fronte del cristianesimo contro le razzie degli arabi e poi ancora i monaci Barlam e Leonzio, che insegnarono il greco a Petrarca.

Una Calabria colta, erudita, attrezzata sul terreno spirituale e culturale, culla di civiltà egemoni anche sul profilo giuridico e amministrativo, del quale i bizantini diedero testimonianza di preparazione e maestria.
 


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