Politica
Lazio, alle urne il 10 e 11 febbraio tra possibili ricorsi e incertezza sulle candidature
ROMA, 2 DICEMBRE 2012 - I cittadini della regione Lazio saranno chiamati alle urne il 10 e l'11 febbraio del prossimo anno. Il decreto di indizione delle elezioni è stato firmato ieri dalla presidente dimissionaria Renata Polverini e le date sono state comunicate ufficialmente al Viminale. Insieme ad esso è stato firmato anche il decreto che riduce il numero di consiglieri regionali da 70 a 50.
Il decreto di indizione delle elezioni arriva dopo due mesi dallo scioglimento del Consiglio regionale, dimessosi lo scorso 28 settembre dopo gli scandali che hanno travolto la Regione, e dopo due sentenze – del Tar e del Consiglio di Stato – che hanno imposto alla presidente di stabilire al più presto la data per lo svolgimento delle elezioni. Polverini giustifica comunque il ritardo affermando di aver già concordato con il ministro Cancellieri le date, ma di aver atteso ad emettere il decreto in vista della possibilità di un election day a marzo.[MORE]
«Voglio ricordare – ha dichiarato la presidente - che queste date erano già state concordate tra me e il ministro Cancellieri immediatamente dopo le mie dimissioni. Ho poi dato, come era giusto, la mia disponibilità sul piano istituzionale ad attendere, dal momento che c’era stato un comunicato ufficiale del Quirinale che parlava di election day il 10 marzo. Tutto ciò che è stato detto in questi giorni è quindi demagogia e strumentalizzazione di un atteggiamento che ho voluto condurre nel massimo della correttezza. Abbiamo anche atteso, nel rispetto del Consiglio di Stato, a formulare il decreto che poteva essere fatto anche prima. Non appena il Consiglio di Stato ha emesso la sua sentenza, ci siamo immediatamente messi in moto con il ministro Cancellieri e le prefetture, e abbiamo individuato la data migliore, considerando che c’era anche la pausa natalizia. Rientro quindi nei cinque giorni».
La campagna elettorale da questo momento può dunque iniziare. E con essa cominciano anche i primi scontri e le prime incertezze. Il primo punto controverso è il decreto che riduce i consiglieri regionali da 70 a 50, firmato dalla presidente contemporaneamente a quello di indizione delle elezioni, in accordo con la riduzione del numero dei consiglieri regionali prevista dal decreto del governo Monti n. 174 dello scorso 10 ottobre. Tale taglio, però, è stato effettuato senza che sia stato toccato lo statuto regionale (che attualmente prevede 70 consiglieri), la cui modifica – secondo l'articolo 123 della Costituzione - spetta al Consiglio regionale. Il Consiglio, però, si è dimesso a settembre, mentre il decreto è stato firmato da Renata Polverini ieri e ciò apre alla possibilità di numerosi ricorsi sia contro il taglio del numero di consiglieri, sia sulla stessa costituzionalità del decreto 174 emanato dal governo Monti.
Sulla questione era intervenuto già a metà novembre – in seguito alla sentenza del Tar che intimava la convocazione immediata delle elezioni regionali - il pidiellino Donato Robilotta, il quale in un comunicato aveva dichiarato che, a suo parere, «prevale la norma statutaria su quella statale» e che, quindi, sarebbe stato necessario indire subito le elezioni regionali e lasciare il numero dei consiglieri regionali a 70, almeno fino alla modifica dello statuto.
Dopo la firma di ieri da parte di Renata Polverini del decreto che taglia il numero di consiglieri regionali, a paventare la possibilità di eventuali ricorsi contro il decreto è anche Luigi Nieri, capogruppo regionale di SEL. «Il decreto firmato da Renata Polverini contenente la decisione di andare al voto con 50 consiglieri – spiega Nieri in una nota – esporrà la Regione a una serie di ricorsi che, ancora una volta, richiederanno l'intervento decisivo della giustizia amministrativa. Lo ha confermato anche un autorevole costituzionalista come il professor Ainis. È un atto su cui pesa la decisione del Governo Monti che presenta evidenti profili di incostituzionalità. L'esecutivo nazionale ha infatti agito in violazione delle competenze regionali». Se dovessero essere presentati ricorsi contro questo decreto, potrebbe anche esserci il rischio che la data delle elezioni slitti ulteriormente.
Di opinione diversa è, invece, Renata Polverini, la quale fa sapere di non temere alcun ricorso, spiegando che il taglio del numero di consiglieri è stato ribadito anche dalla recente sentenza del Tar. «Come avevo già detto – dichiara la presidente uscente - ho stabilito 50 consiglieri e non temo ricorsi. Voglio anche ricordare che la sentenza del Tar, confermata dal Consiglio di Stato, parlava di danno erariale nel caso in cui ci fosse stato un mio decreto a 70 consiglieri. Mi pare ovvio che non potevo che fare ciò che ho fatto e non credo ci sia bisogno di un passaggio in Consiglio. Il decreto risolve da solo la situazione».
Le incertezze sulle prossime elezioni regionali, però, non si fermano qui, ma riguardano anche le stesse candidature per la guida della Regione. Nel centrosinistra è ormai certa la candidatura dell'attuale presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, mentre per l'estrema destra sembra ormai certo che il candidato sarà il leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, il quale ha annunciato una conferenza stampa per il prossimo 5 dicembre, durante la quale ufficializzerà la sua candidatura. Maggiori incertezze vi sono, invece, nel centrodestra, schieramento nel quale non vi è ancora un candidato ufficiale, anche se non si esclude una possibile candidatura della stessa presidente uscente. In un'intervista realizzata da Mauro Evangelisti, pubblicata questa mattina dal quotidiano Il Messaggero, è la stessa Polverini a non escludere una sua eventuale candidatura. «Voglio essere sincera, c’è stato anche chi ha fatto il mio nome nel Pdl. Dobbiamo trovare un candidato serio e autorevole. In fretta. Perché non vada disperso il buon lavoro fatto. E non si può perdere senza combattere». «Io avevo detto – continua - che non ero disponibile a ricandidarmi. Di certo però non voglio che vada disperso il lavoro fatto. E sulla scelta del candidato siamo in ritardo».
(foto Agi)
Serena Casu