Cronaca

Legge Brunetta, Tribunale lavoro di Livorno solleva la sua incostituzionalità

LIVORNO, 14 SETTEMBRE 2011- Accolta dal Tribunale del lavoro di Livorno l’eccezione sollevata da 50 tra docenti e personale Ata della provincia di Livorno, in riferimento alla cosidetta legge Brunetta. Nello specifico, come si legge nell’ordinanza firmata dal Jacqueline Monica Magi, datata 5 agosto 2011, si è evidenziato che la norma presenta profili di incostituzionalità con riferimento agli articoli 3, 32, 36 e 38 della Costituzione .[MORE]

Riguardo all'articolo 3, nell'ordinanza si rileva "un'illegittima disparità di trattamento nel rapporto di lavoro dei lavoratori del settore pubblico rispetto a quelli del settore privato".

In riferimento all'articolo 32 della Costituzione che sancisce il diritto alla salute , la norma voluta dal ministro Brunetta "crea di fatto un abbassamento della tutela della salute del lavoratore - scrive ancora il giudice del Tribunale del lavoro di Livorno - che, spinto dalle necessità economiche, viene di fatto indotto a lavorare aggravando il proprio stato di malattia, creando così un vulnus a se stesso e al Paese".


Continua la sentenza sottolineando che , in riferimento all'articolo 36 in sostanza con la decurtazione dello stipendio, "dati gli stipendi che percepiscono ad oggi i lavoratori del comparto pubblico, il guadagno diventa tale da non garantire al lavoratore una vita dignitosa".


Per quanto concerne l'articolo 38, "privare durante la malattia un lavoratore di parte dello stipendio e della retribuzione globale di fatto integra esattamente quel far venire meno i mezzi di mantenimento e assistenza al cittadino in quel momento inabile al lavoro".

il Tribunale di Livorno, solleva la questione dell’incostituzionalità sull’art. 71 della legge 133/2008 (appunto la Legge Brunetta), che prevede una decurtazione dello stipendio per i primi dieci giorni di malattia dei dipendenti pubblici.


Come spiega l’avvocato Claudio Altini, legale dei 50 lavoratori: “Di fatto la malattia diventa un lusso che il lavoratore non potrà più permettersi e ciò appare in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione che prevede che sia garantita una retribuzione proporzionata e in ogni caso sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa”.
 

Rosy Merola