Cronaca

Lele Mora, le amicizie pericolose e lo zio di Mubarak

Iseo, 22 Giugno - L'arresto di Lele Mora, l'impresario dei vip, per bancorotta fraudulenta rischia di movimentare gli ambienti dello spettacolo, ma non solo. E' stato infatti verificato e appurato, nel tempo, come i suoi interessi siano ben più ampi e diversificati di quanto potesse apparire. Non tremano quindi solo gli uomini dello spettacolo, ma anche il mondo politico trattiene in silenzio il fiato. Si sa, il carcere aiuta, non solo le dichiarazioni, ma anche le spontanee confessioni. Il clima estivo, non ancora torrido, se così fosse rischierebbe di infiammarsi di colpo.[MORE]

La vita di Mora , è scontato, rimane un fatto suo , una vicenda privata. Libero l'uomo di scegliersi lavoro, svaghi ed amicizie come meglio crede. E' in fondo questa la libertà assoluta di ognuno di noi, ricercata, voluta, perseguita. Ma la libertà pone anche limiti, sono quelli dettati dalle leggi, dal vivere civile, dalla convenienza o dal semplice fatto di occupare determinati incarichi, di praticare un determinato lavoro e non un alltro. Ad un magistrato ad esempio non sarà mai permesso frequentare abitudinariamente un mafioso, un ladro, un delinquente. Ci sono amicizie che rischiano di essere pericolose, inopportune, inappropriate. Lele Mora può essere amico di chiunque, ma un Presidente del Consiglio non può essere amico di Lele Mora, non può essere una sua frequentazione abitudinaria senza che qualcuno si chieda quali argomenti o interessi li accumunino.

Lele Mora ora è un carcerato, le accuse nei suoi confronti sono pesanti, mi auguro che non ci sia qualche idiota che inizi a parlare di toghe rosse, e che per una volta la giustizia sia lasciata al suo corso. Mi auguro che tutto rimanga nei limiti della decenza. Speriamo proprio, e lo dico con il sorriso sulle labbra, visto che Emilio Fede è già sceso in campo a sua difesa, che non compaia poi anche un qualche mentecatto di turno che telefoni in questura avvisando che Lele Mora è lo zio di Mubarak. Non vorrei poi che i nostri parlamentari fossero costretti a bersi sfrontatamente pure questa.

Ivan Zatti