Cronaca
Le ultime follie del giornalismo, i falsi reportage di Repubblica e il voulgar-journalism di Libero
ROMA, 6 LUGLIO 2013 - Che la carta stampata dei giorni nostri abbia subìto una potentissima involuzione in metodologia e funzione è un fatto inopinabile. A dimostrazione di questa asserzione negativa nei confronti del giornalismo prendiamo alcuni esempi recentissimi ed alquanto emblematici della pochezza del quarto potere oggi.
Alessandro Sallusti (un nome che non può mancare se si parla di casi di cattivo giornalismo) dalla prima pagina di oggi del Giornale, che fu di Montanelli, invece di analizzare ed anatomizzare, denunciare e contestare, cerca di emulare la perfidia travagliesca con scarso successo, fornendo al lettore un editoriale manchevole di contenuti quanto in forma. In effetti non si tratta nemmeno di un editoriale, bensì di una orazione difensiva nei confronti del vice Nicola Porro e della sua nuova trasmissione di approfondimento giornalistico su Rai2, Virus, già coperta di molte critiche e pochissimi complimenti.
Sallusti si scaglia contro Benedetta Tobagi, consigliere d’amministrazione in Rai che si è permessa di criticare lo show, perché di questo si tratta, di Porro. Rea d’aver mosso qualche critica, la Tobagi, se volete figura molto discutibile, secondo il fondo volgare e rozzo di Sallusti, è una di quelle persone che «devono ringraziare di vivere in un Paese dove vedove e orfane godono di corsie preferenziali». Una cosa tristissima da leggere, vergognosa da scrivere, ma soprattutto priva di carattere giornalistico. Arriviamo così ad un altro caso di vulgar-journalism.[MORE]
Non si tratta né di Chi, né di Alfonso Signorini, ma di Libero e del suo direttore Belpietro, che nel giorno del caso Provincie, dei dati Istat sulla povertà, nel periodo del grillismo esasperato, del governo del fare che fa poco, decide di spiaccicare in prima pagina una donna nuda titolando: «Invece di pensare alla crisi, il PD vieta la gnocca» in riferimento al ddl presentato da alcune parlamentari democratiche per vietare l’uso del corpo femminile nelle pubblicità. Disegno di legge discutibile, ma ancora più discutibile è la trivialità e la bassezza a cui ormai un quotidiano come Libero, che tutto è tranne che libero, ci ha abituati.
Ma a me non piace stare solo a destra, anche perché il caso limite è stato raggiunto dalla fazione giornalistica opposta, esattamente a Repubblica. Giampaolo Visetti, il corrispondente dalla Cina per la redazione di Repubblica, ha truffato colleghi e lettori, scrivendo una serie di eclatanti falsi su alcuni temi riguardanti il più grande paese asiatico.
C’era un tempo in cui i reportages li scrivevano Moravia e Pasolini, ora il nostro giornalismo si accontenta di un qualunque Visetti che inventa illustrazioni esotiche come se fare giornalismo non significasse scrivere realtà. Bentornato a me.
Sergio Sulmicelli
(immagine da ilgiornale.it)