L'esperto risponde
Le cause civili diventano un "lusso" da pagare a caro prezzo
26 GENNAIO 2014 - La giustizia civile appare sempre più un lusso. Non si tratta dell’enunciazione di un luogo comune, bensì di una considerazione che viene spontanea guardando la più recente normativa in materia di processi civili.
Si sta facendo un gran parlare di riforme epocali del sistema giudiziario, ma per il momento il governo sta rendendo sempre più oneroso intraprendere una causa a difesa dei propri diritti. La legge di stabilità approvata alla fine dello scorso anno ha infatti introdotto nuove spese e aggravi di quelle preesistenti. La cosiddetta marca da bollo “fissa” per ogni causa, prima pari a 8 euro, è stata addirittura triplicata, portandola a 27 euro. Tale tassa, va pagata dalla parte che si costituisce in giudizio per prima, e si applica in misura fissa su tutte le controversie a prescindere dal valore.[MORE]
Oltre a tale balzello, c’è poi il ben più sostanzioso “contributo unificato” da pagare in proporzione al valore della causa, che è aumentato costantemente nel corso degli anni.
Come se ciò non bastasse, il 2014 vedrà anche un netto taglio agli onorari degli avvocati che difendono d’ufficio i cittadini meno abbienti. Facile prevedere che a questo punto i difensori non faranno certo a gara per occuparsi di questo tipo di attività.
Già tutto ciò sarebbe sufficiente a demotivare anche il più causidico dei cittadini, ma non è ancora finita la lista delle vessazioni di chi richieda una pronuncia su di una propria pretesa civile. Vanno infatti aggiunti i costi della mediazione dinanzi a un Organismo di mediazione, prima di iniziare la causa. Tale adempimento è divenuto obbligatorio per la maggior parte delle cause.
Si aggiunga infine la soppressione di molti sedi di tribunali, che costringerà avvocati e cittadini a un surplus di chilometri per raggiungere i luoghi ove si fa giustizia. Concedersi una causa, anche di modesto valore, a questo punto potrà considerarsi alla stregua di permettersi una settimana bianca in una località alla moda o andare a cena in un ristorante gestito da uno chef à la page. Vale a dire, un lusso al quale in parecchi verosimilmente rinunceranno.
avv. Raffaele Basile