Cultura e Spettacolo
La sovrana lettrice
In ogni fiaba che si rispetti all’improvviso compare la regina. Scende solitamente da una carrozza, attraversa imperturbabile la sala del trono, può anche risolvere una sciarada o saltare giù da un elicottero accompagnata da Sir James Bond, come Elisabetta II in un noto spot realizzato per la XXX Olimpiade nell’anno del suo Giubileo di Diamante.[MORE]
The Uncommon Reader, nella versione italiana La sovrana lettrice (Adelphi), è un romanzo breve di Alan Bennett del 2007, un elogio della lettura, arguto e sofisticato, in cui la regina diventa metafora del rapporto libro-lettore.
Con lo humor tipicamente inglese, la combinazione brillante di frasi intelligenti e spiritose, il celebre drammaturgo dà voce a un personaggio noto per la sua irreprensibilità, “Her Majesty” Elizabeth the Second, non apertamente menzionata nelle pagine del libro ma intuibile dai tanti riferimenti sparsi a partire dalla copertina.
La favola antica della monarchia fa da cornice alla trama: accidentalmente, la sovrana s’imbatte nella biblioteca circolante parcheggiata davanti alle cucine del suo palazzo, scoprendo un inconfessabile piacere. Da quel giorno avrebbe divorato un libro dopo l’altro “a velocità sbalorditiva”, trasformando un hobby inappropriato per il suo ruolo, poiché implicherebbe una “predilezione” – da scongiurare per il suo mandato -, in una “smania”, in un morbo di cui diventa l’untore, sortendo però non il contagio, ma l’imbarazzo, se non l’avversione, in chi la circonda, suddito o presidente, duca consorte o primo ministro.
La lettura la impegnerà al punto da infrangere il protocollo, trascurare impegni e abitudini quotidiane, diventando “ingestibile” per il suo staff di attendenti, suscitando “dicerie” varie sulla sua “stravaganza di comportamento”. Addirittura, si sarebbe insinuato a corte il sospetto di una possibile demenza senile.
In realtà, Sua Altezza Reale “non era mai stata così padrona delle sue facoltà”; forse, attraverso la letteratura, stava solamente sviluppando una diversa coscienza. «È possibile che io mi stia trasformando in un essere umano. - avrebbe appuntato in uno dei suoi taccuini - Non sono convinta che si tratti di un cambiamento auspicabile».
La lettura si sarebbe rivelata ai suoi occhi “un muscolo”, che anche una “tardodiscente” come lei avrebbe potuto allenare, recuperando “il tempo perduto”.
Il passaggio dalla lettura alla scrittura è breve, soprattutto per “una donna d’azione”: «scrivere per lei era agire, e agire era il suo dovere».
Fanno sorridere i trucchi studiati di volta in volta per abbandonarsi alla segreta passione: «Era diventata piuttosto brava a leggere e salutare contemporaneamente» - in una girandola di gag fino al coupe de theatre finale.
«Chi mai può essere al di sopra della letteratura?»
Anche una testa coronata ha i suoi limiti, sembra suggerirci in ultima istanza Alan Bennett. In risposta, la sovrana lettrice, stringe la borsa e sorride. God Save the Queen!
«La letteratura, pensò, è un commonwealth; le lettere sono una repubblica. In realtà quell’espressione, la repubblica delle lettere, l’aveva già sentita nei discorsi dei rettori, alle lauree ad honorem e simili, senza aver mai capito bene cosa significasse. All’epoca aveva ritenuto leggermente offensivo qualsiasi riferimento a una qualunque repubblica; se poi il riferimento avveniva in sua presenza, come minimo lo considerava una mancanza di tatto. Solo adesso afferrava il senso di quell’espressione. I libri non sono per nulla ossequiosi. Tutti i lettori sono uguali, e questo le risvegliò un ricordo di quand’era bambina».
Domenico Carelli