Politica
Leghisti a Bergamo: Pulizia nel partito e denunce di complotti nei discorsi di Maroni e Bossi
BERGAMO, 11 APRILE 2012 - I militanti leghisti, muniti di scope per “pulire il pollaio”, si sono radunati a Bergamo, in quella che è stata definita la serata dell'orgoglio padano. Dal palco parlano Umberto Bossi, neo-presidente del partito in seguito alle sue dimissioni da segretario a causa dei recenti scandali, e Roberto Maroni. Sul palco anche gli altri due triumviri, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago, il segretario provinciale di Bergamo, Cristian Invernizzi e il presidente della Provincia, Ettore Pirovano. Se il discorso di Maroni è tutto incentrato sulla necessità di un rinnovamento all'interno del partito, Bossi, pur chiedendo scusa per quanto fatto dai figli, parla di “complotto” contro la Lega.
È Maroni il primo a parlare: «Sono giorni di passione, di dolore e rabbia per l'umiliazione che abbiamo subito di essere considerati un partito di corrotti. Sono momenti di dolore per noi, per i militanti, per Bossi, che non si merita quello che è successo» dice l'ex ministro dell'Interno. «Ma è anche oggi il giorno dell'orgoglio di essere leghisti, di essere quelli della Lega di un tempo, della Lega onesta. La reazione che vediamo stasera è di quelli che non ci stanno e vogliono ripartire. Stasera noi ripartiamo con le nostre straordinarie battaglie. La Lega non è morta e non morirà mai, riparte da qui». La Lega, sostiene Maroni, è diversa dagli altri partiti. «Chi sbaglia paga. E chi ha preso i soldi della Lega li dovrà restituire fino all'ultimo centesimo».[MORE]
«Conosco Bossi da 40 anni: lui non c'entra niente ma ha fatto un gesto di grande dignità, si è dimesso. Umberto Bossi, non un pirla qualsiasi. Renzo Bossi ha seguito il suo esempio, un gesto che apprezziamo. Giovedì prossimo il Consiglio provvederà all'espulsione di Belsito». Maroni torna a chiedere le dimissioni di Rosy Mauro, la quale, intervistata a Porta a Porta, ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di dimettersi «se non si è dimessa da sola – annuncia Maroni – ci penserà la Lega a dimetterla, così finalmente forse potremo avere un sindacato padano vero, guidato da un padano vero». Infine Maroni detta le tre regole per il rinnovamento del partito - soldi alle sezioni e ai militanti, meritocrazia, spazio ai giovani. Fuori chi viola le regole – e ribadisce la volontà della Lega di diventare alle prossime elezioni politiche il primo partito della Padania».
È quindi il turno di Bossi, che comincia il suo discorso parlando di un “complotto” contro la Lega. «Siamo uniti ma una specie di complotto c’è stato. Come è possibile che nessuno si è accorto che l'amministratore, come dicono ora alcuni, era vicino a famiglie mafiose». «Belsito? Vi racconto come è entrato. Avevo pregiudizi. Il nostro ex tesoriere stava morendo, affidò tutto a Belsito, mi chiese di prenderlo al suo posto. Non emerse nulla del suo passato». Difende quindi Maroni. «Lui non è mai stato un traditore – afferma - La cosa principale stasera è fare un giuramento da chi deve dirigere la Lega». Il leader dei leghisti parla quindi dei figli, attaccando «la stampa di regime», «farabutti al servizio del sistema», ma si commuove chiedendo scusa ai militanti per quanto hanno fatto i suoi figli « Mi piange il cuore. Vi chiedo scusa per chi porta il mio nome. I parenti di primo e secondo grado – afferma Bossi – non devono più lavorare nella Lega. Coinvolgendo loro succedono pasticci e si mette in crisi la Lega».
Bossi invita poi un militante a salire sul palco e a portare con sé una bandiera, che viene baciata a turno da lui, Maroni e Calderoli. Infine l'annuncio ai militanti. «Ripartiamo contro il nemico di sempre: il centralismo romano, il centralismo canaglia».
(foto Agi)
Serena Casu