Politica
Le croci del Premier: da Pontida all'inchiesta P4 su Letta
Iseo, 18 Giugno 2011 - Domenica a Pontida è il grande raduno leghista: atteso, temuto, invocato. Tuttavia, nonostante i proclami, non credo sarà da brivido, anzi piuttosto scontato. Parlerà finalmente Umberto Bossi dopo aver scaldato gli animi con il suo pollice verso. Peccato che, al pari dei vecchi imperatori romani, prima o poi, sull'onda non delle emozioni ma degli interessi, quel pollice alla fine si alzerà per salvare non solo Berlusconi , ma anche il Senatur. Bossi cadrà con il Cavaliere o lo mollerà solo il giorno prima, proprio all'ultimo minuto. Pontida quindi non impensierisce nessuno. Certo si detteranno condizioni, ma saranno simili alle ultime sulla fine della guerra: più saranno altisonanti e meno saranno credibili.[MORE]
Non è la Lega che preoccupa il Cavaliere, Bossi urla e sbraita, ma poi si muove obbediente a comando. Ora è la vicenda P4 che impensierisce davvero il Cavaliere, sono le dichiarazioni di Bisignani ed il coinvolgimento dell'onorevole Papa che scuotono la maggioranza. Sarebbe l'ennesimo scandalo, il peggiore, il colpo di grazia definitivo. Nei fascicoli d'inchiesta sembra spuntare qua e là con insistenza un nome. E' un uomo molto vicino al presidente del Consiglio, la sua mente, uno su cui, non solo nella maggioranza ma anche nell'opposizione, tanti novelli Muzio Scevola sarebbero pronti a giocarsi, non solamente le mani, ma l'intero braccio. Ancora una volta e a quanto sembra si parla di commistione di affari e politica, di pressioni e di interessi impropri e non dovuti. Difficile ora stabilire i contorni, definirne le responsabilità. Certo è che il Palazzo trema davvero, altro che Pontida. Quella è sceneggiata, questo sarebbe una tragedia.
Se si fatica a capire come Bossi possa essere disposto a seguire anche nella rovina Berlusconi, ancora più difficile è capire come Gianni Letta non abbia mai diviso, nei tanti spiacevoli casi, le sue responsabilità da quelle del Premier. Fatto sta che fino ad ora il Sottosegretario ha saputo essere la mente ed il braccio dell'esecutivo. Chi punta a lui punta al cuore ed alla mente. Ed è vero che se cade Letta, non resterà molto di questo governo. Se se ne andrà o sara costretta ad andarsene la parte migliore del Cavaliere, la maggioranza resterà con un pugno di mosche in mano, sul baratro del nulla. Falliti i progetti, svanite le mediazioni, sfumate le idee, resterebbero solo i proclami, i vaniloqui, i deliri, al massimo le battute, il bunga bunga , e qualche festino.
Ivan Zatti