Fantasticherie del cuore
Le regole d'ingaggio valgono anche per il cielo
L’essere chiamati a lavorare nella vigna del Signore è un privilegio grande, qualsiasi sia il lavoro che si è in grado di svolgere. Non bisogna però mai scordarsi che nell’uomo è tutto dono di Dio. Così è per la sua misericordia; la sua bontà divina carità e la sua infinita compassione. Dio non si compra e tantomeno i suoi doni. L’uomo con le sue ricchezze materiali può imporre il potere che desidera, salvo prima o poi a pagare per le sue storture o ad essere ricompensato per la sua saggezza, ma quando pensa di sostituirsi a Dio scopre la sua impotenza e la sua inadeguatezza. I doni del Signore sono gratuiti per il destinatario che ha un solo compito da portare a termine: Farli fruttare. Chi li riceve deve sempre accoglierli nella fede, senza mai dimenticare di essere da quel momento strumento e sacramento di salvezza del Signore nella Chiesa. [MORE]
Forse non subito si capisce l’importanza di un ruolo così particolare e senza precedenti. Poter salvare l’altro con il proprio santo lavoro è la cosa più importante che possa capitare ad un uomo. Una salvezza reale in grado di liberare un disperato da ogni paura, angoscia, solitudine, facile frustrazione, permettendogli di mettersi ancora in discussione, libero nella mente e nel cuore. Non è forse un miracolo? Non sempre infatti le sole sostanze materiali possono intervenire per togliere un uomo dal suo sconforto interiore. Sono necessari quei doni che Dio ha dato ai suoi “lavoratori”, chiamati a turno a rendere fertile la sua vigna. Solo i doni ricevuti nella fede, dopo averli fatti fruttare, possono a loro volta essere donati ad altri per gustarne la bontà e sentirne il profumo. Ma chi viene chiamato dal Signore ha l’obbligo di rispettare quanto pattuito, lavorando con serietà e senso del dovere, per non rischiare di perdere ogni ricompensa.
Dio è un datore di lavoro rispettoso del contratto sottoscritto. I suoi doni non mancheranno mai per coloro che onoreranno i punti concordati. Oggi non è così! Questa verità è venuta meno. Ognuno vorrebbe i doni del cielo, ma senza considerare alcun contratto. Scrive Mons. Di Bruno in una sua riflessione: “Dio sempre esige il rispetto del patto di ingaggio e noi tutti siamo stati ingaggiati a lavorare per Lui. Lui dona ogni vita a noi. Noi dobbiamo dare vita alla sua vigna. Se non diamo vita alla sua vigna, non abbiamo alcun diritto a ricevere vita dal Signore, né nel tempo e né nell’eternità. La chiamata è per pura misericordia. Il Signore avrebbe potuto lasciarci marcire nel nostro ozio, farci morire di fame. Invece per misericordia ci ha chiamati a dare vita alla sua vigna”. Le regole d’ingaggio valgono anche per il cielo e non solo per i il mondo che ci circonda.
Altro cosa importante è non guardare mai con invidia e gelosia quanto il Signore fa in favore di un’altra persona. Ricevuto ciò che si è pattuito non si può, come nella parabola del padrone e la sua vigna, misurare la propria paga con quella che il padrone vorrà elargire alla fine della giornata ai suoi vignaioli, al di là dell’ora in cui sono stati chiamati a giornata. L’ultimo arrivato può anche prendere una ricompensa simile a chi ha iniziato a lavorare fin dall’alba, se il padrone in piena libertà, senza togliere nulla ad alcuno rispetto ai termini pattuiti, decida in tal senso. La misericordia supera i confini del finito. Chi opera nella Parola, va perciò oltre, gusta l’infinito di Dio. Se però qualcuno, sia esso laico o religioso, dovesse criticare, confrontandolo con il suo, il compenso che il Signore fissa per l’altro, non porterà mai a termine il lavoro per cui è stato chiamato, perdendosi nel vuoto. L’uomo ha bisogno dei doni di Dio, ma le regole dell’ingaggio vanno sempre rispettate.
Egidio Chiarella
Seguici anche su Facebook Troppa Terra e Poco Cielo