Cultura e Spettacolo
Le fiabe calabresi raccontate da Letterio Di Francia
26 GENNAIO 2016 - Il mondo delle fiabe calabresi, contenute nella “ Raccolta di fiabe e novelle calabresi “ di Letterio Di Francia e pubblicate dopo 80 anni dalla Casa editrice Donzelli, è stato esplorato dalla professoressa Giovanna Villella nel corso di un incontro “ C’era una volta…” promosso dall’Uniter, presieduta da Italo Leone. Dopo aver letto la fiaba “Re Pepe”in dialetto calabrese, Giovanna Villella ha illustrato in modo esaustivo l’imponente opera del calabrese Letterio Di Francia ( nativo di Palmi) in versione bilingue ( italiano e calabrese) e nella sola versione in lingua italiana dal titolo “ Re Pepe e il vento magico” illustrata dall’argentino Fabian Negrin. Si tratta di «fiabe antiche - ha precisato la relatrice - che hanno come sfondo uliveti secolari dove si incontrano reucci “fatti a mano” e temerarie reginotte dalla pelle di ricotta, un mare indaco, profondo e misterioso, dove nuotano mamme-sirena, sull’Aspromonte c’è Mamma Sibilla mentre nel sottosuolo vivono i draghi e le draghe seducenti e pericolose come la maga Circe. [MORE]
E ancora santi e briganti, mercanti e contadini. Ma anche pupe di pezza e uccelli parlanti, fontane magiche, orti stregati, lanterne Cerafatate; e poi noci, nocciole, castagne e uova popolano il mondo magico». Accanto ai personaggi Palmerino d’Oliva, Rotilio e Marcavallo, si muovono i protagonisti già noti dell’ immaginario fiabesco, da Raperonzolo a Biancaneve nelle vesti di Chioccia d’oro, da Pollicino a Tredicino, a Betta Pelosa variante calabra di Cenerentola .
«Fiabe - ha continuato la relatrice - dal sapore mediterraneo in cui ci sono echi di storie provenienti dalle Mille e una notte, dai racconti dei paladini, o da quelle dei fratelli Grimm, di Pitrè, di Perrault e di tutta la migliore tradizione fiabesca e popolare». Fiabe nelle quali il cibo diventa uno dei leitmotiv dell’intera raccolta ed elemento identitario della calabresità come in “Re Pepe” che racconta la storia che mescola cibi, colori e simboli: la farina, base della dieta mediterranea, lo zucchero, desiderio dei ceti poveri, il peperoncino rosso, piccante, fortemente erotico, icona alimentare di una regione.
«E poi ancora – ha proseguito la relatrice - salsicce, trippa, carne di maiale, fagioli, frittole, stoccafisso, brodo di gallina, tagliatelle, zeppole, pesce, olio e vino, spesso “oppiato” come si conviene agli incantesimi nelle fiabe. Un inventario alimentare che prelude alla "dieta mediterranea" molto prima che il fisiologo americano Ancel Keys la rendesse nota in tutto il mondo».
Rilevante è la presenza delle donne nelle fiabe del Di Francia che appaiono forti, volitive, affascinanti, libere ed impavide, femministe e artefici del loro destino in contrapposizione all’universo maschile soggiogato da questo mondo patriarcale. «Al Sud- ha concluso la relatrice - non esistono più le Cenerentole in attesa del principe o quelle principesse languide , esili, pallide e bionde che hanno dominato la nostra infanzia ma reginotte».
Foto Giovanna Villella
Lina Latelli Nucifero