Cultura e Spettacolo

Le Intellettuali di Molière, successo per i ragazzi di Nuova Scena Acli Catanzaro al Teatro Comunale

Catanzaro, 11 Giugno - Era il sei ottobre scorso quando Salvatore Conforto e Romina Mazza, presidente e regista del laboratorio teatrale Acli Nuova Scena, aprivano il nuovo anno accademico nella suggestiva location del Museo MARCA di Catanzaro. Da quel giorno sono trascorsi otto mesi dedicati, inizialmente, alle varie tecniche, alla cura della dizione, della postura, dell’occupazione dello spazio scenico. Laboratori di improvvisazione, tanta lettura, principalmente testi classici. Da gennaio, invece, un lavoro meticoloso sul testo che hanno portato in scena venerdì scorso al teatro Comunale: “Le intellettuali” di Molière. Una commedia scritta dal commediografo francese nel 1672 in cui indaga, con una visione satirica, la società che lo circonda. La versione di Romina Mazza, pur rimanendo fedele al testo originale, è “molto adattata agli eventi ultimi”.

La commedia di Molière ci mostra lo spaccato di una famiglia borghese francese, alla fine del’600, composta da Crisalo e la moglie Filaminta, due figlie, Armanda ed Enrichetta e il fratello e la sorella di lui: Aristide e Belisa.

La famiglia è divisa in due fazioni: Crisalo, Aristide ed Enrichetta da una parte, persone amanti delle cose semplici della vita che danno grande importanza alla famiglia e all’amore. Dall'altra parte Filaminta, Belisa e Armanda, le intellettuali della famiglia, prese da una smania di sapere e di eccellere nella filosofia, la letteratura, l'astronomia, e la poesia.

Crisalo, succube della moglie, sopporta a malincuore la situazione, ma si ribella quando Filaminta vuol dare come marito ad Enrichetta uno pseudo erudito, un tale Trissottani, che è piuttosto un ciarlatano.

Enrichetta ama, riamata, Clitandro che precedentemente ha corteggiato la sorella Armanda ma è stato rifiutato da lei.

Riuscirà il padre a farli sposare contro il volere della moglie?”.

 

Con un testo molto profondo Molière mette in evidenza il potere nelle sue diverse forme e affronta con gli occhi della satira i finti intellettuali della sua epoca.

Romina è riuscita a modellarlo addosso ai diciotto allievi che, grazie ad una eccellente interpretazione, sono riusciti a divertire i presenti ma, soprattutto, a far arrivare loro l’attualità del messaggio di un’opera nata in un tempo così lontano.

Notevole la prova di Silvia Sestito, nel ruolo di Armanda, completamente disinteressata al corteggiamento di Clitandro, rifiuta il matrimonio perché spregevole dal punto di vista culturale. Rivendica l’indipendenza delle donne con grande forza. Molto applaudito il suo monologo ad inizio spettacolo.

A lei si oppone la brava Noemi Critelli, una Enrichetta che non teme di ammettere che il suo unico desiderio è quello di sposare un uomo che ama e formare con lui una famiglia.

Intensa Debora Mancuso, Filaminta, riesce a restituire la figura della falsa intellettuale che Molière osteggia.  Dispotica e piena di sé in realtà non riesce a distinguere un poeta da un cialtrone.

Tocca a Vincenzo Pugliese impersonare il pavido Crisalo, un uomo attento ai valori come l’amore e la famiglia, che soccombe sempre alle decisioni della moglie Filaminta. Troverà, infine, in qualche modo, la forza di impedire il matrimonio che lei vuole imporre ad Enrichetta.

È Saverio De Filippo, il giovane Clitandro, con la sua grande presenza scenica, che trasmette quello che è uno dei messaggi principali dell’opera. Al fine di impedire il matrimonio imposto alla sua amata Enrichetta con Trissottani, si presenta a casa sua e affronta l’autoritaria Filaminta sostenendo che l’arte e la cultura perdono la loro essenza se vengono svuotati dai sentimenti, dai valori fondamentali, come la famiglia.  

