Economia

'Le agenzie di rating non sono la Bibbia', Inizio della fine del loro strapotere?

Roma, 2 luglio 2011- Non si è fatto attendere il giudizio di una delle tre Agenzie di rating, Standard & Poor's, sulla Manovra approvata dal Governo italiano. Secondo quest’ultima, nonostante la manovra da 47 miliardi di euro, in Italia “restano rischi sostanziali per il piano di riduzione del debito, soprattutto a causa delle deboli prospettive di crescita". Questo implicherà un'insufficiente creazione di ricchezza per ottenere un calo significativo del rapporto debito-pil, al 119% alla fine del 2010. [MORE]

S & P ritiene che ci siano elevate probabilità che il rating dell’Italia possa essere abbassato nei prossi 24 mesi. L’effetto di questo report, pubblicato ieri in tarda mattinata a mercati aperti, ha avuto un impatto sul mercato obbligazionario dei titoli di Stato, determinando un temporaneo allargamento del differenziale tra i Btp e i bond tedeschi.

A causa di ciò e di quanto accaduto la scorsa settimana dopo la diffusione di un report di Moody's (nel quale si leggeva che l’agenzia aveva deciso di porre sotto osservazione 16 banche italiane), la Consob ha deciso di convocare entrambe. Molto probabilmente l’incontro verterà sulle modalita' e la tempistica con le quali questi report vengono pubblicati.

''La migliore notizia e' la convocazione da parte della Consob della agenzie di rating per quanto riguarda una vicenda sempre piu' oscura'' interviene Margherita Boniver, deputato del Pdl e presidente del Comitato Schengen. ''Che siano le agenzie Standard & Poor's e Moody's a dare giudizi sull'andamento dell'economia degli Stati sovrani e' un anomalia sotto gli occhi di tutti. Una vera e propria distorsione per l'andamento delle borse e dei mercati''.

Il bisogno di una maggior trasparenza da parte delle agenzie di rating, che controllano l'80 per cento del mercato globale, sembra essere un sentimento diffuso, non solo in Italia. Infatti, dagli Usa, il vice-direttore dell'Institute of International Finance (IIF), Hung Tran, ha dichiarato: "Le agenzie di rating non sono la Bibbia". A tal fine, la Sec, l'equivalente della Consob, ha varato nuove norme, motivando la propria decisione come una scelta obbligata visto che spesso si è trattato di valutazioni "inaccurate che hanno dato un notevole contributo alla cattiva gestione dei rischi", elemento cardine della crisi finanziaria 2008.
Si avverte la necessità di fare una distinzione netta tra analisti ed uffici commerciali per non peggiorare quello che in Italia si potrebbe chiamare “conflitto d’interesse”, ovvero il fatto di essere pagate dalle stesse aziende o istituzioni che sono chiamate a giudicare.


Ma chi sono queste Agenzie di rating che, con il loro giudizi, fanno il brutto e il cattivo tempo sui mercati finanziari?
Storicamente, le origini di S&P risalgono addirittura al 1860, stando ad una pubblicazione dell’epoca 'History of Railroads and Canals in the United States’, che raccoglieva informazioni finanziarie su tutte le compagnie ferroviarie. Tuttavia, la forma attuale dell’agenzia risale al 1941.
 

Nel 1909, John Moody decise di fondare l’omonima agenzia. Fitch è quella più giovane, fondata il 24 dicembre 1913 da John Knowles Fitch.


Allo stato attuale, a “controllare i controllori” sono gli azionisti che detengono i loro pacchetti azionari.
Nello specifico, Moody’s, ha come maggior azionista Berkshire Hathaway (19,1%), presieduta dal finanziere Warren Buffett. Seguono grandi società di investimenti , Capital Research Global Investors (10,30%), Capital World Investors (10,03%) e Fidelity Management & Research (9,61%). Ciascuno dei suddetti azionisti presenta attività in ogni settore dell’industria e della finanza (compresi bond stranieri).


S&P, nel 1966 fu acquistata da McGraw-Hill Companies, una public company quotata al Nyse attiva nell'editoria e nei servizi finanziari. A questo si aggiungono, Capital World Investors con il 7,69%, T. Rowe Price Associates (6,67%), BlackRock Global Investors (4,39%) e Fidelity Management & Research con il 3,86%.


Infine, Fitch per il 60% è  posseduta per il 65,75% da una persona fisica, l’ex banchiere Marc Euge'ne Charles Ladreit de Lacharrie're, il quale si occupa di servizi finanziari. Il restante 40% di Fitch è nelle mani del gruppo Hearst.


Le tre agenzie consentono ai loro investitori di fatturare miliardi di dollari. Vista la portata degl’interessi dei loro “controllori”, unitamente al fatto che quest’ultimi sono fortemente dipendenti dalle oscillazioni del mercato finanziario, si può davvero pensare che i rating delle tre Agenzie siano del tutto imparziali?
Ai posteri (speriamo non troppo) la non tanto ardua sentenza.

Rosy Merola