Legambiente: "Frane e alluvioni innaturali", spesi 574 milioni
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ROMA, 9 NOVEMBRE 2011 – Sono stati stanziati per le emergenze idrogeologiche in Italia 574.394.400 di euro in appena 24 mesi. A fare i conti è Legambiente che pubblica il dossier “Frane e alluvioni: disastri naturali”.[MORE]
Si perché secondo l’associazione ambientalista, le cause del disastro che ha colpito l’Italia nei giorni scorsi non sono solo ambientali ma la colpa sarebbe anche dell’operato umano e della mancata prevenzione di certe situazioni.
«Alla base delle tragedie che nei giorni scorsi hanno colpito la Liguria e la Toscana ci sono sicuramente eventi eccezionali di piogge molto intense che hanno portato 300 mm di pioggia in sole 13 ore ad abbattersi sulla città di Genova o 366 millimetri di pioggia in un giorno sul territorio della Lunigiana e 500 millimetri che sono caduti a Brugnato in provincia di La Spezia. Eventi molto intensi e violenti, ma la cui eccezionalità si è ormai trasformata in normalità», si legge nel report dell’associazione. Quindi sono ormai evidenti cambiamenti climatici nel nostro paese che da ora in poi dovranno essere tenuti in considerazione nella gestione del territorio.
Per Legambiente però la causa del disastro che si è consumato nei Comuni coinvolti non è imputabile solo al maltempo e alle pioggie. Quali allora le cause? «Una gestione sbagliata del territorio e delle aree considerate ad elevato rischio idrogeologico, la mancanza di adeguati sistemi di allertamento e piani di emergenza per mettere in salvo la popolazione, insieme ad un territorio che non è più in grado di ricevere precipitazioni così intense sono i fattori che hanno trasformato un violento temporale in tragedia».
Secondo l’associazione in questi posti si poteva prevenire in quanto i territori colpiti erano da tempo a rischio e già negli anni scorsi vi erano stati problemi. Un anno fa, per esempio, Sestri Ponente, a pochi chilometri dal centro di Genova, è stata colpita da un'alluvione che ha coinvolto i rii di questa parte della città. Il fango ha sfondato vetrine e portoni, prelevando e trascinando tutto con sè. Un uomo è stato travolto dalla corrente. Negli anni ’70 la stessa area era stata colpita provocando 25 morti.
In Toscana il disastro non era solo annunciato ma ben segnalato (e da ben 13 anni) nelle mappe del rischio idraulico dell`Autorità di Bacino del Fiume Magra. Osservando la cartografia, infatti, è impressionante l`esatta sovrapposizione dell`area a `Rischio idraulico molto elevato` della mappa con la superficie coperta dall`acqua il 25 ottobre scorso ad Aulla. Nonostante lo studio e la perimetrazione di queste zone da parte dei tecnici da 13 anni a questa parte si è continuato a costruire ed autorizzare attività commerciali, servizi pubblici ed abitazioni. Lo stesso vale per l’Isola d’ Elba.
Per questo Legambiente ha proposto nel suo dossier anche delle soluzioni concrete al problema: destinare più risorse per la difesa del suolo e i programmi nazionali di prevenzione, coinvolgere la comunità scientifica nella programmazione e nello studio delle misure più adeguate di prevenzione, dare priorità a quegli interventi che mirano al riequilibrio dell’assetto idraulico del territorio e delle dinamiche fluviali, delocalizzare le civili abitazioni, gli edifici e le aziende site in aree a irrisolvibile rischio, attuare un’azione costante di manutenzione, applicare una politica attiva di “convivenza con il rischio” applicando sistemi di previsione delle piene e di allerta e piani di protezione civile aggiornati, testati e conosciuti dalla popolazione.
Marika Di Cristina