Chiesa e Società

La solitudine degli anziani al tempo del Covid-19

Al tempo della pandemia  gli anziani  pagano  il prezzo più alto al Covid – 19 subendo   la solitudine , chiusi nellle loro case   terrorizzati dalla paura di essere contagiati e di ammalarsi tra l’indifferenza  generale. La  situazione, piuttosto triste  e amara, è ormai   diventata una realtà comune a tante persone anziane che si rivolgono alla chiesa per cercare un po’ di serenità e  allontanare da sé l’ angoscia, la  solitudine e la paura che le affligge.

 Luigi, uno dei tanti anziani che vive in un paese del Nord Italia, ha inviato una breve lettera a don Pino Latelli, parroco in solido del Carmine di Lamezia Terme, confidandogli ciò che sta accadendo alla sua vita e alla sua famiglia nella speranza di ricevere parole di conforto e speranza.

«Rev.mo Don Pino, sono Luigi, uno dei tanti anziani che vive in un paese del nord Italia. Le voglio confidare che la mia vita, dalla perdita della mia cara moglie avvenuta prima della pandemia, è realmente cambiata. Vivo ormai da solo chiuso in casa e i miei figli con tutti i miei parenti a causa delle leggi restrittive, della paura del contagio e dei loro mille impegni, raramente trovano il tempo per venire a farmi una visita. Ringrazio il Signore che c’è qualcuno che mi fa la spesa e, a debita distanza, almeno per pochi minuti, mi dedica un pò di tempo. Non le nascondo che ogni tanto ho crisi di pianto e desidero la morte. Avrei tanto bisogno di qualcuno che si potesse prendere cura di me e, almeno, mi facesse un pò di compagnia, si interessasse di me. L’unica mia compagnia è la preghiera, prego anche di notte! Grazie per avermi ascoltato».

«Caro Luigi, - risponde prontamente Don Pino Latelli, parroco in solido del Carmine di Lamezia Terme – la tristezza e l’amarezza contenute nella tua lettera, sono diventate una realtà comune a tanti che stanno vivendo la tua stessa esperienza di solitudine e di paura.

Sono convinto che Papa Francesco pensava alla situazione che mi hai descritto e tante situazioni simili quando all’Angelus di domenica 29 giugno 2020 diceva: “Donare la vita. La cosa più importante è fare della vita un dono e questo vale per tutti. I genitori verso i figli e i figli verso i genitori anziani. E mi viene in mente: tanti anziani che sono lasciati soli dalla famiglia, e mi permetto di dire, come se fossero materiale di scarto. E questo è un dramma e un grande male dei nostri tempi: la solitudine degli anziani, in cui la vita dei figli e dei nipoti non si fa dono per loro”.

Gli anziani, - fa notare il sacerdote facendo eco alle parole del Pontefice – al tempo della pandemia,  rischiano di rimanere vivi ma di essere «morti dentro» a causa dell’indifferenza. Tanti anziani sono soli, chiusi in casa, ammalati di paura, terrorizzati dalle notizie di tanti morti e dalla paura che il virus li possa contagiare.

Sono convinto che – sostiene don Pino - una comunità incapace di amare, di aiutare, di portare rispetto e di apprezzare gli anziani, è una società malata dove impera l’individualismo, l’indifferenza e l’edonismo che portano la stessa società a emarginare l’anziano, considerato un peso da scaricare al più presto e una persona “inutile” perché non produce e non è efficiente.

La cura ce l’ha proposta Papa Francesco nella sua ultima enciclica “Fratelli tutti” quando afferma che è “la fraternità, che non solo ci spinge a uscire dall’individualismo e dall’egoismo, ma dà senso e pienezza alla vita umana”.

Sulla stessa scia di Papa Francesco si pone il Vescovo di Lamezia Terme Monsignor Giuseppe Schillaci che in una lettera inviata lo scorso anno ai fedeli, a chi è in prima linea in questa situazione difficile della pandemia e agli anziani, ha detto: “Il mio pensiero va anche agli anziani ai quali voglio dire che tutto quello che stiamo facendo lo stiamo facendo per proteggerli e per proteggere chi in questo momento è più vulnerabile. A volte voler bene all’altro significa tutelarlo, rispettarlo, proteggerlo. Attenzione agli altri avere una maggiore attenzione per gli altri, per i più deboli. L’amore al tempo del coronavirus significa l’attenzione nei confronti di coloro che non hanno nessun titolo. Il mio augurio è che questa sia Quaresima del cuore in cui ciascuno dilati il proprio cuore”.

Anche la Chiesa italiana, nel condividere la situazione di disagio e di sofferenza che le persone più fragili state attraversando a causa del diffondersi del “coronavirus, sta vivendo questi mesi di pandemia nella fede del Signore Risorto, nella carità verso le categorie più deboli della società con gesti di solidarietà, di prossimità e vicinanza che stanno contribuendo ad edificare una comunità più umana e solidale.

Mi auguro, caro Luigi, che nessuno possa considerarvi inutili perché non siete efficienti, ma d’ora in poi siate considerati come un’autentica ricchezza della comunità, guida sicura delle future generazioni.

La comunità deve essere, infatti, grata a voi – conclude don Pino - che siete portatori di valori autentici quali l’amore e la dedizione alla famiglia, il forte senso religioso la sapienza, il lavoro, il senso dell’ospitalità, l’educazione verso i figli».

