"La spir@le della conoscenza"
Le reti globali tra coscienza e conoscenza
ROMA, 26 NOVEMBRE 2012 - La nostra era è caratterizzata da una crescita esponenziale della quantità di informazione in ogni ambito culturale e sociale. La quantità di dati elaborati prodotti negli ultimi trent’anni della storia dell’umanità, è uguale a quella accumulata in tutti i millenni precedenti, e nei prossimi decenni è destinata a raddoppiare ulteriormente. Paradossalmente, proprio in mezzo a questa mole di informazioni, dati, fatti e cifre è oggi più che mai evidente la nostra difficoltà a trovare una chiave logica e unificatrice di interpretazione di una realtà sempre più dinamica e competitiva, che ha bisogno di decisioni rapide, pratiche, e a volte intuitive. [MORE]
Il Knowledge Management, cioè la capacità di gestire in maniera sistematica la conoscenza (intesa come la corretta collocazione e interpretazione delle informazioni), è la grande sfida di fronte a cui si trova ognuno di noi oggigiorno. Una serie di termini, quali know-how e knowledge worker, stanno entrando ormai nel vocabolario comune, dando importanza alla conoscenza come “asset economico e strategico”. Il tutto viene, ovviamente accelerato dalla convergenza dei moderni strumenti multimediali e della capacità di un loro corretto utilizzo, (know-how). Il valore della conoscenza è però strettamente legato a quello della “creatività”, in senso di capacità di sintesi analitica e logica della massa di informazioni che abbiamo a disposizione, nell’intento di produrre nuove prospettive e impulsi, da comunicare poi agli altri per generare competitività e, nello stesso tempo condivisione.
E’, probabilmente, questo lo scopo di una nuova visone delle attuali tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ITC), come strumento altamente unificatrice dell’intera società umana, come già anticipava McLuhan. La nuova cultura della conoscenza è stata definita cultura “tecnoetica” dal greco tèchne (tecnologia) e noetikòs (pensare). Questo genere culturale studia pertanto l’influenza reciproca fra tecnologia e conoscenza individuale per la costruzione di una nuova coscienza globale, in un interscambio costante che può essere sintetizzato con il simbolo usato dal chimico tedesco F. A. Kerulè per definire la struttura ciclica di una molecola di benzene: l’uroboros, ossia un serpente che si afferra la coda, formando un anello.
Il moderno “operatore, lavoratore” della conoscenza (knowledge worker) è, quindi un professionista dotato di “creatività” e intuizione, che sfrutta le informazioni e i dati a lui necessari per generare nuova conoscenza e accrescere le proprie competenze, con una visione critica d’insieme della realtà in tutte le sue sfaccettature: un “omnium horarum homo”, un “uomo per tutte le stagioni”, come direbbe Erasmo da Rotterdam per definire l’uomo rinascimentale, una figura che però ben si accosta all’internauta moderno, caratterizzato dalla sua sete di sapere, accostata alla capacità di distacco dalla conoscenze specialistiche per meglio raggiungere la visione di insieme.
(In foto: archetipo di uroboros)
Rosangela Muscetta