Estero
La Turchia smette di cinguettare: bloccato Twitter
ISTANBUL, 21 MARZO 2014 – La Turchia ha bloccato l'accesso a Twitter, poche ore dopo che il primo ministro Recep Tayyip Erdogan aveva giurato di chiudere la piattaforma del social media. «Ora abbiamo un ordine dal tribunale. Elimineremo Twitter. Non mi interessa dell'opinione della comunità internazionale. Tutti vedranno la potenza della Repubblica turca», ha detto il premier, durante un comizio nella città di Bursa. L'ufficio stampa di Erdogan ha poi precisato le sue dichiarazioni, sostenendo che gli operatori di Twitter “ignorano” alcune sentenze di tribunali turchi, che avevano già chiesto la “rimozione di alcuni link”, in seguito a numerose denunce provenute dai cittadini.
«[Nel discorso di Erdogan] si afferma che finché Twitter non cambia atteggiamento nei confronti delle sentenze, ignorandole, non c'è altra alternativa legale che bloccarne l'accesso», si legge nella nota. Detto, fatto: poco prima di mezzanotte l'accesso a Twitter non era già più consentito in Turchia. L'istituto delle Tecnologie di Comunicazione (BTK), a cui sono stati conferiti maggiori poteri di controllo e possibile censura, con una legge entrata in vigore poche settimane fa, ha elencato tre sentenze e una decisione del pubblico ministero come motivo dell'interruzione. Il risultato vede tutti i fornitori di servizi internet che operano in Turchia pronti ad adeguarsi alla norma, mentre gli utenti già si stanno mobilitando per trovare un modo di aggirare il blocco, attraverso i servizi di DNS-tweaking o VPN.
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La guerra tra Erdogan e Twitter, e la rete in generale, non è affatto una novità per i cittadini turchi. Lo scorso 25 febbraio il premier turco puntava il dito contro una “lobby robot” che aveva preso di mira il governo con messaggi su Twitter, nel mentre continua(va) a negare ad oltranza la veridicità delle intercettazioni che quasi quotidianamente ormai affollano i social media turchi, che lo accusano di corruzione. Mentre non vanno dimenticate le dichiarazioni di Erdogan appena nove mesi fa riguardo Twitter, durante le proteste di Gezi Park: «Esiste una piaga sociale, oggigiorno, che si chiama Twitter. Lì vi si possono trovare i peggiori esempi di menzogne. A mio avviso, i social media sono la peggiore minaccia della nostra società odierna». Per tornare poi al 6 marzo scorso, quando il primo ministro ha minacciato di chiudere Facebook e Youtube “se fosse necessario”.
Nel frattempo, Twitter ha recentemente cominciato a rimuovere gli account fasulli creati in Turchia per “presunti scopi politici”. Twitter è diventato un campo di battaglia sempre più aspro tra le forze pro- e anti-governative in Turchia negli ultimi mesi.
Foto: weirdworldfacts.com
Dino Buonaiuto (corrispondente dalla Turchia)