Un plauso particolare va a Patrizia Puccio, Lorenza Cantisani e Ilaria Turrà, Coro di Armandae Francesca Simmaco, Roberta Alfieri, Roberta Platì, Roberta Troiano e Irene De Domenico, Coro di Enrichetta, che, in entrambi i casi, sono riusciti ad interpretare un personaggio collettivo. È grazie a loro se i presenti hanno potuto meglio cogliere lo scontro fra due fazioni all’interno della famiglia, quella che fa dell’arte e della cultura l’unico scopo della loro vita e quella che ritiene i valori morali e familiari il nutrimento necessario.

Grande simpatia hanno suscitato Roberta Paparazzo, nel ruolo dell’avventata zia Belisa, sostenitrice della cultura e convinta che tutti gli uomini la desiderino, m Marilena Esposito, nel ruolo della cameriera che, con un italiano completamente scorretto non ha esitato a prendere le difese del padrone di casa, facendo inorridire le intellettuali di famiglia e ridere il pubblico, e, infine, Alessio Canino nel ruolo dell’imbranato servo, che ha poi anche interpretato il notaio.

Una menzione speciale la meritano l’esperta Azzurra Conforto e Daria Mirante Marini che hanno brillantemente impersonato due personaggi maschili. L’esperta Azzurra è stata Trissottani, il cialtrone che si spacciava per poeta declamando versi di altri autori beffando le false intellettuali allo scopo di ottenere un matrimonio proficuo, non appena gli si è fatto credere che la famiglia di Enrichetta aveva perso tutti i suoi averi si è subito tirato indietro. Daria, invece, l’amico di Trissottani, Vadius, un’ottima performance nonostante il poco tempo avuto a disposizione per provare.

L’adattamento di Romina sembra indicarci una terza via per la donna di oggi, quella che consente di percorrere la strada della cultura, dell’arte, della carriera senza rinunciare ai valori morali e familiari, senza essere costrette ad una scelta. Sembra anche un monito verso coloro che si sentono intellettuali e per questo sono sempre pronti a criticare chi non la pensa come loro, in realtà all’orizzonte si vedono molte Filaminta e poche grandi menti.

L’opera è stata impreziosita da pregevoli intermezzi musicali sulle cui note, di Vivaldi, Mozart, Salieri, ha danzato l’applauditissima ballerina Stefania Rotundo.

Straordinaria Romina Mazza che è riuscita a mettere in scena un’opera così importante, con diciotto giovani attori ed una ballerina, in cui tutto ha funzionato alla perfezione. L’alta qualità della recitazione ha messo in evidenza l’eccezionale lavoro svolto in questi mesi nella nuova sede del laboratorio in via Schipani.

I numerosi applausi a scena aperta e il grande applauso finale hanno premiato la grande passione, l’impegno e il coraggio con cui si prendono cura dei giovanissimi mettendo al centro la grande letteratura. Un laboratorio teatrale che non fornisce soltanto gli strumenti tecnici necessari ma, soprattutto, strumenti critici per affrontare la vita reale. Le lacrime e gli abbracci a fine serata da parte dei ragazzi per Romina e Salvatore denotano quanto essi investano nella formazione della persona prima che dell’attore.

La scenografia è stata curata da Mattia Procopio, direttore di scena Antonella Badolato, coordinamento Salvatore Conforto, aiuto regia Azzurra Conforto.

Da segnalare la presenza in sala di esponenti di altri laboratori teatrali cittadini, fra cui Aldo Conforto e Salvatore Venuto per il Teatro di Calabria, Piero Procopio e Stella Surace per il Teatro Hercules e Francesco Passafaro per il Teatro Incanto.

Uno spettacolo da replicare perché merita di essere visto.

Saverio Fontana