Interviste

“Le janare”, il romanzo di Gaetano Lamberti: tra orrori e sciagure dopo il passaggio della strega

ROMA, 2 MAGGIO 2019 – Potrebbero realmente esistere figure malevoli alle quali il nostro raziocinio si rifiuta di credere. Si tratta, perché la scienza non si è pronunciata e probabilmente mai lo farà, di credenze popolari che di generazione in generazione continuano a destare curiosità e timore poiché narrano di oscuri personaggi dediti a diffondere il male e a rovinare l’esistenza del prossimo attraverso metodi occulti. 

Di storie aventi ad oggetto la magia nera, fatture, malocchio, se ne sono scritte e sentite tante. Leggende legate al territorio campano narrano, in particolare, l’esistenza di una tipologia di strega, la janara, che al tramonto può entrare in scena intrufolandosi nelle abitazioni o nelle fattorie per realizzare il suo scopo: seminare disgrazie e infliggere il male. 

Nel romanzo “Le janare”, di Gaetano Lamberti, pubblicato da Il Seme Bianco, l’autore racconta in modo particolareggiato l’orrore e le sciagure che invadono e perseguitano la famiglia del piccolo Martino. Una escalation di eventi negativi originati da una vecchia donna, una janara, che tengono le dita del lettore incollate alle pagine del libro, sperando in un epilogo nel quale il male possa arretrare. 

Gaetano, chi sono le janare?

“Nella tradizione popolare campana, le janare sono fattucchiere, donne popolane, vicine di casa, che al calar del sole, nude e con i capelli sciolti, si intrufolano nelle case delle persone per seminare odio e sciagure. A far nascere la loro malevolenza basta l’invidia, uno sguardo di traverso, un piccolo dispetto”.

Per quale motivo le janare possono uscire soltanto al calar del sole? 

“Essendo, durante il giorno, normali persone – magari, appunto, la vicina di casa – escono di notte per non farsi scoprire”. 

Anche se siamo nel campo delle leggende, potresti svelarci le abitudini sociali e i tratti di personalità di una janara?

“La janara è una vecchia arrabbiata con la vita, solitaria, un po’ stramba. Vive la sua esistenza normalmente e può sembrar strano, ma come una tranquilla vecchietta di paese, va in chiesa, recita il rosario, sbuccia i legumi davanti casa sua. Ma ha una rabbia forte dentro, osserva la vita intorno, invidia la vita intorno a lei e il rancore la spinge a far del male”.

Quali disgrazie sono in grado di realizzare?

“La janara parte con l’ammazzare gli animali da fattoria, galline, cavalli, uccelli in gabbia e bestiame in generale, per poi puntare la sua attenzione sulla persona per la quale ha rancore e sui familiari di quest’ultima. Quando entra in casa lascia i segni del suo passaggio, come cenere nera lasciata sul pavimento. La janara è solita salire con le ginocchia sul petto della persona dormiente per toglierle il fiato e causare un’apnea notturna; questo è il suo metodo preferito per causare dolore. Ma la janara può arrivare anche a far del male ai bambini, oltre a rapirli nelle culle (solitamente le janare che non son riuscite a diventare madri) ed è capace di renderli storpi. Si dice che la janara di notte metta i bambini sotto al treppiedi di un calderone per lasciarli lì tutta la notte e renderli storpi per la posizione innaturale assunta per restare in quello stretto spazio”.

Secondo la tradizione, per impedire a una janara di entrare in un’abitazione occorre posizionare all’ingresso una scopa capovolta o un sacchetto di sale. Per quale motivo?

“Esatto. Secondo la tradizione popolare, per non far entrare le janare dentro casa bisogna mettere davanti la porta d’ingresso una scopa in saggina capovolta o un sacchetto pieno di sale, questo perché così saranno costrette a contare i fili di saggina della scopa o i grani di sale. Perderanno così inevitabilmente il conto e costrette, quindi, a ricominciare sempre daccapo fin quando non sorgerà il sole”.

Quali sono i metodi per fronteggiare il male causato da una janara, soltanto la scopa capovolta o il sale?

“I metodi sono quelli: la scopa capovolta o il sacco di sale. A volte si ricorre anche alle preghiere, ma queste potrebbero risultare vane”.

Esiste un modo per sconfiggerla in modo definitivo o per annullare i suoi malefici?

“L’unico modo è quello di scoprirla di notte e afferrarla per i capelli. E’ l’unica modalità per sconfiggerla. Una volta afferrati i capelli, la janara ti porrà un quesito trabocchetto, chiedendoti cos’hai tra le mani. Non bisogna mai rispondere “i capelli” perché altrimenti fuggirà via, ma pronunciare “ferro filato” per farla restare immobile. La janara pur di essere liberata e fuggir via prometterà la protezione della casa e della famiglia dagli attacchi delle altre janare per sette generazioni”.

L’idea di scrivere un romanzo su questa figura nasce dalla curiosità o da una paura provata durante l’infanzia?

“Essendo originario di un paese della provincia di Salerno, son cresciuto con i racconti delle janare. Racconti fatti dai miei nonni o da persone anziane del paese. Ho sempre provato terrore per le janare, ma allo stesso tempo ne ero totalmente affascinato. Crescendo ho iniziato a razionalizzare questa figura popolare, ho cercato di capire cosa spingesse le persone a dar la colpa delle disgrazie familiari alle janare. E nel mio romanzo utilizzo la figura della janara proprio per raccontare in realtà la storia di una famiglia disfunzionale”.

Nel tuo libro, una janara entra in casa della famiglia del piccolo Martino e da quel momento tutto cambia. Cosa accadde dopo il passaggio della strega?

“Dopo l’arrivo della janara gli equilibri della famiglia, già precari, vengono totalmente distrutti e giunge l’ora di fronteggiare le proprie paure, portar alla luce vecchi rancori e vecchi segreti, anche a costo di rovinare ulteriormente tutto”.

C’è un significato simbolico contenuto nelle pagine del tuo romanzo?

“La janara è il filo conduttore per raccontare quanto i legami familiari possano creare valore, ma anche rovinarti la vita”.

Si ringrazia Gaetano Lamberti

Luigi Cacciatori


Fonte immagine di copertina: Maria Felicia Iannone