Politica
Le lacrime di coccodrillo dei piagnoni di ‘Antica Kroton’
CROTONE, 29 LUGLIO - Non permetto a nessuno di associare il mio nome a qualsivoglia rimostranza fuori tempo massimo che abbia a che fare con la realizzazione del progetto “Antica Kroton”. Non lo permetto perché nessuno ha creduto opportuno affiancarmi nel tentativo, che durava dal 2010 e si è concluso ad aprile di quest’anno con la presa d’atto di una sconfitta (!), di contrastare non solo lo spreco di decine di milioni di euro – 61,7 per la precisione, che a Crotone sono come 61 milioni di milioni – ma anche la distruzione immotivata e cosciente dei nostri beni culturali. Non c’è cittadino, non c’è medium al quale non abbia scritto/parlato, non c’è autorità locale e nazionale con cui non mi sia confrontata, compresi i vertici del Ministero Beni Culturali. Nella migliore delle ipotesi ho trovato degli ignavi. Nessuno, perciò, dei vecchi e dei nuovi piagnoni, si permetta di segnalarmi/ricordarmi che oggi è partito il progetto “Antica Kroton”. Non è così.
Il rubinetto è già aperto da un pezzo e non c’è modo di fermare il getto di denaro fino a quando l’ultima goccia non sarà stata assorbita. Ingenti risorse sono già svanite lo scorso 12 aprile, per una presentazione hollywoodiana che aveva nel video del crollo del tempio di Capo Colonna (dove NON si è voluto investire!) una rappresentazione antistorica e fuorviante. Oggi circola il cartoon che pretende di spiegare l’uso del georadar nel piazzale delle Poste, anch’esso disegnando una situazione del tutto irrealistica, e si fregia, per ammantarsi di autorevolezza, dei loghi di Comune, Regione e MiBAC.
Che pena! Manca solo che si affacci Peppa Pig e faccia ciao ciao con la zampetta. In verità, non conosco città più paradossale di Crotone. Gli statunitensi, che non hanno storia, devono accontentarsi di copiare la nostra. Noi, che di storia ne abbiamo evidentemente troppa, con spensieratezza impegniamo 60 milioni per distruggere i resti di Kroton e poi farla ridisegnare agli epigoni incapaci di Walt Disney, versando contestualmente fiumi delle classiche lacrime di coccodrillo! Le generazioni future, ammesso che questa città abbia un futuro, dovranno accontentarsi di riproduzioni e certamente non ci saranno grate di avere scelto di rinunciare ad un patrimonio di valore incalcolabile che, sia detto a margine, non era solo nostro, in cambio della speranza di intercettare le briciole che cadono dalla mensa degli avidissimi registi dell’operazione. Eppure Hannah Arendt ha scritto “Si può sempre dire un sì o un no” e anche io ci ho creduto.