Cronaca

Le clausole vessatorie del governo Monti

ROMA, 15 DICEMBRE 2011 – Metà del paese, forse, era in buona fede. Per l'altra metà – quella che aveva familiarità con parole come “Goldman Sachs”, “Fondo monetario internazionale” e simili – quello che sta facendo il governo Monti non è né uno shock né un imprevisto. Bisognava solo capire quanto fossero pesanti le “clausole vessatorie” che avremmo dovuto pagare. [MORE]

La “clausola” in questione è l'articolo 6 del decreto legge 6 dicembre 2011 numero 201: “Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici”. “Ferma la tutela derivante dall'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, sono abrogati gli istituti dell'accertamento della dipendenza dell'infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata”. “La disposizione” - continua il testo - “non si applica nei confronti del personale appartenente al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico. La disposizione di cui al primo periodo del presente comma non si applica, inotre, ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, nonché ai procedimenti per i quali, alla predetta data, non sia ancora scaduto il termine di presentazione della domanda, nonché ai procedimenti instaurabili d'ufficio per eventi occorsi prima della predetta data”.

Cosa significa tutto questo? Il decreto del presidente della Repubblica numero 1092/1973 definisce come “causa di servizio” «il riconoscimento di un danno fisico o di una malattia contratta per cause o condizioni di lavoro insite nel servizio prestato. La concausa esiste quando una predisposizione all'infermità degenera per cause “preponderanti” da addebitarsi alle condizioni di servizio». Tradotto dal “burocratese” - anche se ogni lavoratore dovrebbe conoscere il significato di queste righe – questo significa che, qualora il decreto legge diverrà legge – e dato l'ampio consenso politico del governo ci sono pochi dubbi in merito – persone sottoposte a “malattie professionali” come quelle legate all'esposizione all'amianto o coloro che, ad esempio, saranno soggetti a forme di mobbing, non avranno alcun tipo di tutela, né potranno sperare nel cosiddetto “equo risarcimento”. Provate a chiedere in giro quante persone rientrano sotto questa fattispecie e vi renderete conto di quanto grave potrebbe essere la decisione.

A farsi sentire, tra le voci di dissenso, è proprio l'Osservatorio Nazionale Amianto che, per bocca del suo presidente – l'avvocato Ezio Bonanni – ha parlato della possibilità di «una pregiudiziale di illegittimità costituzionale, oltre alle iniziative di mobilitazione già in corso in Italia, e all'appello a tutte le autorità istituzionali e forze politiche affinché non si prestino ad avallare dette modificazioni, contrarie allo stesso principio di uguaglianza, oltre che di equità e giustizia, rispetto a chi è stato già pesantemente pregiudicato in seguito a una patologia per causa di servizio». Ancora convinti che i festeggiamenti sotto Palazzo Chigi alla caduta di Berlusconi siano stati “un secondo 25 aprile”? Più che guardare a quel che capita alle sorti di francesi e tedeschi, forse, sarebbe il caso di iniziare a guardare al “metodo” Islanda.

Andrea Intonti