Cultura e Spettacolo

L'artista di strada Banksy stupisce ancora: Dismaland, tetro luna park di denuncia sociale

WESTON-SUPER-MARE, 21 AGOSTO 2015 - L'assonanza con Disneyland, parco divertimenti a tema fra i più conosciuti al mondo, non tradisce: Dismaland è anch'esso un luna park. O meglio, lo si è definito tale provocatoriamente. Banksy, celebre esponente della Street Art, ha, ancora una volta, stupito il mondo con la sua ultima “creazione”: di una porzione di spiaggia abbandonata, quella di Tropicana, nel Somerset inglese, ne ha fatto una gigantesca installazione artistica.

[MORE]Inevitabile, perchè segno distintivo di un'artista voce (e non volto, visto che ancora misteriosi sono nome e viso di Banksy) della denuncia sociale veicolata attraverso l'arte, la provocazione: Dismaland non è luna park, non è neppure consigliato ai bambini, in fondo. “Dismal”, in inglese vuol dire tetro, il che è tutto un dire per i visitatori. In un luogo che nasce per divertire, paradosso ricercato forse volutamente da Banksy, non trova spazio la spensieratezza del divertimento: entrando nella struttura, s'ammirano opere d'arte tanto quanto si stimolano riflessioni pesanti su una società, quella odierna, schiacciata spesso dalla superficialità, società dopata di una dose appena sufficiente di diletto tale, appunto, da distogliere lo sguardo da tematiche ben più profonde.
Realizzata in gran segreto, l'installazione artistica tocca i temi del capitalismo, irriverentemente mostra la social-dipendenza e, attuale fra i più attuali, non sfiora ma centra in pieno il discorso immigrazione, rappresentando l'esodo verso la vita che, spesso, incontra la morte.

Sono 18 le “attrazioni” che animano Dismaland Bemusement Park, (bemusement che sta a confusione come amusement sta a divertimento ), opere di Street Art e Guerrilla Art non solo firmate Banksy, che rimarranno esposte per 6 settimane sul lungomare di Tropicana, visionabili per solo 3 sterline, accompagnate da eventi, cortometraggi e concerti, fra cui quello delle Pussy Riots. Sotto alcune foto, tratte dal reportage di Focus.it.

Salvatore Remorgida
(ph. Focus.it)