Lazio, approvati i tagli alle commissioni. Polverini non si dimette
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Lazio, approvati i tagli alle commissioni. Polverini non si dimette

venerdì 21 settembre, 2012

ROMA, 21 SETTEMBRE 2012 - «Il voto unanime mi ha convinta che vale ancora la pena andare avanti». Così Renata Polverini rende nota la sua decisione di non dimettersi in seguito agli scandali che in queste settimane stanno scuotendo il governo della Regione Lazio. La presidente della regione commenta così l'esito del voto del Consiglio Regionale che pochi minuti fa ha approvato all'unanimità una parte dei tagli ai costi della politica, che nello specifico riguardano i tagli alle tre commissioni speciali su “Federalismo fiscale e Roma Capitale”, “Sicurezza ed integrazione sociale, lotta alla criminalità” e “Sicurezza e prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro” e il dimezzamento delle commissioni permanenti, che da 16 passano a 8.

I tagli arrivano dopo due settimane di fuoco che hanno scosso il PdL regionale e hanno fatto più volte traballare il governo della regione a causa della gestione dei fondi pubblici riservati dalla Regione Lazio ai partiti. Al centro dello scandalo, la gestione dei finanziamenti attuata dall'ex coordinatore regionale Pdl e tesoriere Franco Fiorito, indagato dalla Magistratura per peculato e accusato di aver fatto transitare diversi bonifici dai conti correnti del partito ad alcuni suoi conti personali. Sono 109 i bonifici che i magistrati hanno accertato fino a questo momento, con somme di denaro partite da uno dei conti del Pdl presso la filiale Unicredit della Pisana (sede del Consiglio regionale) e arrivati ai conti privati, italiani ed esteri, di Fiorito. Una vicenda giudiziaria, sulla quale sta indagando la Procura per accertare eventuali reati, fortemente intrecciata a quella politica, e che riguarda sia la gestione dei fondi pubblici riservati ai partiti, sia, in generale, la gestione economica della Regione. I costi della politica, insomma.[MORE]

La vicenda comincia già alla fine di luglio quando, con una manovra interna al partito, Fiorito (ex An) viene destituito dal suo incarico di capogruppo PdL in Consiglio regionale e sostituito da Franco Battistoni (ex Forza Italia) a causa, si disse all'epoca, della gestione sospetta dei finanziamenti che ogni anno la Regione destina al partito. La situazione si infiamma, però, quando Battistoni (fino a due giorni fa coordinatore Pdl, poi dimessosi a sua volta e sostituito oggi da Chiara Colosimo) rende nota una relazione redatta da due esperti di sua fiducia – il suo avvocato e il suo commercialista - che hanno indagato sulla gestione dei conti del PdL da parte di Fiorito, i quali hanno riscontrato dei passaggi sospetti di denaro dai conti del partito ai suoi conti privati. Passaggi sui quali ormai stanno indagando la procura e la Guardia di Finanza e che hanno portato all'apertura delle indagini su Fiorito.

Dal canto suo, Fiorito non ci sta a passare per l'unico colpevole e comincia a raccontare la sua versione dei fatti, secondo la quale era prassi nel PdL regionale la richiesta di fondi per attività non esattamente istituzionali: cene, festini, soggiorni con amanti, ostriche, champagne e tutto ciò di cui si è letto nelle cronache di questi giorni, prontamente smentito da chi di volta in volta veniva chiamato in causa, e che hanno provocato un terremoto istituzionale che ha portato pochi giorni fa la presidente della Regione a chiedere scusa ai cittadini del Lazio «per l'uso abnorme e a dir poco disinvolto dei fondi del Consiglio regionale destinati ai gruppi» e a intimare al Consiglio di approvare immediatamente i tagli ai costi della politica.

Mentre le indagini della procura sulla gestione dei fondi regionali destinati al PdL continuano, Fiorito si difende dichiarando in un'intervista rilasciata a Tgcom24 di essere un “capro espiatorio” all'interno di un sistema più grande non attribuibile a lui. «Io pietra dello scandalo? Pensavo che le pietre dello scandalo fossero altre – dichiara Fiorito - Io sono il responsabile di un mancato controllo e di una gestione molto ampia del patrimonio. Non credo di essere la pietra dello scandalo ma un capro espiatorio. È giusto che ci sia indignazione ma dal punto di vista dei numeri c'è una grande confusione. Il problema è la maglia legislativa in cui ci siamo introdotti». «Questo sistema – aggiunge - questa organizzazione della distribuzione dei fondi ha fatto il suo tempo e va cambiata per essere più coerenti con la società odierna che chiede una riduzione dei costi però non è attribuibile a me questo meccanismo, io l'ho trovato così e ho rispettato le leggi. Parlare di ladrocinio è troppo».

(foto Agi)

Serena Casu

 


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