Lega: Salvini a giudice, nessuna raccomandazione a mie ex compagne
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MILANO, 22 GENNAIO - Con la sua deposizione come parte offesa nel processo a carico di un consigliere regionale grillino, il segretario leghista Matteo Salvini rivendica la regolarita' delle assunzioni delle sue due ex compagne nelle amministrazioni pubbliche. "La madre di mia figlia e mia ex compagna Giulia Martinelli - ha spiegato al giudice monocratico Stefania Donadeo - ha vinto un concorso pubblico in Regione dieci anni fa e lavorava con la direttrice dell'Asl di Milano che poi e' diventata Assessore al Welfare in Regione e l'ha chiamata come sua persona di fiducia. [MORE]
La mia ex moglie, Fabrizia Ieluzzi, ha ricevuto una chiamata diretta da un Assessore che conosceva prima che ci sposassimo". Il tema del processo e' quello della presunta 'raccomandazione" per un lavoro in un'azienda sanitaria locale da parte della Lega di Luca Morisi, spin doctor di Salvini. "La Lombardia e' una regione intrappolata nella ragnatela leghista - scrisse il 30 giugno 2016 il consigliere regionale grillino Stefano Buffagni sul suo sito e su Facebook - una fitta rete di contatti e uomini di fiducia agli ordini di Salvini e di Maroni. Una sorta di cupola che ricorda quella del Pd romano che usa risorse pubbliche per finanziare il proprio sistema di potere.
Ultimo caso di tempo scoperto dal M5S quello dell'Azienda Sanitaria della Franciacorta che ha dato in affidamento diretto per 35mila euro il lavoro di restyling del sito web a Luca Morisi (...)". In riferimento a questo presunto 'sistema' l'avvocato Caterina Malavenda, legale di Buffagni, ha posto diverse domande a Salvini su persone dell'entourage leghista, tra cui appunto le due donne in passato legate al leader leghista, che hanno assunto incarichi negli enti pubblici. (AGI) Mi2/Gla (Segue)
"Io non faccio parte di nessuna cupola", ha detto Salvini al giudice, spiegando tra le altre cose che "le nomine della Aziende Sanitarie vengono fatte su segnalazione politica in base a quanto indicato dalla legge". Salvini ha sostenuto che il danno a lui derivato da questa vicenda "e' stato ingente in termini di immagine ed elettorali. E' stata un polemica che si e' protratta per molto tempo sui media locali e nazionali, anche su 'Report'. Non bisogna eccedere e in questo caso invece si e' ecceduto". Nelle dichiarazioni spontanee seguite alla deposizione del segretario leghista, Buffagni si e' difeso affermando che la sua "era una denuncia di tipo politico, non legata solo a un singolo". "Avevamo trovato una serie di irregolarita' - e' la tesi del 'grillino' - per cui abbiamo presentato degli esposti alal Corte dei Conti per chiedere verifiche erariali relative alla tecnica dello spacchettamento degli appalti e anche un esposto all'Anac e all'Autorita' per il controllo della concorrenza del Mercato.
Gli accertamenti sono ancora in corso. A quel periodo risale anche l'arresto del leghista che aveva scritto la riforma della Sanita' lombarda, Fabio Rizzi. Abbiamo messo insieme una serie di fatti e presentato una denuncia di tipo politico, portando a galla problematiche non indifferenti. Non abbiamo dato la colpa a un singolo come Salvini, ma messo in discussione un sistema nel suo insieme". Dopo parte offesa e imputato, ha preso la parola lo spin doctor Luca Morisi, l'uomo al centro della presunta 'raccomandazione'. "Questa storia ha portato al dimezzamento del fatturato per le mie aziende per il clamore mediatico che c'e' stato. Non ho pia' ricevute proposte dalle aziende lombarde, sembrava ci fosse chissa' quale attivita' di malaffare. Ho subito un danno di immagine e concretamente un danno al fatturato". Il processo prosegue nel pomeriggio con l'ascolto di altri testimoni