Lina Latelli Nucifero

Don Pino Latelli

La solitudine degli anziani al tempo del Covid-19

Al tempo della pandemia  gli anziani  pagano  il prezzo più alto al Covid – 19 subendo   la solitudine , chiusi nellle loro case   terrorizzati dalla paura di essere contagiati e di ammalarsi tra l’indifferenza  generale. La  situazione, piuttosto triste  e amara, è ormai   diventata una realtà comune a tante persone anziane che si rivolgono alla chiesa per cercare un po’ di serenità e  allontanare da sé l’ angoscia, la  solitudine e la paura che le affligge.

 Luigi, uno dei tanti anziani che vive in un paese del Nord Italia, ha inviato una breve lettera a don Pino Latelli, parroco in solido del Carmine di Lamezia Terme, confidandogli ciò che sta accadendo alla sua vita e alla sua famiglia nella speranza di ricevere parole di conforto e speranza.

«Rev.mo Don Pino, sono Luigi, uno dei tanti anziani che vive in un paese del nord Italia. Le voglio confidare che la mia vita, dalla perdita della mia cara moglie avvenuta prima della pandemia, è realmente cambiata. Vivo ormai da solo chiuso in casa e i miei figli con tutti i miei parenti a causa delle leggi restrittive, della paura del contagio e dei loro mille impegni, raramente trovano il tempo per venire a farmi una visita. Ringrazio il Signore che c’è qualcuno che mi fa la spesa e, a debita distanza, almeno per pochi minuti, mi dedica un pò di tempo. Non le nascondo che ogni tanto ho crisi di pianto e desidero la morte. Avrei tanto bisogno di qualcuno che si potesse prendere cura di me e, almeno, mi facesse un pò di compagnia, si interessasse di me. L’unica mia compagnia è la preghiera, prego anche di notte! Grazie per avermi ascoltato».

«Caro Luigi, - risponde prontamente Don Pino Latelli, parroco in solido del Carmine di Lamezia Terme – la tristezza e l’amarezza contenute nella tua lettera, sono diventate una realtà comune a tanti che stanno vivendo la tua stessa esperienza di solitudine e di paura.

Sono convinto che Papa Francesco pensava alla situazione che mi hai descritto e tante situazioni simili quando all’Angelus di domenica 29 giugno 2020 diceva: “Donare la vita. La cosa più importante è fare della vita un dono e questo vale per tutti. I genitori verso i figli e i figli verso i genitori anziani. E mi viene in mente: tanti anziani che sono lasciati soli dalla famiglia, e mi permetto di dire, come se fossero materiale di scarto. E questo è un dramma e un grande male dei nostri tempi: la solitudine degli anziani, in cui la vita dei figli e dei nipoti non si fa dono per loro”.

Gli anziani, - fa notare il sacerdote facendo eco alle parole del Pontefice – al tempo della pandemia,  rischiano di rimanere vivi ma di essere «morti dentro» a causa dell’indifferenza. Tanti anziani sono soli, chiusi in casa, ammalati di paura, terrorizzati dalle notizie di tanti morti e dalla paura che il virus li possa contagiare.

Sono convinto che – sostiene don Pino - una comunità incapace di amare, di aiutare, di portare rispetto e di apprezzare gli anziani, è una società malata dove impera l’individualismo, l’indifferenza e l’edonismo che portano la stessa società a emarginare l’anziano, considerato un peso da scaricare al più presto e una persona “inutile” perché non produce e non è efficiente.

La cura ce l’ha proposta Papa Francesco nella sua ultima enciclica “Fratelli tutti” quando afferma che è “la fraternità, che non solo ci spinge a uscire dall’individualismo e dall’egoismo, ma dà senso e pienezza alla vita umana”.

Sulla stessa scia di Papa Francesco si pone il Vescovo di Lamezia Terme Monsignor Giuseppe Schillaci che in una lettera inviata lo scorso anno ai fedeli, a chi è in prima linea in questa situazione difficile della pandemia e agli anziani, ha detto: “Il mio pensiero va anche agli anziani ai quali voglio dire che tutto quello che stiamo facendo lo stiamo facendo per proteggerli e per proteggere chi in questo momento è più vulnerabile. A volte voler bene all’altro significa tutelarlo, rispettarlo, proteggerlo. Attenzione agli altri avere una maggiore attenzione per gli altri, per i più deboli. L’amore al tempo del coronavirus significa l’attenzione nei confronti di coloro che non hanno nessun titolo. Il mio augurio è che questa sia Quaresima del cuore in cui ciascuno dilati il proprio cuore”.

Anche la Chiesa italiana, nel condividere la situazione di disagio e di sofferenza che le persone più fragili state attraversando a causa del diffondersi del “coronavirus, sta vivendo questi mesi di pandemia nella fede del Signore Risorto, nella carità verso le categorie più deboli della società con gesti di solidarietà, di prossimità e vicinanza che stanno contribuendo ad edificare una comunità più umana e solidale.

Mi auguro, caro Luigi, che nessuno possa considerarvi inutili perché non siete efficienti, ma d’ora in poi siate considerati come un’autentica ricchezza della comunità, guida sicura delle future generazioni.

La comunità deve essere, infatti, grata a voi – conclude don Pino - che siete portatori di valori autentici quali l’amore e la dedizione alla famiglia, il forte senso religioso la sapienza, il lavoro, il senso dell’ospitalità, l’educazione verso i figli».

Lina Latelli Nucifero

Don Pino Latelli