Cultura e Spettacolo

La tragedia di Ostia: 38 anni dopo la morte di un poeta

ROMA, 2 NOVEMBRE 2013 - “Oggi è Domenica, domani si muore” questo è l’inizio di una poesia scritta in dialetto friulano da Pier Paolo Pasolini. Quel giorno, 2 Novembre 1975, non era Domenica, ma poco importa, perché ciò che egli scriveva, spesso, era profetico.

Quel 2 novembre 1975 moriva Pier Paolo Pasolini, scrittore, giornalista e poeta, assassinato da Giuseppe Pelosi, uno dei “ragazzi di vita” descritti, con maestria e realismo, da Pasolini nei suoi saggi. Quei ragazzi di vita, tanto amati e difesi dal poeta, rivelatisi delizia e croce del cammino culturale e intellettuale di uno dei pochi, se non il solo, poeta dell’ultimo secolo. Il suo pensiero, nei confronti della società moderna, era scomodo e controcorrente. Il Pasolini visionario, quello che preannunciava l’avvento del consumismo e di una società priva di valori assopiti dal capitalismo, non sbagliava, anzi.

La sua forza intellettuale e carismatica nascondeva le paure procurategli dalle persecuzioni delle giustizia italiana, spesso critica con il Pasolini regista, condannato e poi assolto (come d'altronde in tutti i processi a suo carico), per l’episodio “La Ricotta” per vilipendio della religione. ”La Ricotta”, che Moravia definì ”geniale”. Scrivere e raccontare la morte di un monumento artistico e culturale, non è semplice, per chi ha fatto dello scrivere, del raccontare la realtà e del battersi con tutte le proprie forze intellettuali le uniche ragioni di vita.

Tutto questo deve darci la spinta per ricordare e commemorare, rendendo sempre vivo il pensiero di chi non ha avuto paura nel mettere in luce i gravi problemi storici del nostro tempo, denunciando la supremazia del superfluo, prima con il suo cinema neorealista e letterario e, dopo, con i suoi articoli crudi e pungenti pubblicati dal Corriere della Sera. L’omologazione, che l’anarchia del potere ci ha imposto, è stata il fulcro dell’attività intellettuale di Pasolini.

Quel potere che fa della televisione il mezzo di comunicazione più forte rispetto a tutti gli altri, altamente persuasivo, molto più convincente con i più deboli, i quali hanno sempre avuto la percezione che quella raccontata fosse la vera realtà. In un suo intervento alla festa dell’Unità a Milano, nel 1975, affermò: ”In tutto il Mondo ciò che viene dall’alto è più forte di ciò che viene dal basso. Non c’è parola che un operaio non pronunci in un intervento che non sia venuto dall’alto.” Era proprio per questo che Pasolini si batteva e “si sgolava”, per questa differenza abnorme tra “alto” e “basso” che l’Italia si apprestava ad affrontare, criticando con ferocia, il suo odiato nemico: il Potere (con la “P” maiuscola, come egli lo amava definire).

Ricordare un uomo con tanta, immensa onestà intellettuale è il minimo che l’Italia possa fare. Infatti per rimembrare il suo profondo pensiero, già dal 31 Ottobre sino al 3 Novembre, il Teatro del Lido di Ostia sta ospitando la “Rassegna Pier Paolo Pasolini: Una vita futura” dove è possibile osservare la mostra fotografica di Enrico Bartolucci “Luoghi di Pasolini”. Anche la televisione, da lui tanto criticata, gli renderà omaggio trasmettendo, su RaiStoria alle ore 23.00 “Il sogno di una cosa, Pasolini in Friuli.”

Dario Clemente[MORE]